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MESSINA – La Cgil commemora le vittime dello sciopero del ’47 davanti alla Prefettura

Oceano: “Oggi come ieri le conquiste di libertà e diritti sono il frutto delle lotte dei lavoratori e dei cittadini”
Fu un episodio buio nel dopoguerra siciliano e del nostro Paese presto seguito da altre vicende simili e violente, l’eccidio di Portella della Ginestra, l’attentato a Togliatti. Segno che nonostante a Roma si lavorasse per la Costituzione una e democratica, i conflitti e le tensioni sociali erano ancora forti. è la storia della Manifestazione del 7 marzo 1947 davanti alla Prefettura di Messina e delle tre vittime della repressione delle forze dell’ordine.
Si scioperava contro l’aumento delle imposte per i generi di prima necessità e contro la mancata applicazione del contratto nazionale che stabiliva un aumento delle retribuzioni del 15% ma le forze dell’ordine fecero fuoco sulla folla – qualche organo di informazione del tempo riporta “al grido viva i Savoia”- uccidendo tre persone: il commerciante di calzature Giuseppe Maiorana di 41 anni, il manovale Biagio Pellegrino di 34 anni e l’operaio Giuseppe Lo Vecchio di 19 anni.
Oggi, nel 64° anniversario della strage, una delegazione della Cgil di Messina guidata dal segretario generale della Camera del lavoro Lillo oceano ha reso omaggio alle vittime di quell’episodio che ha segnato la storia delle lotte dei lavoratori nella nostra provincia deponendo dei fiori sulla lapide posta davanti alla Prefettura.
“Nell’Italia che ancora doveva metabolizzare la fine della guerra, della Monarchia e il ritorno alla democrazia, si manifestava  per il pane e per la libertà proprio come sta accadendo oggi nel nord Africa in Tunisia, in Egitto, in Libia – osserva il segretario generale della Cgil Lillo Oceano-. Analogie non casuali perché la storia ci insegna che le conquiste di libertà e dei diritti sono sempre passate dalle lotte dei lavoratori e dei cittadini”.
La Cgil di Messina con questa commemorazione ha voluto non solo rendere omaggio alle vittime ma anche alimentare la memoria di quei fatti e del loro significato storico. “Il valore alto di quei diritti e la Costituzione sono il frutto delle conquiste e delle lotte dei lavoratori così come lo sono il diritto ad una retribuzione giusta e adeguata e alle tutele del lavoro. Oggi- conclude Oceano- mettere in discussione quelle conquiste significa, come ci insegna la storia, mettere in discussione la democrazia del nostro Paese”.

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