– di Corrado Speziale –
La Rete No Ponte, a sei anni dall’ultima manifestazione, è tornata a riunirsi nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. L’occasione è stata la ripresa del dibattito politico sul progetto dell’opera,
Il 19 gennaio scorso proprio il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca aveva ospitato un convegno organizzato dalla Rete civica per le infrastrutture del Mezzogiorno, dove erano presenti rappresentanti del Governo nazionale, regionale e di entrambe le deputazioni. Là, ad eccezione di qualche voce, l’intento “sì Ponte“ era unanime. Ciò, nonostante il progetto definitivo dell’opera, risalente a nove anni fa, non abbia mai avuto alcun avallo dai ministeri competenti. E come se non bastasse, l‘appalto con il general contractor Eurolink era stato cassato dal Governo Monti nel 2013. Dunque i tempi e le esigenze cambiano, il mondo si trasforma, i problemi sociali prendono direzioni variegate e complesse, eppure si ritorna ad “agitare“ un simbolo che sa di anacronistico, demodé. Ma sarà: i fatti fanno la storia. L’ultimo, in ordine di tempo: due giorni fa, all’ARS, si è formato un intergruppo di 12 deputati dal fare trasversale con l’intento di far riprendere l’iter per la realizzazione della mega opera.
“Non hanno niente in mano nè dal punto di vista del progetto nè finanziario. Nonostante minaccino manifestazioni di piazza e mobilitazioni, non credo che su questo terreno ci sia partita“, ha detto Gino Sturniolo, tra i fondatori della Rete No Ponte, tornata a riunirsi dopo ben sei anni. “Pensavamo di non partecipare a questo teatrino inutile, eppure c’è una sala gremita. La polemica non gioca a nostro favore – ha proseguito Sturniolo nella sua introduzione – però negli ultimi tempi l’offensiva dei “sì Ponte” è diventata più consistente. E’ chiaro che dal punto di vista politico la questione sia un grande investimento, derivato dal comportamento di una classe politica regionale incapace di progettare alcunchè per lo sviluppo del territorio“.
Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore, noto militante ecopacifista: “Pensiamo che il rilancio di questo fantasma sia funzionale a un percorso nazionale. L’abbiamo visto con la Tav in Val di Susa. Ormai le mucche da mungere (dal libro di L. Sturniolo, ed.Terrelibere.org, 2009 – ndr) sono ridotte veramente ai minimi termini. La borghesia capitalista finanziaria di questo Paese ha intenzione di spremere le ultime. Crediamo che questa operazione, in nome delle grandi opere, con sottrazione delle risorse ai servizi e ai bisogni reali, sia operata per creare l’indebitamento e favorire lo smantellamento definitivo dello stato sociale nel nostro Paese, portandolo alla privatizzazione selvaggia“.
L’iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, ha avuto tra gli osservatori e oppositori d’eccellenza il professor Alberto Ziparo, dell’Università di Firenze, ingegnere esperto in pianificazione delle infrastrutture. “Torno sempre volentieri a Messina e preferirei parlare d’altro, ma la la questioine Ponte va chiarita…“ Le problematiche progettuali dell’infrastruttura: “I dubbi sulla sua costruibilità non sono mai stati risolti. Furono ammessi anche dai progettisti. Ne sono la riprova ben diciannove edizioni di progettazione, di cui nessuna esecutiva“. Un particolare non da poco: “Il capo progetto, Remo Calzona, sulla non costruibilità del Ponte, scrisse allora una lettera a tutti i ministri. La risposta fu una querela dell’allora commissario Ciucci, cui Calzona replicò con un’altra querela per diffamazione“.
Le politiche per l’area dello Stretto, secondo l’analisi di Ziparo: “Lo Stretto per i trasporti non è più all’ordine del giorno. Chi sostiene il contario vuol dire che non studia… Sarebbe, piuttosto, una grande area di sostenibilità su cui investire e creare una nuova economia del paesaggio e socioculturale. Chi sostiene il Ponte vuole che si riaprino i rubinetti di cui si beneficia in altre parti, oppure è davvero inconsapevole, sprovveduto o in malafede. Tra attualità e futuro: “Merci a mare e passeggeri in aereo. Lo Stretto, lo dicevamo già vent’anni fa, resta per il traffico locale.
Il dibattito ha fatto da piattaforma alla grossa manifestazione del prossimo 23 marzo a Roma: la marcia per il clima e contro le grandi opere. Per questo, nel Salone delle Bandiere si sono registrati ben 16 interventi, oltre quelli programmati, da parte di rappresentanti di movimenti e associazioni provenienti da varie parti della Sicilia.
Presente per la prima volta anche una delegazione di attivisti dei Gilet gialli, provenienti dalla Puglia, dalla Calabria e da Siracusa, che saranno presenti anch’essi a Roma.
Non si esclude che le sopraggiunte vicissitudini politiche di carattere territoriale e nazionale, portino ad una grande manifestazione regionale a Messina, che potrebbe essere organizzata per la prossima primavera – estate.
Il messaggio finale di Gino Sturniolo ai sostenitori del Ponte: “Voi portate i deputati. Noi portiamo i comitati“.
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