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MESSINA – Corteo per il diritto all’abitare, sabato 19 Dicembre

La questione abitativa e la crisi degli alloggi a Messina e in tutta Italia sta mettendo a nudo un processo sempre più inesorabile di sradicamento sociale che, nei suoi esiti più estremi, conduce alla negazione dei diritti di cittadinanza tradizionalmente concepiti all’interno del quadro dello stato-nazione.
Con il Piano Casa dell’allora ministro Lupi si è stabilito, attraverso la legge dello Stato, la persecuzione dei poveri, di chi ha perso il lavoro e non ha più i soldi per sfamare la sua famiglia.L’art. 5 del Piano Casa stabilisce che «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi […]; gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge».
L’esito di questa norma è la discriminazione di numerose persone che a causa della crisi economica, della mancanza di lavoro e di forme alternative di reddito, sono state costrette a occupare un immobile per evitare di rimanere con i/le propri/e figli/e in mezzo ad una strada. Questa discriminazione va di pari passo alla criminalizzazione della povertà compiuta congiuntamente dalle forze di polizia e da pezzi della stampa messinese, come dimostra l’ultimo articolo della Gazzetta del Sud in cui si parla di indagini dei carabinieri che, ricorrendo a fonti “confidenziali ma attendibili” (cioè una lettera anonima dal contenuto infamante), accusano gli occupanti della Foscolo di affittare illegalmente le stanze della ex scuola e di speculare sulla povertà. Accuse false che vengono gettate in pasto ad un’opinione pubblica sempre più incarognita e pesantemente condizionata dalla paura generata ad arte dai politici, anche grazie al contributo decisivo che apporta il terrorismo che, in quanto pericolo “invisibile”, giustifica la sospensione dei diritti fondamentali, la repressione delle lotte sociali e la criminalizzazione dei poveri, la produzione e la vendita di armi, e il taglio Un meccanismo che, invece di arrestarlo, alimenta il circolo vizioso del terrorismo e dell’odio razziale e spingendo l’intera Europa dentro una guerra senza fine.
In questo clima si assiste ad una vera e propria negazione dei diritti di cittadinanza, che non colpisce solo i profughi o i rifugiati, e che costringe sempre più cittadini della “civile” Europa a vivere in semi-clandestinità, come se non fossero più parte della comunità. Negando la possibilità di avere gli allacci delle utenze (come acqua e luce) e senza la possibilità di ottenere, tramite la residenza, i vari diritti (come la scuola e la sanità), il Piano casa di Renzi è una legge anticostituzionale e classista che va combattuta da tutti quei soggetti sociali che ne sono aggrediti e da coloro i quali sono solidali con la battaglia degli ultimi, investendo direttamente i decisori locali che, in varie forme, hanno la responsabilità di dare risposte concrete ai poveri anche opponendosi alle decisioni governative che impediscono il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali.
Se l’amministrazione Accorinti, nata sotto lo slogan “Cambiamo Messina dal Basso” e con il programma che consegnava centralità politica agli ultimi, vuole davvero dare una risposta ai poveri e lottare per i loro “diritti”, contro ogni genere di “favore” clientelare e mafioso (a cui le persone andrebbero incontro in assenza di una lotta politica che li includa al suo interno), deve ascoltare la voce e le richieste degli ultimi e cercare, nell’ambito delle sue possibilità (e anche oltre se necessario) le soluzioni a misura della sfida da affrontare. Noi chiediamo che l’amministrazione dichiari ufficialmente che esiste un’emergenza abitativa in città che non può più essere gestita con gli attuali strumenti a disposizione. Dichiarare lo stato di emergenza abitativa non è solo un atto formale, ma politico. Significa comunicare al governo che non si è più disposti ad affrontare la crisi nel modo in cui il governo vuole che si agisca, cioè lottando contro i poveri e non contro la povertà. Significa iniziare un percorso con i cittadini, e con gli ultimi, per la ridefinizione delle politiche abitative e urbanistiche pubbliche e private, verso la riqualificazione e il consumo di suolo zero, attraverso progetti di autorecupero e di inclusione sociale; significa avere la volontà di redistribuire non solo la ricchezza ma gli spazi vitali alla città.
Seguendo l’esempio del sindaco di Bologna (che ha contestato formalmente il Piano Casa, riallacciando le utenze alle famiglie che hanno occupato nella sua città), Accorinti, a partire dagli immobili di proprietà del comune attualmente occupati per scopo abitativo (come la Scuola Ugo Foscolo, la Scuola Paradiso e l’Asilo di S. Lucia Sopra Contesse), deve trovare una soluzione che riconosca la legittimità e la funzione sociale degli spazi occupati da famiglie indigenti, proteggendoli da azioni di sgombero e di criminalizzazione, attraverso due atti fondamentali: l’attribuzione della residenza (con la formula della “residenza fittizia”) agli occupanti e la riattivazione delle utenze ( con le bollette a carico delle famiglie e non dell’ente), per tutto il periodo di emergenza e fino a quando non si trovi una soluzione definitiva. L’alternativa, infatti, è, e non può non essere, quella della soluzione giudiziaria, della repressione, della criminalizzazione dei poveri e degli sgomberi, che non faranno altro che aumentare la tensione sociale e creare disturbi e problemi all’ordine pubblico (a cui le istituzioni, soprattutto di questi tempi, sono fin troppo interessate, come dimostra lo scandalo dello sgombero del Liceo La Farina).

Parteciperemo con un nostro spezzone al corteo del 19 dicembre, organizzato da Unione Inquilini e dal Comitato lavoratori disoccupati con partenza alle 16.30 da piazza Antonello a Messina.

Redazione Scomunicando.it

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