– di Corrado Speziale –
Il Programma innovativo in ambito urbano, piano particolareggiato previsto sotto la via La Farina tra la Stazione marittima a Gazzi, è stato respinto dal Genio civile e restituito al Dipartimento Lavori Pubblici del Comune affinché venga rielaborato. Le previsioni urbanistiche, in base a quanto prodotto sotto l’aspetto geomorfologico, e non solo, per l’Ufficio diretto da Leonardo Santoro appaiono “incompatibili con la natura dei sottosuoli, anche a causa di diverse criticità geotecniche e ambientali”. Con un diniego tassativo: “No alla realizzazione del centro servizi in ambito 1”. Tante le sovrapposizioni tecniche e procedimentali con la Variante di salvaguardia, anch’essa “stoppata” dallo stesso ufficio il 23 marzo.
Già nell’agosto dello scorso anno il Genio civile si era espresso negativamente sul trasferimento dei volumi nelle ex aree Zir e Zis, comprese nel piano particolareggiato.
Nella “girandola” urbanistica del Comune di Messina, articolata ad incastro intorno al nuovo Prg attraverso i piani in itinere, ormai è certo che qualcosa non funzioni. Dopo lo stop dello scorso 28 marzo sulla Variante di salvaguardia, già all’esame del Consiglio comunale, anche il Piau – Programma innovativo in ambito urbano che recupera e trasforma la città nella vasta area delimitata tra la Stazione marittima e Gazzi, vede la strada in salita. La norma sulla quale anche questo piano sta impattando è sempre l’art. 13 della legge 64/74, ossia l’applicazione della legge sismica agli strumenti urbanistici attraverso il parere geomorfologico espresso dal Genio civile.
Con la legge regionale 8 del 2012 l’Amministrazione comunale venne chiamata ad occuparsi del recupero delle ex aree industriali Zir e Zis, fino ad allora di competenza dell’Asi. L’obbligo era redigere un Piano integrato di recupero urbano. Tuttavia, attraverso un precedente concorso europeo, a Messina era stato commissionato il Piau – Programma innovativo in ambito urbano “Porti e Stazioni”. Adesso, sotto l’Amministrazione Accorinti, la regia dell’assessore De Cola e dell’ing. Villari nel ruolo di Rup, il piano particolareggiato è alla stesura definitiva. A progettarlo è stata una schiera di affermati professionisti, con capofila lo studio torinese dell’architetto Benedetto Camerana. Un programma “innovativo”, ad iniziare dalle cubature, potendo far “atterrare” i diritti edificatori “decollati” dalle colline, nella misura del 50 per cento, nelle zone ex Zir e Zis che insieme costituiscono due ambiti del Piau. Qui, attraverso artifici innovativi, appunto, in funzione della trasformazione dell’esistente, i volumi verrebbero tradotti in un rapporto mq realizzabile su mq disponibile. Altra novità è lo studio sulla ricerca di mercato legato alla domanda di immobili. Anche Messina sta vivendo la sua crisi del mercato, eppure sarà la “frammentazione familiare” a ridare fiato a chi nelle ex aree industriali realizzerà appartamenti con vista mare. Ma il compito non sarà semplice. E non solamente riguardo alle residenze, ma anche e soprattutto oltre. “Dall’esame delle risultanze geologiche, ambientali, archeologiche ed idrogeologiche si rappresenta che le previsioni urbanistiche contenute nel piano particolareggiato appaiono, in assenza di ulteriori efficaci elementi giustificativi di supporto, incompatibili con la natura dei sottosuoli presenti, anche a causa di diverse criticità geotecniche ed ambientali”. Così scrive il Genio civile, dopo aver fatto uno screening dettagliato su tutti i 5 ambiti del Piau, posti tra la via La Farina e il mare. Queste le previsioni del piano in sintesi: l’ambito 1, compreso tra la Stazione marittima e il Cavalcavia, dovrà assolvere a funzioni pubbliche e turistiche e comprende il centro servizi; l’ambito 2, che va fino ad oltre il torrente Zaera, ossia viale Europa, è destinato a turismo, sport e attività ricettive; il 3 è situato lungo il confine col precedente, lato monte, nel tratto T. Cannizzaro – viale Europa e prevede un mix urbano residenziale, ricettivo, direzionale e commerciale; l’ambito 4, l’ex Zis, va da viale Europa verso sud fino al torrente S. Cosimo, in proiezione, dunque, del cimitero, ed è anch’esso mix urbano residenziale; infine il 5, ex Zir, che chiude il piano fino a Gazzi, in cui è previsto un mix produttivo.
Il Piau è un programma certamente complesso e gli “incroci” e le sovrapposizioni tecniche e procedimentali con la Variante di salvaguardia sono tantissime. Il Genio civile sulla necessità di una microzonazione sismica di secondo e terzo livello si era già espresso. Su questo il Comune a inizio anno aveva prodotto una mappa contenente “considerazioni preliminari” che non ne consentono l’utilizzo in sede locale, relativamente alle singole opere. Qui, per il Genio civile, sta il primo inghippo: nel Piau, evidentemente, esistono strutture sensibili che necessitano di studi e verifiche dettagliate. Pertanto scrive: “Dovranno essere prodotte le risultanze delle verifiche tecniche dei livelli di sicurezza sismica di tutte le strutture a destinazione strategica o rilevanti ai fini di eventuale collasso, di proprietà comunale. Il tutto – prosegue – al fine di accertare picchi di pericolosità sismica in corrispondenza di tali strutture”. Il fine: mantenerle o prevederne la delocalizzazione.
Le attenzioni dell’ufficio iniziano con l’ambito 1, dov’è previsto il centro servizi. Lì, i terreni sono stati considerati dai progettisti stessi “a rischio liquefazione” e caratterizzati da “elevato inquinamento”. Dopodiché, la presenza di discariche, resti archeologici, foci torrentizie con rischio allagamento anche da onde anomale e maremoti, ne fanno un ambito davvero problematico. La soluzione dei progettisti consiste innanzitutto nel metodo per risanare il terreno, bocciato dal Genio civile: “Appare inammissibile – scrive tra l’altro l’ufficio – la previsione di un intervento di vibroflottazione per la realizzazione del centro servizi”. Sull’argomento, l’ufficio poi trova che nell’assoggettabilità alla Vas, il consulente pone contenuti che collidono con quelli degli elaborati. La sostanza: “Nell’ambito 1 – scrive il Genio civile – le previsioni urbanistiche dovranno essere radicalmente modificate. Non è possibile prevedere il centro servizi”, tra l’altro nelle vicinanze di “quattro giganteschi serbatoi di gasolio in disuso” come riporta il progetto. E quanto alle alternative, riprende una vecchia proposta del Comune: “Unico parco urbano”, cui aggiunge “parco archeologico con sistemazione a verde”. La condizione: “Produzione di tutti gli atti relativi a risultanze e conclusioni delle pregresse campagne di caratterizzazione dei terreni”. E allarga la richiesta a tutti gli areali con presenza di inquinanti.
In questo e in altri ambiti, l’ufficio regionale rileva anche che “le viabilità di accesso all’area risultano insufficienti”. In certi casi queste avvengono nell’alveo di torrenti, come Oreto e Gazzi, “inammissibili ai sensi del T.U. 523/1904”, richiamando un’altra sua vincolante competenza. Circa l’aspetto geologico e sismico esteso a tutti gli ambiti, l’ufficio diretto da Santoro, sulla caratterizzazione dei terreni e le valutazioni sismiche, contesta rispettivamente “modelli” e “considerazioni preliminari”. “Tale profilo di dettaglio progettuale non è compatibile con la tipologia di pianificazione urbanistica prodotta”, scrive per entrambi i casi. Le richieste in sintesi: “Integrazione e completamento delle indagini geognostiche volte alla completa caratterizzazione geotecnica dei terreni”. A seguire, reitera la richiesta: “Redigere studi di microzonazione sismica di 2° e 3° livello”. L’ufficio riprende anche le problematiche di carattere idraulico, chiedendo che vengano rappresentati “gli areali soggetti ad inedificabilità assoluta ai sensi del comma f art. 96 T.U. 523/1904”. Quanto agli “alvei sepolti” in ambito 5 chiede poi che siano previste “adeguate azioni di mitigazione della pericolosità sismica per l’edificato esistente e in progetto”. A seguire, i vincoli di natura ambientale: una rielaborazione con “estensione delle mappe di perimetrazione del rischio e relative misure di mitigazione all’intero areale interessato dal Piau”, è la condizione che pone. Prese in considerazione anche le previsioni rientranti nel Piano rischio alluvioni, rispetto al quale “l’intera progettazione dovrà essere rielaborata” riguardo agli “areali interessati da fiumare, torrenti e relative infrastrutture”, cui si aggiungono le “aree allagabili per risalita lungo le fiumare a seguito di onde anomale”. Pertanto, occorre la “rimodulazione del piano” con “verifica della compatibilità idraulica delle previsioni urbanistiche con i livelli di pericolosità” indicati nello stesso Piano alluvioni.
Il Piau dovrà essere adeguato anche alle prescrizioni introdotte dal Piano paesaggistico dell’Ambito 9; la sua rielaborazione dovrà essere finalizzata alla “tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico”; dovrà essere accompagnata da uno studio sulle “emergenze archeologiche esistenti” e provvista di un piano di “recupero e valorizzazione dei beni storico – architettonici” di San Raineri. Infine, un “consiglio” che fa riemergere la questione dell’incremento urbanistico nelle ex aree Zir e Zis: “A tali nuovi carichi urbanistici dovranno necessariamente corrispondere adeguate politiche di mitigazione della pericolosità sismica ed idraulica di sito anche mediante la previsione di limitazioni in altezza in funzione delle larghezze stradali e delle vie di fuga”.
La lunga lista delle indicazioni, ben 17, a culmine della relazione del Genio civile sul Piau, comprende una moltitudine di aspetti. Adesso si attendono le risposte da Palazzo Zanca e dai progettisti.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.