Attualita

MESSINA – Riparte la mobilitazione No Ponte

– di Corrado Speziale –

 

La Rete No Ponte, a sei anni dall’ultima manifestazione, è tornata a riunirsi nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. L’occasione è stata la ripresa del dibattito politico sul progetto dell’opera, nonostante lo stop del Governo Monti, nel 2013, e la messa in liquidazione della società Stretto di Messina. Proprio all’ARS, due giorni fa, si è formato un intergruppo di 12 deputati con l’intento di far riprendere l’iter per la realizzazione della controversa infrastruttura. Di contro a Roma, il prossimo 23 marzo, è prevista una grande manifestazione in difesa del clima e contro le grandi opere in vista della quale l’incontro di Messina ha costituito un’importante tappa preparatoria. Nel Salone delle Bandiere sono intervenuti numerosi movimenti e associazioni provenienti da varie parti della Sicilia. L’intervento dei loro rappresentanti è stato preceduto da quelli del giornalista e scrittore Antonio Mazzeo e Alberto Ziparo, ingegnere, docente di Urbanistica a Firenze. Presente per la prima volta una delegazione di attivisti dei Gilet gialli provenienti dalla Puglia, dalla Calabria e da Siracusa. Il dibattito è stato coordinato da Gino Sturniolo, storico attivista della Rete No Ponte.

 

Il 19 gennaio scorso proprio il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca aveva ospitato un convegno organizzato dalla Rete civica per le infrastrutture del Mezzogiorno, dove erano presenti rappresentanti del Governo nazionale, regionale e di entrambe le deputazioni. Là, ad eccezione di qualche voce, l’intento “sì Ponte“ era unanime. Ciò, nonostante il progetto definitivo dell’opera, risalente a nove anni fa, non abbia mai avuto alcun avallo dai ministeri competenti. E come se non bastasse, l‘appalto con il general contractor Eurolink era stato cassato dal Governo Monti nel 2013. Dunque i tempi e le esigenze cambiano, il mondo si trasforma, i problemi sociali prendono direzioni variegate e complesse, eppure si ritorna ad “agitare“ un simbolo che sa di anacronistico, demodé. Ma sarà: i fatti fanno la storia. L’ultimo, in ordine di tempo: due giorni fa, all’ARS, si è formato un intergruppo di 12 deputati dal fare trasversale con l’intento di far riprendere l’iter per la realizzazione della mega opera.   

“Non hanno niente in mano nè dal punto di vista del progetto nè finanziario. Nonostante minaccino manifestazioni di piazza e mobilitazioni, non credo che su questo terreno ci sia partita“, ha detto Gino Sturniolo, tra i fondatori della Rete No Ponte, tornata a riunirsi dopo ben sei anni. “Pensavamo di non partecipare a questo teatrino inutile, eppure c’è una sala gremita. La polemica non gioca a nostro favore – ha proseguito Sturniolo nella sua introduzione – però negli ultimi tempi l’offensiva dei “sì Ponte” è diventata più consistente. E’ chiaro che dal punto di vista politico la questione sia un grande investimento, derivato dal comportamento di una classe politica regionale incapace di progettare alcunchè per lo sviluppo del territorio“.

L’individuazione dei soggetti: “Le rappresentanze politiche che oggi si schierano a favore del Ponte sono a tutti gli effetti comitati organizzativi di partiti a trazione nordista che trasferiscono tutte le risorse a Nord e depredano il Meridione d’Italia“.

Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore, noto militante ecopacifista: “Pensiamo che il rilancio di questo fantasma sia funzionale a un percorso nazionale. L’abbiamo visto con la Tav in Val di Susa. Ormai le mucche da mungere (dal libro di L. Sturniolo, ed.Terrelibere.org, 2009 – ndr) sono ridotte veramente ai minimi termini. La borghesia capitalista finanziaria di questo Paese ha intenzione di spremere le ultime. Crediamo che questa operazione, in nome delle grandi opere, con sottrazione delle risorse ai servizi e ai bisogni reali, sia operata per creare l’indebitamento e favorire lo smantellamento definitivo dello stato sociale nel nostro Paese, portandolo alla privatizzazione selvaggia“. Mazzeo si sofferma sull‘ultimo periodo che ha coinciso storicamente con la questione Ponte: “La crisi strutturale che attraversiamo richiedeva una progettazione reale per dare risposte ai bisogni di quest’Isola, che in questi sedici anni si sono moltiplicati. Invece non c’è zona in cui non abbiamo assistito all’inseguimento di discariche, termovalorizzatori, inceneritori. Sono state incrementate le basi militari e i lager per i migranti“. Dopodichè, un inciso sul quadro locale, tra criticità e delusioni: “Abbiamo assistito a un’accelerazione di progetti che nulla hanno a che fare con i bisogni reali. Il megaporto di Tremestieri e la piattaforma logistica. Pensare sempre che le merci debbano attraversare la Sicilia inquinando, creando rischi, non pensando a un modello di mobilità regionale partendo dalla bonifica di alcune aree devastate dall’inquinamento da trasformare in hub dove movimentare le merci da e per la Sicilia. L’affaccio a mare in città. Oggi l’Autorità portuale conta più delle amministrazioni e dei consigli comunali, decide sui piani regolatori e sul modello di questo porto da trasformare in una grande Disneyland, o, peggio ancora, privandoci della visibilità dello Stretto con questo modello crocieristico, mordi e fuggi, distruttivo, contro il quale lottano tante città. Si è riproposto nello Stretto il modello di un’area che va soltanto bypassata, tipico delle città che non hanno un’anima, un corpo, che non hanno sogni. La nostra preoccupazione – ha proseguito Mazzeo – è che si faccia il Ponte senza il Ponte. Temiamo sia questo il ricatto nel nuovo quadro politico che si sta ristrutturando“. La proposta e l’auspicio: “Imporre un cambio di direzione sui territori in questa regione. La grande scommessa su cui costruire un percorso comune, rafforzando le reti dei movimenti e delle associazioni che si sono sviluppate in Sicilia“.

L’iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, ha avuto tra gli osservatori e oppositori d’eccellenza il professor Alberto Ziparo, dell’Università di Firenze, ingegnere esperto in pianificazione delle infrastrutture. “Torno sempre volentieri a Messina e preferirei parlare d’altro, ma la la questioine Ponte va chiarita…“ Le problematiche progettuali dell’infrastruttura: “I dubbi sulla sua costruibilità non sono mai stati risolti. Furono ammessi anche dai progettisti. Ne sono la riprova ben diciannove edizioni di progettazione, di cui nessuna esecutiva“. Un particolare non da poco: “Il capo progetto, Remo Calzona, sulla non costruibilità del Ponte, scrisse allora una lettera a tutti i ministri. La risposta fu una querela dell’allora commissario Ciucci, cui Calzona replicò con un’altra querela per diffamazione“. Un’altra curiosità, nella fattispecie tecnica, che si rapporta con la drammatica realtà degli ultimi tempi: “Il Ponte avrebbe avuto una luce di tre chilometri e mezzo con uno strallo per un chilometro e novecento metri. Il ponte Morandi, a Genova, ne aveva uno ogni centocinquanta metri…“ Invero si tratterebbe di tipologie differenti, cemento armato e acciaio, ma la scienza delle costruzioni non è un’opinione. Il docente fiorentino passa poi all’aspetto più strategico: “La nuova frontiera delle grandi opere, con la finanziarizzazione corruttiva, non è quella di fare le opere sbagliate, ma di non farne. Così facendo, se un tempo nel fare un’opera sbagliata ci guadagnava un’impresa, adesso guadagna chi vende i soldi. L’idea del Ponte – prosegue Ziparo – serve a continuare a sottrarre soldi alla Sicilia, a privarla di infrastrutture, beni e servizi anche irresponsabilmente, vedi i fondi per il risanamento idrogeologico e per la sicurezza sismica“. Un inciso calzante, sulla mega opera che sta dividendo Paese, politici e Governo: la Tav in Val di Susa. Ciò, al netto della decisione di ieri alla Camera che di fatto bloccherebbe il progetto. “Quel tunnel che si sta scavando è esplorativo. In parte resterà come servizio se mai venisse realizzata, mentre la restante parte deve essere chiusa. Con la copertura mediatica fanno capire che quello è un tunnel vero e proprio. Il bluff delle grandi opere è uno scontro fazioso tra faziosi. Il Ponte, nel suo piccolo, ha fatto scuola!“

Le politiche per l’area dello Stretto, secondo l’analisi di Ziparo: “Lo Stretto per i trasporti non è più all’ordine del giorno. Chi sostiene il contario vuol dire che non studia… Sarebbe, piuttosto, una grande area di sostenibilità su cui investire e creare una nuova economia del paesaggio e socioculturale. Chi sostiene il Ponte vuole che si riaprino i rubinetti di cui si beneficia in altre parti, oppure è davvero inconsapevole, sprovveduto o in malafede. Tra attualità e futuro: “Merci a mare e passeggeri in aereo. Lo Stretto, lo dicevamo già vent’anni fa, resta per il traffico locale.  L’importante – sostiene Ziparo – è non darlo in mano a chi utilizza i trasporti come elemento di speculazione. Ci vorrebbe un settore pubblico in grado di investire in progetti come la metropolitana del mare“. Gli sperperi: “In quarant’anni hanno speso 520 milioni di euro. Sono stati dei Mandrake. Spendere questi soldi e farci discutere su un’opera che non era realizzabile. Il meccanismo delle grandi opere consiste nel grosso spostamento di soldi pubblici verso i privati“.

Il dibattito ha fatto da piattaforma alla grossa manifestazione del prossimo 23 marzo a Roma: la marcia per il clima e contro le grandi opere. Per questo, nel Salone delle Bandiere si sono registrati ben 16 interventi, oltre quelli programmati, da parte di rappresentanti di movimenti e associazioni provenienti da varie parti della Sicilia.

Presente per la prima volta anche una delegazione di attivisti dei Gilet gialli, provenienti dalla Puglia, dalla Calabria e da Siracusa, che saranno presenti anch’essi a Roma.

Non si esclude che le sopraggiunte vicissitudini politiche di carattere territoriale e nazionale, portino ad una grande manifestazione regionale a Messina, che potrebbe essere organizzata per la prossima primavera – estate.

Il messaggio finale di Gino Sturniolo ai sostenitori del Ponte: “Voi portate i deputati. Noi portiamo i comitati“.

Redazione Scomunicando.it

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