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Messina – CGIL, CISL e UIL insieme in corteo


 

“Non vogliamo pagare per colpa di altri, siamo qui e vogliamo capire chi sono i colpevoli. Vergogna! Vogliamo solo pane e lavoro e non ci rassegniamo. Il sindacato è con i lavoratori e con la città”.

Non fanno una piega le parole con cui Clara Crocè, segretaria provinciale Funzione Pubblica CGIL, ha introdotto gli interventi finali dei segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, in piazza Unione Europea, alla fine del corteo di ieri mattina, a Messina.

E non è un caso che l’esponente sindacale indossasse una maglietta con Mafalda che urla “Basta!”, poiché ne ha tutte le ragioni: Messina, con i suoi settori produttivi, sta vivendo la crisi più dura dal dopoguerra ad oggi.

“Siamo almeno in ottomila” fa sapere Lillo Oceano, segretario della CGIL, cifra confermata anche da qualche altro esponente sindacale, quantunque i manifestanti sembrassero un po’ di meno. Ma al di là dei numeri, si deve parlare di una manifestazione molto partecipata, con un corteo che ha “invaso” e colorato il centro cittadino, partendo da piazza Cairoli, salendo per via Tommaso Cannizzaro e proseguendo per corso Cavour, con raduno conclusivo in piazza Unione Europea per i comizi finali, che si sono tenuti dal singolare “palco” del monumento ai caduti.

I tre sindacali confederali, stringendosi compatti intorno alla città dolente, hanno così radunato i rappresentanti di tutti i settori e le categorie del settore pubblico e privato, nonché delle “partecipate”, di partiti politici e di associazioni, per manifestare la propria indignazione verso quegli amministratori che hanno portato il Comune di Messina sull’orlo del dissesto economico, con conseguente crisi sociale, lanciando in tal senso proposte di “rinascita” da questa condizione drammatica.

Si tratta di un fallimento a tutto campo da cui è difficile venirne fuori, dove l’esempio del ritardo di due mesi registrato persino nell’erogazione degli stipendi ai Vigili Urbani la dice lunga sulla gravità della situazione il cui “effetto domino” sta affliggendo interi settori cittadini.

C’erano gli operatori dei servizi pubblici, le cooperative sociali, quelli dell’assistenza agli anziani e ai disabili, come la Teseos, della sanità, come la Santa Rita, Il Giardino sui Laghi e l’IPAB – Collereale, della scuola, del Teatro, dei trasporti, assieme a quelli che la “malapolitica” cittadina l’hanno pagata da dipendenti di imprese private che avanzano crediti con la Pubblica Amministrazione, o che a causa di strategie errate o addirittura assenti, per colpa di chi ha amministrato, oggi rischiano il posto di lavoro, sempre che non l’abbiano già perso.

Giusto per fare un esempio, a poche settimane dalla scadenza della cassa integrazione in deroga, hanno sfilato con la speranza di un “futuro” gli operai della Triscele, Gruppo Faranda, ex Birra Messina, azienda simbolo della crisi occupazionale messinese.

Al raduno di piazza Unione Europea il primo ad intervenire è stato Costantino Amato, segretario provinciale UIL, che ha così esordito: “Il dramma che si è abbattuto su questa città ha bisogno di un impegno straordinario e di una risposta corale, senza colori né appartenenze”. Poi, come capita ormai di frequente, sono i numeri, impietosi e incontrovertibili, a fare riflettere: “La provincia di Messina, grazie ad uno stillicidio quotidiano di licenziamenti, è chiamata a registrare il dato drammatico di ben tredicimila disoccupati in quattro anni. Non si salva nessun comparto, dalla cantieristica al tessile, all’edilizia, alle partecipate, ai servizi sociali etc.” ha detto Amato. Lo stesso ha poi avvertito sui rischi che ne conseguono: “La crisi economica e finanziaria sta diventando una crisi sociale, perché nel momento in cui registriamo dati così drammatici, è in serio pericolo la coesione sociale”.

Fa riferimento, poi, al prosciugamento delle casse comunali: “I cittadini devono sapere come stanno le cose, ma non sui bilanci che vengono presentati, bensì sulla reale situazione di questa macchina amministrativa. In questi giorni si paventa l’ipotesi di dissesto finanziario, questa sarebbe una iattura per questa città e lo dobbiamo evitare”. Spiega, quindi, qual è il danno sociale causato da questa situazione: “Si chiede di pagare i tributi ad un lavoratore disoccupato, ad un cassintegrato, o ad un’operatrice delle cooperative, quando invece sarebbe giusto che questi soggetti venissero esentati. I soldi vanno recuperati dall’evasione e dall’elusione fiscale”. Amato passa, infine, alla difesa di un settore cittadino di cui si parla tanto: “Smettiamola di additare i lavoratori delle ‘partecipate’ come i responsabili dello sfascio. Quelli sono altri e vanno cercati altrove”.

Tonino Genovese, segretario provinciale CISL, ha iniziato con qualche ricordo: “In questa piazza, fino a qualche giorno fa, non si poteva neppure manifestare per poter esprimere rabbia e dissenso, proposte e prospettive. Anni di scelte sbagliate – prosegue Genovese – hanno drogato la nostra terra, con il controllo del bisogno ed il ricorso alla spesa pubblica si è consentito di diversificare le fabbriche, le aziende, i cantieri. Si sono illusi migliaia di giovani con la speranza del posto pubblico e migliaia di precari ancora oggi non hanno soluzioni e rischiano di vanificare il loro lavoro e la loro vita. Questa piazza, oggi, esige verità.”

Accenna, poi, ai comportamenti di chi ci ha amministrato più dall’alto: “Le mazzate coi tagli dei governi Berlusconi e Monti e la dissennata gestione della Regione hanno inferto ferite letali a un territorio debole come il nostro, e abbiamo la certezza che ancora non è finita. Messina deve diventare un problema regionale e nazionale”. Alquanto singolare, da parte del segretario CISL, è stata la scelta dei due personaggi da cui prendere esempio, sulla scorta di loro enunciazioni: San Francesco e Giovanni Falcone.

Di grande effetto, infine, sono stati gli aggettivi trovati da Genovese nell’esempio su cosa fare e da chi guardarsi per il prossimo futuro: “Dobbiamo abbandonare e lasciare fuori dalle nostre case e dai nostri palazzi coloro che fino ad oggi hanno gestito la cosa pubblica da padroni, da padrini e da predoni”.

Lillo Oceano, segretario CGIL, che ha chiuso la manifestazione, spiega subito il perché dell’iniziativa comune con le altre due sigle: “CGIL, CISL e UIL compiono, oggi, un gesto di responsabilità, offrendo a questa città una speranza per l’uscita da questa crisi assieme all’opportunità di non restarne impantanati”. E cerca di sfogliare un po’ il libro dei sogni: “Vogliamo un trasporto pubblico efficiente nella città e tra essa e la provincia, così come nello Stretto e con gli aeroporti di Reggio e Catania, una logistica moderna, organizzata ed efficiente per restituire a Messina il vecchio ruolo di porta della Sicilia. Servono poi – prosegue Oceano – i servizi sociali, che sono quelli che assicurano la coesione, la solidarietà e l’uguaglianza tra le persone; la tutela dell’ambiente, del territorio ed il risparmio energetico”. E qui tira in ballo il fatto che a Messina, a fronte di bollette onerosissime, non si sia ancora provveduto ad installare neppure un pannello solare su edifici pubblici come, ad esempio, le scuole. “Per riorganizzare tutto ciò – prosegue Oceano – occorre però rimettere i conti a posto con un’operazione di verità e trasparenza senza imbrogliare i bilanci. Siamo qui per chiedere che venga evitato il fallimento, ma il baratro si evita solo con misure serie, senza artifizi, ma con la trasparenza e la verità sui conti, eliminando sprechi e clientele, e smettendola con le bugie che ci dicono da sempre”. E conclude: “Ancora una volta il lavoro carica sulle proprie spalle la responsabilità della rinascita, del risanamento, del rilancio di tutta la collettività”.

I sindacati, si sa, sono generalmente portavoce delle istanze sociali, delle difficoltà delle persone nella loro quotidianità, per la tutela dei diritti di ciascuno, ma a Messina c’è anche un’altra realtà, nella quale si lavora dal basso nel tessuto sociale e politico per dare forza a certe idee che supportano istanze collettive fondate sull’uguaglianza, sulla difesa del lavoro, dello stato sociale e del bene comune. A protestare in corteo, ieri, c’erano anche loro: gli attivisti del Cantiere per l’Alternativa Comune, che hanno diffuso volantini per informare e sensibilizzare sullo sciopero europeo in programma mercoledì prossimo, 14 novembre, con partenza alle 9.00 da piazza Antonello.

Qui, il target della protesta si alza decisamente: “Contro Marchionne e Monti in Italia, contro speculatori e banche in Europa”.

Corrado Speziale

 

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