– di Corrado Speziale –
Con una breve cerimonia ridotta all’essenziale a causa delle restrizioni Covid, Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona,
Il perenne segno d’affetto da parte del personale marittimo di RFI verso i quattro colleghi periti drammaticamente 15 anni fa, non teme flessioni neppure dinnanzi alle incertezze e alle paure dettate dal Covid.
Quanto basta, l’essenziale per un ricordo commosso e partecipato col pensiero, è il segno tangibile di un legame indissolubile. È il dovuto rispetto verso chi è caduto in mare sul lavoro, a seguito di una tragedia che non si dimentica. Erano le 17,54 del 15 dicembre 2007, quando a largo di San Raineri, la portacontainer “Susan Borchard” speronava il mezzo veloce RFI “Segesta Jet”.
“Non ho avuto la grazia di conoscere questi ragazzi – ha detto il frate – ma so che si è trattato di un drammatico incidente. Quando si muore così, rimane sempre nel cuore un dolore che non viene smaltito. Adesso, qui, accanto al monumento dedicato ai nostri marinai, vogliamo innalzare la nostra preghiera al Signore. Transitare la mattina qui accanto, significa tenere vivi questi fratelli nel nostro cuore e nella nostra memoria”. Nelle preghiere, il sacrificio dei quattro marinai è stato elevato a valore etico riguardo al mondo e alla società di oggi, con i problemi che stanno segnando questo momento. Ricordate le persone che hanno subito incidenti e perso la vita sul posto di lavoro; chi il lavoro l’ha perso, i precari, chi vive nell’incertezza; coloro che soffrono e si sentono soli nella disoccupazione; chi è tormentato dalla fame, dall’ingiustizia e dalla guerra; le famiglie povere e i bambini in difficoltà; i “lavoratori che non riescono ad accedere alla pensione dopo aver lavorato per tanti anni, perché venga fatta giustizia”.
Come consuetudine, la Preghiera del Marinaio ha accompagnato la “consegna” della corona d’alloro alla memoria dei quattro marinai. Il Silenzio, intonato alla tromba dal giovane maestro Carlo Capizzoto, ha caratterizzato il momento di raccoglimento. Il suono delle sirene delle navi in porto, che dall’anno successivo all’incidente, alle 17,54 esatte, segna il clou della cerimonia commemorativa, ha dato anche quest’anno, nonostante le restrizioni e le limitazioni, le emozioni di sempre.
Il comandante Sebastiano Pino, che sin dal primo momento, per 15 anni e in ogni occasione, è stato al “timone” dell’organizzazione di questa giornata del ricordo, alla fine ci ha rilasciato questa dichiarazione in linea col tema centrale della commemorazione:“Ancora oggi assistiamo ad una strage infinita di persone morte sul lavoro e sembra che non si riesca o non si voglia trovare rimedio, soprattutto attraverso una riforma legislativa che tenda più che altro a dotare gli ispettorati del lavoro delle risorse umane necessarie”. Gli effetti dell’incidente del “Segesta”:
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