Foti, Cgil: “Per ciascuna di queste vertenze chiediamo al sindaco cosa intende fare per tutelare i lavoratori e i cittadini fruitori del servizio”.
Altissima in tutta Italia e anche nella città dello Stretto l’adesione allo sciopero dei trasporti indetto a livello nazionale da tutte le sigle sindacali per protestare contro il mancato rinnovo del contratto. A Messina lo sciopero, che ha toccato punte del 100% in alcuni settori sia delle Ferrovie che dell’ATM, ha assunto un significato più ampio e forte perché è diventato momento di unione e visibilità della protesta dei lavoratori di tre aziende in crisi: Ferrotel, Servirail e ATM. Non a caso, nell’intero panorama siciliano, è stata l’unica città dove oltre allo sciopero i sindacati hanno organizzato una manifestazione che è partita intorno alle 10.30 dall’ATM per attraversare la città e concludersi davanti al Comune, sotto le finestre del sindaco Buzzanca al quale lavoratori e sindacati chiedono come intenda evitare il collasso occupazionale e di servizi legato alle sia a FS che all’ATM, l’azienda municipalizzata di trasporti. “Siamo partiti dall’ATM proprio per sottolineare la gravità della situazione in cui si trova l’azienda municipale trasporti anche a causa della mancata adozione da parte del Comune di quagli interventi indispensabili a garantirne il futuro, e arriveremo fin sotto le finestre del sindaco al quale abbiamo ripetutamente chiesto un incontro per comprendere quale misure intenda adottare per garantire la sopravvivenza dell’ATM e il futuro del trasporto ferroviario e dei lavoratori ad esso legati”, spiega Pino Foti, segretario generale della Filt Cgil di Messina.
Dopo l’incontro romano su FS e le mancate risposte alle richieste fatte dala delegazione messinese, cresce l’allarme tra i lavoratori legati ai servizi ferroviari, Ferrotel e Servirail. Analogamente, le voci circolate in questi giorni circa l’intenzione dell’amministrazione comunale di spacchettare l’ATM ha ulteriormente allarmato sindacati circa il futuro dell’azienda e dei lavoratori per i quali si chiedono garanzie sul frontye occupazionale.
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