E la scelta del luogo non sembra casuale, per almeno due motivi: da mesi infatti, l’aula ex Chimica è sede di una mobilitazione culturale permanente da parte degli studenti di Unime in Protesta che realizzano, con costanza e dedizione, attività culturali in controtendenza rispetto alla direzione “ufficiale” dell’Ateneo e della città; l’aula è luogo di autoformazione ma anche sede dalla quale gli studenti lanciano le proprie iniziative “politiche”, come la battaglia portata avanti per le elezioni nella scelta dei membri della commissione statuto. Un luogo emotivamente adatto a ridare fiato al movimento cittadino contro il Ponte. In secondo luogo, ripartire proprio da un’aula universitaria ha il sapore di una sfida nei confronti di Eurolink, il general contractor per la realizzazione del Ponte, che attualmente occupa su concessione dell’Ateneo, i locali destinati all’incubatore d’impresa per giovani neo-laureati della facoltà di ingegneria realizzati con fondi dell’Unione Europea nel 1998.
Da questo crogiolo in cui vengono periodicamente a contatto diverse anime culturali dell’intera città, la Rete No Ponte vuole rilanciare il movimento, proprio sulla scia delle recenti alluvioni: “
Il nubifragio che ha nuovamente messo in ginocchio l’area dello Stretto ha riproposto con violenza la improrogabilità della messa in sicurezza del territorio. Da anni ormai la battaglia contro il Ponte s’intreccia con la richiesta di protezione dal rischio idrogeologico e sismico. L’evidenza della priorità dell’una rispetto all’altro dovrebbe indurre tutta la comunità a chiudere definitivamente la storia del Mostro sullo Stretto e riconvertire le risorse ad esso destinate per la cura del territorio” – così si legge nel comunicato redatto per l’occasione. I militanti Nopontisti, invitando tutti i cittadini a partecipare all’asseblea di Sabato, aggiungono: “Sarà, quindi, necessario che i movimenti, la società civile, gli abitanti si facciano carico in prima persona di una lotta per la quale ne va del futuro di tutti noi. A fronte del rischio cui sono sottoposti quotidianamente i cittadini, oltre 500 milioni di euro sono stati spesi, secondo recenti pubblicazioni, per il Ponte sullo Stretto. Di questo fiume di denaro le popolazioni dell’area dello Stretto non si sono neanche rese conto. Questo è il Ponte: un prolungato meccanismo di sperpero di denaro pubblico”.
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