Con la visita guidata al Forte San Salvatore, è stata condotta a termine la serie di iniziative di Italia Nostra – Messina, finalizzata a riportare l’attenzione sulla storia ed il destino della zona falcata, importante tema cittadino troppe volte trascurato, se non addirittura dimenticato.
Un apporto determinante è stato fornito anche dalla Lega Navale di Messina che ha messo a disposizione il pulmino che ha fatto da navetta all’interno dell’area verso la storica struttura, posta all’estremità della “falce”, che ha come terminale la Madonnina.
Tutta l’area, a seguito della dismissione del Comando della Marina, si trova adesso in stato di semi-abbandono e soltanto pochi vetusti manufatti miliari trovano ancora utilità.
Le orecchie dei visitatori sono tutte rivolte alle spiegazioni dettagliate ed appassionate fornite dalla prof.ssa Prestianni, mentre agli occhi si svela pian piano l’imponente architettura di quella fortezza storica voluta dall’imperatore Carlo V, che fece realizzare intorno al 1540, su progetto dell’ingegnere Antonio Ferramolino, coadiuvato dal matematico messinese Francesco Maurolico.
I visitatori apprezzano ciò che è visibile e percorribile dentro la fortezza, dalla forma semicircolare, sia negli spazi interni che esterni. Ma è altrettanto importante immaginare ciò di cui rimane molto poco, come la Torre S. Anna, struttura militare della primissima ora, o nulla, come il monastero basiliano, antecedente al 1121, fatto edificare da Ruggero II d’Altavilla.
Lungo il percorso coperto, dentro il Forte, si attraversano sale che furono depositi e polveriere, adesso pronte ad ospitare mostre e convegni, mentre altre sono adibite ad esposizioni temporanee o permanenti di cimeli della Marina e a cartellonistica esplicativa della storia e dell’architettura del luogo.
Lassù, in cima, a sovrastare le antiche postazioni da fuoco, svetta la statua della Madonna della Lettera che osserva e benedice Messina, realizzata nel 1934 dallo scultore Tore Calabrò ed inaugurata, a suo tempo, da Papa Pio XII.
Ruotando l’osservazione di 180 gradi è ancora peggio, perché la Falce soffre una condizione di evidente degrado, ma in compenso lascia aperta la porta alla speranza di vederla quanto prima rinascere a nuova vita, “restituita” alla città ed ai suoi abitanti.
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