iniziativa promossa dall’Associazione “Team Project” insieme alla Regione Siciliana (assessorato alla Famiglia e le Politiche Sociali), insieme all’Unione Europea e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Nel corso del convegno sono stati, dunque, approfonditi i contenuti, le finalità e i molteplici aspetti di rilievo del progetto, che riguarderà “l’Orientamento e l’inserimento socio-lavorativo per adulti in esecuzione penale”, per i reclusi della Casa Circondariale di Messina, dell’OPG di Barcellona PG e dell’UEPE di Messina.
Nell’arco di un periodo di 18-24 mesi verranno quindi effettuate attività di orientamento professionale, e work experience, azioni formative, in sinergia con le aziende del territorio, per l’integrazione dei detenuti.
Ai lavori introdotti e moderati da Giovanni Lucentini (presidente di Team Project), sono intervenuti il dott. Antonino Messina (presidente della Camera di Commercio di Messina), il dott. Calogero Tessitore (direttore della Casa Circondariale di Messina Gazzi), Nunziante Rosania (direttore dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto), la dott.ssa Giuseppa Carbone (direttore dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Messina), la dott.ssa Cinzia Zummo, (psicologa dell’Associazione Team Project).
La chiusura dei lavori è stata affidata al dott. Orazio Faramo, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria.
“Oggi c’è un forte sovraffollamento carcerario – ha detto il Provveditore Faramo – e sono circa 8 mila i detenuti in Sicilia.
C’è una forte carenza dell’organico di Polizia penitenziaria e quindi una carenza di organico di almeno 500 unità di personale di Polizia penitenziaria.
Ovviamente ciò ci costringe a svolgere il nostro ruolo istituzionale con qualche affanno. C’è una carenza di mezzi e di presenze umane, il chè aggrava le difficoltà gestionali”.
Eloquente uno dei dati comunicati: il carcere di Messina Gazzi dovrebbe avere una capienza di 233 detenuti, potrebbe tollerarne sino a 387 ma oggi ne conta addirittura 420.
“L’istituto di Gazzi – dichiara Calogero Tessitore – presenta un tasso di sovraffollamento particolarmente consistente. Al momento abbiamo delle presenze che oscillano attorno alle 400 unità e, per altro, registriamo la chiusura di un grosso reparto detentivo, che da solo ha
ospitato anche 200 detenuti.
L’Amministrazione Penitenziaria sta cercando in tutti i modi di porre adeguato rimedio.
E’ già stata stipulato un contratto per il recupero e la ristrutturazione di quel suddetto reparto detentivo. Intanto, è entrata in vigore la norma 199 del 26/11/2010 che darà modo di far uscire a livello nazionale circa 7 mila detenuti.
A Messina i dati in nostro possesso vedrebbero 29 detenuti beneficiari di questa misura. Nonostante il sovraffollamento, nel complesso, il 60% di detenuti a Gazzi, sarà impegnato in attività di recupero sociale, a riprova del nostro assoluto impegno per il rispetto dell’aspetto umano e a sostegno del reinserimento nella società stessa”.
“Le misure alternative al carcere – spiega la dott.ssa Carbone – se valorizzate, potrebbero costituire una risposta al sovraffolamento.
E’ importante il concetto di differenziazione della sanzione penale. Va sperimentato il comportamento dei detenuti, e non solo in carcere anche sul territorio, sperimentando ciò in modo oculato e graduale”.
“Siamo di fronte a una situazione critica che va affrontata a più livelli – afferma Rosania – e questo mondo viene spesso emarginato. Ci sono persone che hanno diritto ad un’altra chance.
I progetti di formazione e studio, e di carattere lavorativo, intendono perseguire questi risultati riabilitativi. I soggetti malati vanno curati”.
L’Ufficio stampa
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