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MESSINA – Il suono della “Kora” ed una magica luna chiudono l’Horcynus Festival 2009

di  Corrado Speziale

Si è conclusa, con un finale molto suggestivo e pieno di contenuti etici ed artistici, la VII edizione dell’Horcynus Festival, tenutosi a Capo Peloro, nel Parco Letterario Horcynus Orca, iniziato lo scorso 25 Agosto ed organizzata e vissuta come sempre all’insegna del dialogo multiculturale tra i popoli che abitano le diverse sponde del Mediterraneo.

A rendere ancor più affascinante lo splendido scenario di Capo Peloro, una splendida luna crescente che ha fatto capolino tra il pilone e la lanterna, affacciandosi sul cortile della Torre degli inglesi, teatro della manifestazione. 
Protagonista della serata il musicista senegalese Jalì Diabatè, suonatore di “Kora”, caratteristico e singolare strumento a corde, tipico dell’Africa occidentale sub-sahariana, al quale l’artista vi si è dedicato per destinazione del proprio “griot”, ovvero dello strato di “casta”, composto da artisti, musicisti e cultori vari, come poeti e cantori, deputati a conservare e tramandare la tradizione orale dei propri antenati, a cui appartiene la sua famiglia da innumerevoli generazioni.
Diabatè, ha intrattenuto il pubblico presente con l’atteggiamento proprio di chi, possedendo il prezioso dono della cultura e dell’arte della propria terra d’origine, intende diffondere e trasferire tutto ciò a gente di altre etnie ed estrazioni culturali, al fine di creare quelle “commistioni” indispensabili alla crescita della tolleranza e fratellanza tra i popoli. Ha alternato, infatti, alle sue melodiche composizioni ed interpretazioni proposte con le sue due “Kora”, momenti di dialogo e commenti sul significato dei vari brani, offrendo così ai presenti la possibilità di condividerne finalità e significato.
L’Horcynus Festival 2009 chiude dunque il sipario, dopo aver proposto un notevole numero di eventi che hanno spaziato, come sempre, dal cinema, alla musica, al teatro ed alle arti visive, attraverso le più svariate forme di rappresentazione.
Come le altre edizioni, anche quella appena conclusa ha avuto come evento principale l’assegnazione del premio Horcynus Orca, che prende il nome proprio dal capolavoro dello scrittore messinese Stefano D’Arrigo, avvenuta venerdì scorso, consegnato alla memoria del viceministro della cultura iracheno Kamel Shiyaa, assassinato lo scorso anno a Bagdad.
I fiori all’occhiello per la cinematografia sono stati, come previsto, la rassegna “Mare di cinema arabo”, che ha visto anche quest’anno la presenza nella struttura di Capo Peloro di addetti ai lavori e giornalisti di cultura araba, curato da Erfan Rashid, e quella di cinema internazionale, “Arcipelaghi della visione”, curata da Franco Jannuzzi.
Ed anche nella serata conclusiva, come da programma, non sono mancate le proiezioni. Prima e dopo l’esibizione del suonatore senegalese, proiettati, rispettivamente, “I quattrocento colpi” di Francois Truffaut e “The Blair Witch Project” dei registi Myrick e Sanchez.

Foto: Corrado Speziale

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