Venerdì 20 novembre, al “Bibidi Bibidi Park” in Via Bonino (complesso Sita), a Messina, dalle 9.30, la premiazione del Concorso
IV edizione del concorso “Un Arcobaleno di Diritti” in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia. Dopo la sentita partecipazione alle scorse edizioni del Concorso di disegno e fotografia, anche venerdì 20 novembre l’Osservatorio dei minori “Lucia Natoli” di Messina ha invitato gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado degli Istituti Comprensivi a confrontarsi su questi temi in modo creativo e divertente. Per la premiazione, l’appuntamento è venerdì 20 novembre, al “Bibidi Bibidi Park” in Via Bonino (complesso Sita), dalle ore 9,30 di mattina.
Afferma Saro Visicaro, presidente dell’Osservatorio “Lucia Natoli” di Messina: “Il tema di questa quarta edizione è la cittadinanza. In particolare, abbiamo invitato gli alunni a riflettere sul superamento del concetto di nazionalità e al legame tra cittadinanza e partecipazione attiva alla vita sociale, culturale economica e democratica di ogni Paese, che deve garantire stesse opportunità a tutti i suoi cittadini. Quest’anno la giuria è composta da Maria Palella (presidente), direttrice dell’USSM (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni) di Messina, dal pittore Stello Quartarone, dalla creativa Flavia Gugliandolo e dal professore Benito Corrao”.
“La partecipazione attiva degli alunni, in quanto cittadini e soggetti di diritti, assicura loro la possibilità di poter esprimere liberamente i propri pensieri su tutte le questioni che li riguardano, facendo in modo che vengano prese in considerazione dagli adulti (famiglia, pubblica amministrazione, scuola). Per l’edizione 2015 – continua Visicaro – abbiamo pensato di porre attenzione al diritto di identità dei minori: ogni bambino ha diritto ad avere una nazionalità, una sua identità, un nome, una nazionalità e una famiglia. Purtroppo, ci sono anche gli orfani, bambini che hanno perso la famiglia o sono stati abbandonati; altri bambini sono dovuti fuggire in un Paese straniero, perché i pericoli e la povertà erano troppo grandi nel loro Stato. Gli orfani non hanno nome e non appartengono a nessuna famiglia, mentre i bambini profughi hanno perso la cittadinanza e vanno aiutati. Alcuni vengono adottati e dopo due anni ricevono il cognome e la cittadinanza dei nuovi genitori”, conclude Visicaro.
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