Ed era proprio sulla reale situazione, sulla “verità” riguardo quest’ultima, che occorreva sensibilizzare la città ed il territorio, facendo chiarezza sulle motivazioni dell’evento, apparso agli occhi di molti come superfluo, secondo l’idea diffusa che “tanto il Ponte non lo faranno più”.
Innanzitutto è stata la prima manifestazione, sulla considerevole cifra di ben 16 svolte finora, indirizzata, più che al Ponte fine a se stesso, contro tutto il sistema che ha alimentato il suo iter con uno sperpero di denaro senza precedenti, di cui, adesso, fanno da corollario le tanto agognate “penali” richieste dal general contractor Eurolink, dopo aver richiesto la rescissione del contratto con la società Stretto di Messina.
Pertanto è stato questo, in primo luogo, l’obiettivo della manifestazione, ma ad esso va aggiunto quello che alla città sta più a cuore, chiesto oggi a gran voce dai manifestanti: che non venga riconosciuta alcuna penale a beneficio delle imprese, la cui cifra richiesta ammonterebbe a circa 1, 2 miliardi di euro. Roba da far rizzare i capelli agli abitanti di un territorio, come quello messinese, che necessita di un’infinità di interventi che attengono alla sicurezza sismica ed idrogeologica ed alle piccole e medie infrastrutture che migliorino la qualità della vita, le cosiddette opere di prossimità.
Per la prima volta in assoluto, la manifestazione ha avuto una valenza più generale essendo la prima delle tre previste in associazione ai movimenti No TAV e No MUOS che sfileranno, rispettivamente, il sabato successivo in Val di Susa ed il prossimo ancora, 30 Marzo, a Niscemi.
Assieme a loro hanno sfilato le associazioni ambientaliste WWF, Legambiente, Italia Nostra, nonché rappresentanti della società civile messinese che avevano dato la loro adesione alla manifestazione, e quei partiti politici che si sono storicamente dichiarati contro la realizzazione della mega-opera, come quelli della Federazione della Sinistra, Verdi, P.C. dei Lavoratori, SEL, il circolo cittadino PD “Libertà”, ai quali si è aggiunto, in veste ufficiale, il Movimento 5 Stelle.
Dall’altoparlante posto sul mezzo che faceva da apripista al corteo, sono state enunciate le motivazioni della protesta e rappresentati gli ultimi risvolti legati al Ponte con tutti i rischi che ne conseguono riguardo il possibile ulteriore sperpero di denaro pubblico. Rappresentanti dei movimenti cittadini hanno, inoltre, ricordato la recente esperienza del teatro “Pinelli” con il quale, seppur con tanti disagi che hanno portato a spiacevoli risvolti, senza alcun impiego di denaro, era stata data alla città la possibilità di fruire di un bene abbandonato. I manifestanti chiedono spazi comuni, luoghi di cultura e convivialità, strutture che migliorino la qualità della vita, non mega-opere con le quali si è solo sperperato denaro pubblico facendo perdere opportunità di crescita alla città.
“Il contagio non si arresta”, portava scritto lo striscione firmato “Teatro Pinelli”.
I riferimenti, poi, a TAV e MUOS: “In Val di Susa si vuole costruire una linea ferroviaria che costa 22 miliardi di euro, che non giova a nulla – dicevano i manifestanti – e poi tolgono i soldi da stanziare per le scuole ed i territori. A Niscemi stanno realizzando il MUOS, che giova alle guerre del terzo millennio. Trattano la Sicilia come una colonia, e noi diciamo No a tutto questo”.
In sintesi si chiede: la rinascita del territorio con rispetto per l’ambiente, la tutela della salute, cultura e lavoro.
Un vero simbolo, un vessillo che sembrava indistruttibile. Era troppo consunto e malconcio per affrontare quest’ultima sfida, che più di ogni altra guarda al domani.
Corrado Speziale (testo e foto)
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