Alcune centinaia di persone, zuppi d’acqua e d’orgoglio per la città, ieri pomeriggio hanno percorso le vie di Messina, partendo da Piazza Cairoli, percorrendo via Tommaso Cannizzaro, via Cesare Battisti e via Garibaldi fino alla cittadella fieristica.
Quest’ultima, per una manifestazione, fino a qualche tempo fa, sarebbe certamente stata una meta inusuale, ma adesso ha assunto i connotati di una vera e propria “casa comune”, divenuta luogo simbolo del risveglio della città, centro d’accoglienza e “megafono” di tutte le sue istanze, dalle più semplici alle più complesse e drammatiche, come quelle dei tanti lavoratori che in questo momento si trovano in preda a mille difficoltà.
Ecco la descrizione, in poche parole, di questo momento cittadino: “E’ una città in presidio permanente, dalla Sicilia Limoni alla Triscele, al Teatro Vittorio, al Pinelli, oltre tante piccole realtà di cui conosciamo poco perché si trovano lontane dai riflettori. Ci sono, ogni giorno, occupazioni di case, sfratti, 1000 conflitti che in questa città mettono in discussione migliaia di persone”. Lo ha detto Daniele David, attivista dei movimenti che in questi casi parla anche da sindacalista, e come tale conosce i dati dell’astina di mercurio che segnala le varie febbri cittadine, nel corso dell’assemblea che ha concluso la manifestazione.
Sempre Daniele David, microfono in mano, riferendosi al Teatro Pinelli, urlava che si tratta di un “bene collettivo che era stato sottratto alla popolazione” e che, guarda caso, a meno di un mese dall’occupazione “i responsabili hanno trovato tutte le soluzioni”. Ma secondo David e tutti i manifestanti, non c’è che un’unica soluzione: l’autogestione. E qui parla chiaro il più gridato tra gli slogan: “Il Pinelli non si tocca, lo difenderemo con la lotta”.
Lo stesso, poi, lancia la sfida alle istituzioni, fino ad ora inadempienti: “Hanno paura che questo modello si diffonda in tutta la città”. E ritiene possibile “costruire un percorso di mobilitazione collettiva, ribellandosi al saccheggio della città”.
Alla fine della lunga camminata lungo l’asse sud – nord della città, la manifestazione è proseguita dentro i locali del’ex Irrera a Mare, dove si è tenuta l’assemblea.
Un’aria di Bach ed una splendida serenata di Beethoven, messa in atto da un gruppo di orchestrali, giusto il tempo di allontanarsi mezz’ora dal loro presidio permanente al Teatro Vittorio Emanuele, ha anticipato il dibattito. La performance è stata introdotta dal saluto di Pippo Di Guardo, sindacalista SLC – CGIL, che da tempo segue le loro sorti nella strenua battaglia contro l’operato dell’Ente Teatro.
Anche la conclusione della serata è avvenuta in musica, con il concerto del cantautore messinese Tony Canto.
Iniziata l’assemblea, Giulia Giordano, protagonista tra i più attivi del “Pinelli”, ed anello di congiunzione con il “Valle” di Roma, afferma: “Questa manifestazione può rappresentare la rinascita di questa città a partire dall’unione delle lotta che l’anno contraddistinta”.
Massimo Camarata, nel suo intervento, ha subito da puntualizzare sui numeri della manifestazione: “Mi hanno chiesto se mi aspettavo più persone. In questo senso dobbiamo rimarcare che i termini quantitativi sull’evento vanno rimandati al mittente, perché la cosa è da considerare in un arco di tempo ben più ampio. Dall’intervento del 15 Dicembre – prosegue Camarata – da questi spazi sono passate migliaia di persone, li hanno attraversati, se li sono ripresi per farci varie cose culturali a cui tenevano, che hanno ravvivato la voglia di vita di questa città. D’altronde, non era che il primo degli eventi programmati in piazza. Intendiamo continuare a manifestare e veicolare tutta questa ricchezza.”
E i giovani venuti apposta da Roma, riflettendo su altre città italiane, oltre la Capitale, in cui il fenomeno si è realizzato, come Bologna, Napoli e la Sicilia con Palermo (Teatro Garibaldi), Catania (Teatro Coppola) e la stessa Messina, descrivevano quanto, in questi casi, si diventi proprio “comunità di riferimento che si prende cura di quel posto, in quanto funzionale al diritto fondamentale, come quello alla cultura”. E perché no, sentiamo questa, in prosecuzione: “Chissà che in futuro, tra questi diritti, rientri anche quello alla salute, negli ospedali. Sarebbe un salto di responsabilità, piuttosto che delegare sempre qualcuno ad occupare posti di commissario attraverso nomine politiche”.
Ed a proposito della fiducia che si ha nella classe politica messinese, viste le esperienze passate, parla chiaro il volantino diffuso dai manifestanti: “Messina ha bisogno di una boccata d’aria, di un affaccio al mare, di spazi per la cultura, di ricerca e creatività gestiti dal basso, da nuove istituzioni in cui i cittadini sono protagonisti, senza direttori artistici, manager e amministratori calati dall’alto da politici che non hanno a cuore i beni comuni”.
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