Attualita

MESSINA – Famiglie Arcobaleno in piazza. I temi e gli interventi: “Tutelare l’identità familiare del minore”

– di Corrado Speziale –   

Piazza Cairoli sabato mattina si è colorata di Famiglie Arcobaleno. Decine di associazioni, movimenti, comitati, sindacati, formazioni politiche,rappresentanti della comunità scientifica e tanti liberi cittadini, hanno aderito al sit-in al fianco delle famiglie omogenitoriali e della comunità LGBTQI+. Portati in piazza gli argomenti caldi del momento. Al centro, i diritti dei figli di genitori dello stesso sesso. L’istanza principale: il riconoscimento formale del rapporto di filiazione con entrambi i genitori, sia quello biologico, che quello intenzionale. A fare scatenare la protesta, il provvedimento del ministero dell’Interno da cui è partita la circolare dei prefetti che blocca la trascrizione dei certificati di nascita dei figli nati da coppie omogenitoriali. A tale scopo, promossa la campagna “Caro sindaco, trascrivi”, mozione di + Europa e Radicali Italiani per chiedere al Parlamento e ai sindaci di agire in tal senso.

È l’amore che crea una famiglia”, recita il motto delle Famiglie Arcobaleno, ma è pur vero che il più grande dei sentimenti e tutti i buoni propositi che lo supportano, da soli non bastano. Ci vogliono diritti e riconoscimenti. E tanto si deduce: la società è più avanti di “certa” politica. Lo dice la comunità scientifica, che attraverso organizzazioni professionali d’eccellenza, quali psicologi e antropologi, ha risposo in maniera esaustiva e inconfutabile alla ministra della famiglia Eugenia Roccella, che li aveva chiamati in causa. A tal proposito, si rilevano gli autorevoli contributi, in piazza, dello psicologo Angelo Fabio Costantino e dell’antropologo Berardino Palumbo. Lo dice il Parlamento Europeo, che attraverso il voto unanime ad un emendamento di Renew Europe alla proposta di risoluzione sullo stato di diritto dell’UE, “condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali”, ritenendo che “questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, costituendo “una violazione diretta dei diritti dei minori quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989”. Da qui, l’invito al governo italiano a “revocare immediatamente la sua decisione”. Lo dicono le norme di 13 paesi europei che hanno scelto la via della piena uguaglianza fra coppie omosessuali e coppie eterosessuali, anche riguardo alle questioni relative all’omogenitorialità. Ma soprattutto, lo dicono le famiglie Arcobaleno che in questi giorni hanno colorato le piazze italiane di istanze, rivendicazioni e soprattutto, sorrisi.

Anche Messina, come sempre, ha fatto la sua parte. Con un sit-in a piazza Cairoli, le rappresentanze della comunità cittadina sensibili ai diritti civili, si sono unite alle famiglie Arcobaleno e alla comunità LGBTQI+ a tutela dei bambini e delle bambine delle famiglie omogenitoriali. I fatti si articolano intorno ad una circolare inviata ai prefetti dal ministero dell’Interno, trasferita ai sindaci, sulla trascrizione dei certificati di nascita dei figli nati da “gestazione per altri”, sulla scorta della precedente sentenza della Corte di Cassazione. Provvedimento interpretato in maniera oltremodo restrittiva dal prefetto di Milano con drastiche ripercussioni sull’operato del sindaco Sala. Inoltre, il 14 marzo, la commissione Politiche europee del Senato ha respinto la proposta di regolamento europeo sul Certificato europeo di filiazione. Infine, pochi giorni fa, la condanna politica dell’Europarlamento verso il governo italiano. Insomma, una disputa sui diritti, tra sentenze, carenze legislative e provvedimenti di natura ideologica che innanzitutto precarizzano e indeboliscono oltremodo la condizione dei minori delle famiglie omogenitoriali.

La piazza ha restituito proteste e proposte, esperienze, testimonianze, preoccupazioni e speranze.

Maristella Bossa, esponente, insieme alla compagna Isabella, delle Famiglie Arcobaleno, “associazione nata 18 anni fa dall’impegno e dall’amore di coppie dello stesso sesso”, tiene a far sapere. E lancia subito un messaggio alla politica: “Finora, chiunque abbia avuto responsabilità di governo – dice Maristella – non è riuscito ad approvare una legge che tuteli sin dalla nascita le figlie e i figli di coppie dello stesso genere e che riconosca loro lo stesso stato giuridico e il godimento dei medesimi diritti dei figli di genitori di sesso diverso”. Il problema: “Alla nascita nascono orfani di un genitore e di un’intera linea di parentela di quel genitore che non è biologico, ma intenzionale. Nascono privati dei propri diritti essenziali che costituiscono l’identità personale. Quello principale è il riconoscimento formale del rapporto di filiazione con entrambi i genitori, sia quello biologico, che quello intenzionale. In questi anni, a porre parzialmente rimedio al vuoto legislativo, i hanno pensato la magistratura e i sindaci virtuosi di molti comuni che hanno continuato a trascrivere gli atti di nascita esteri con l’annotazione o la registrazione alla nascita della doppia genitorialità su richiesta delle famiglie”. I problemi pratici: “Per lo Stato, il genitore non biologico è un fantasma. Non può prendere serenamente il proprio figlio a scuola, ha bisogno della delega, non può scegliere trattamenti sanitari, non può accedere col proprio figlio al pronto soccorso, non può spostarsi liberamente in Europa se non con delega”. Per questo, prosegue la mamma arcobaleno, “è necessario tutelare l’identità familiare del minore, i cui diritti sono intoccabili. Non accettiamo discriminazioni soprattutto quando queste toccano i nostri figli e le nostre figlie”. 

Una presenza molto significativa è stata quella dell’assessora comunale alle Pari opportunità, Liana Cannata: “Era doveroso essere qui come istituzione e metterci la faccia, perché non è possibile che venga negato il riconoscimento di un diritto, creando situazioni di discriminazione e ingiustizia. Era importante che l’amministrazione comunale fosse presente per dire che noi ci siamo e vi supporteremo in questa battaglia”.

Rosaria e Carla, madri di una dolcissima bambina al loro fianco. “Chi ci conosce – dice Rosaria – ha grande rispetto per la nostra famiglia e per il nostro amore. Questo governo con la bocciatura del Certificato europeo di filiazione, ha allineato l’Italia ai paesi più ostili ai diritti civili, come Ungheria e Polonia”. La loro speranza: “Sentiamo il sostegno della società civile che si sta battendo affinché ai nostri figli venga riconosciuta la loro identità familiare”. Lo stato di fatto che conforta i genitori: “Bambini e bambine vivono nella cura di famiglie piene d’attenzione e di tutele che il nostro Stato non vuole garantirci. I nostri figli stanno crescendo, frequentano anche le università e sono inseriti in contesti sociali che non discriminano”.

Egle Doria, attrice, dal 2019 unita civilmente con Maria Grazia, è la referente interna di Famiglie Arcobaleno. Alla postazione era accompagnata dal sorriso di una delle due figlie. “Sono consapevoli, sanno la verità fin dall’inizio. Sanno di essere stati fortemente desiderati”, dice Egle riferendosi ai figli e alle figlie delle famiglie Arcobaleno. Cosa accomuna le coppie: “Il sogno di genitorialità, un diritto di ciascun essere umano”. La sua esperienza: “Le nostre figlie le ho partorite insieme a mia moglie. La bambina sentiva la sua voce che parlava alla mia pancia esattamente come ogni altro genitore. Insieme siamo state in Spagna dove abbiamo fatto ricorso alla fecondazione medicalmente assistita”. La preoccupazione: “In una famiglia omogenitoriale possono esserci gli stessi problemi di una famiglia eterosessuale, come un decesso, una separazione. Per questo chiediamo il riconoscimento alla nascita. Andrebbe indagato il benessere dei bambini. Il loro trauma sono i nostri politici…Gli attacchi che stiamo subendo sono aberranti. La gente è più avanti della politica. Non permetteremo che l’Italia regredisca”.

Letizia Lo Giudice, avvocata, componente dell’associazione “Luca Coscioni”, si è intrattenuta su alcuni aspetti giuridici: “Secondo la Cassazione, la gestazione per altri è contraria alla dignità della donna che mette a disposizione il proprio corpo. Questo si traduce nella contrarietà di trascrivere l’atto di nascita del minore nato in uno Stato estero. Il genitore biologico è riconosciuto come tale, ma il genitore intenzionale, nel caso, dovrà accedere all’adozione per casi particolari. Ma la Corte Costituzionale, nel 2021, ha sancito che tale adozione non garantisce a pieno il diritto del minore. er cui l’unico modo è il riconoscimento dello status di figlio. Per questo ha imposto con sentenza di colmare questo vuoto legislativo”. L’attualità: “Il 19 gennaio, il ministero dell’Interno ha diramato una circolare facendo copia incolla della sentenza della Cassazione, scrivendo ai prefetti di applicare uniformemente quanto scritto dalla Suprema Corte con riferimento ai figli nati da gestazione per altri, che siano nati da gestazione eterosessuale oppure omosessuale. Il prefetto di Milano – prosegue l’avvocata – ha deciso di strafare e ha obbligato il sindaco Sala a sospendere la trascrizione di tutti gli atti di nascita dai minori nati dalla gestazione per altri, pure dalle coppie omosessuali. Un’aberrazione scaturita da qualcosa che non aveva scritto nemmeno la Cassazione”. Da qui, la condanna del Parlamento Europeo. L’avvocata ha poi commentato le risultanze sulla mancata approvazione del Certificato europeo di filiazione.

Angelo Fabio Costantino, psicologo clinico, ex garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, ha smentito quanto dichiarato dalla ministra circa il disagio dei minori nel contesto delle famiglie omogenitoriali: “La mia comunità di riferimento si è espressa in maniera inequivocabile, diretta.  Ha detto che nessuno psicologo pensa che le famiglie omogenitoriali siano famiglie diverse e da cui guardarsi”. E dà rapida lettura di un passaggio. “La letteratura scientifica ormai consolidata – scrivono gli psicologi – evidenzia che non vi sono differenze sostanziali tra le famiglie con genitori eterosessuali e quelle con genitori omosessuali rispetto alla crescita dei figli. Gli studi longitudinali rivelano che i figli di coppie omosessuali sviluppano percorsi di vita analoghi a quelle di coppie eterosessuali. È invece accertato l’effetto nocivo dell’esposizione al pregiudizio, non tanto e non solo sull’omosessualità in sé, quanto sulla capacità delle coppie omosessuali di esprimere adeguate capacità genitoriali”.

Analogamente, Berardino Palumbo, ordinario di ordinario di Antropologia sociale dell’Università di Messina e componente del direttivo della Società Italiana di Antropologia Culturale, smentisce la ministra nella sua materia: “I campionari delle possibilità di gestire lo spazio della riproduzione o della famiglia sono enormi. C’è una variabilità inimmaginabile. La genitorialità, la famiglia, sono costruzioni sociali”. L’ideologia della ministra: “I nostri modi di concettualizzare la famiglia naturale, la parentela, ricalcano la biologia. Questa è una costruzione ideologica occidentale che è stata ben analizzata e ben smontata. Quando la ministra cita l’antropologia, intende natura. Noi intendiamo costruzione storico-politico-culturale. La nostra idea di natura sui piani della famiglia, della riproduzione, ha una storia. La natura l’abbiamo superata”.

Mirella Giuffrè, referente di AGEDO – associazione genitori di omosessuali di Reggio Calabria: “I nostri figli e i nostri nipoti vengono attaccati anziché tutelati da chi ci governa. Noi per questo gridiamo a gran voce che loro esistono, fanno parte di questo mondo e non di un mondo a parte”. L’appello ai politici: “Chiediamo ai sindaci e alle sindache di continuare a disobbedire e ad adottare l’appello delle famiglie Arcobaleno”. Il messaggio al governo: “Demonizzare il percorso della gravidanze per altri, legali e regolamentate in molti paesi del mondo, e addirittura pensare di farne un reato universale, serve solo a rendere più tortuoso il cammino per il riconoscimento dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali”. L’appello alle famiglie: “Ci vuole solo tanta pazienza. Dico ai genitori, non abbiate paura e vergogna. Il coraggio che i vostri figli hanno nel momento in cui si dichiarano deve essere supportato dall’amore che solo una famiglia può dare. Sosteniamoli e non lasciamoli soli. Saremo sempre al loro fianco”.

Salvo Bertino, del Circolo Arci “Thomas Sankara”, espone i principi costituzionali: “La nostra Carta è nata sotto l’ideale della libertà, quella di poter mettere le nostre radici laddove ci portano i nostri cuori.  La libertà di poter scegliere cosa significhi per noi la parola famiglia  e la possibilità di poterla costruire dove è meglio per noi. È grottesco – prosegue Salvo – che una minoranza di reazionari possa bloccare quei germogli di libertà e democrazia che ancora resistono nell’Unione Europea”. Politica e sentimento: “L’irripetibilità di ogni storia affettiva non può essere rinchiusa in una cornice ristretta, anaffettiva, funzionale solamente all’egemonia del pensiero politico di chi vorrebbe imporci chi amare”. Dopodiché, l’attacco al governo sui fatti recenti: “Si erge a paladino della vita, ma si gira dall’altro lato di fronte alla morte di 30 bambini naufragati nella spiaggia di Cutro”.

La conclusione è di Rosario Duca, presidente Arcigay Makwan Messina e figura storica della comunità LGBTQI+ e Stretto Pride. “Arcigay e Famiglie Arcobaleno sono la stessa famiglia. Viviamo un presente di diritti e di libertà. Quando si lotta per i diritti, si lotta per i diritti di tutti. Nel momento in cui viene negato un diritto a una persona, quel diritto è negato a tutta la società”.

Redazione Scomunicando.it

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