Ad alzare la voce questa volta sono stati gli agricoltori del Movimento dei forconi, che questa mattina hanno sfilato per Messina dopo averla raggiunta con ogni mezzo da svariate parti della Sicilia. La percorso ha avuto inizio dalla stazione centrale, proseguendo per le vie del centro cittadino finendo poi con un sit-in davanti al Municipio. Al corteo, che era formato da circa 250 unità, hanno aderito sigle anche di altre associazioni a tutela delle piccole attività, come il M.A.C. (Movimento Autonomo Comune Artigiani), a testimoniare come la crisi non coinvolge solo il settore agricolo. Tra i partecipanti spiccava la presenza di almeno una ventina di Sindaci delle provincie di Enna e Catania, ma erano presenti anche primi cittadini del messinese come nel caso di Falcone, Capizzi o Ucria. Per tutta la durata della manifestazione dal corteo si sono elevati cori di dissenso verso una classe politica, locale e nazionale, incapace di farsi interprete delle esigenze e delle problematiche di chi vede messo a rischio il proprio posto di lavoro o la propria piccola attività agricola che rischia il fallimento per il continuo aumento dei costi di produzione, dei materiali e dei macchinari. Ma soprattutto ciò che viene maggiormente rimproverato alla politica è di essere accorsa, in una situazione di crisi economica, in favore di banche o grandi imprese a scapito di piccole aziende che però spesso sono la massima fonte di lavoro nei paesi o nelle frazioni dell’entroterra siciliano. Il coordinatore del movimento dei forconi Franco Crupi punta il dito soprattutto contro la prossima finanziaria nazionale, che a suo dire peggiorerà l’attuale situazione del settore agricolo siciliano “certamente la finanziaria che è al centro della discussione politica nazionale non migliorerà la situazione-ha dichiarato Crupi- visto che non è previsto un piano serio per la situazione debitoria e la rispettiva delazione dei pagamenti, che sono uno dei motivi principali dei tagli al personale delle aziende, anzi-ha continuato Crupi- questa manovra ci mette ancora di più di essere facile preda delle multinazionali”.
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