Sono parecchi i motivi che hanno fatto accendere la spia rossa sull’argomento, primo fra tutti, l’anticipata convocazione, presso il CIPE, della Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto definitivo, ancor prima che scadessero i termini fissati per la presentazione delle osservazioni, oltre alle ultime novità derivanti dalle varie iniziative politiche nazionali ed europee che di fatto, riducendone drasticamente i finanziamenti e la priorità, hanno lanciato chiari segnali di ripensamento sull’effettiva validità e funzionalità dell’opera.
Ed è per questo che finalmente, un nutrito gruppo di consiglieri comunali, dal colore politico differente (PD, UDC, FLI e MPA) ha pensato di dire la propria, mettendo in guardia la città e chiedendo a gran voce al sindaco Buzzanca di non firmare quell’accordo.
Ma non basta, perché nel Consiglio, aperto anche alla partecipazione di associazioni ed organizzazioni sindacali, oltre alle varie deputazioni, non sono mancate sorprese nei contenuti e nelle modalità di trattazione dell’argomento.
“Assenti ingiustificati”, il sindaco Buzzanca, impegnato a presenziare all’intitolazione di una scuola, e rappresentato dall’assessore alle Infrastrutture Gianfranco Scoglio, i responsabili della Stretto di Messina S.p.A, (Pietro Ciucci, A.D. della società, se l’è “fatta franca” inviando una nota) e tanti, o meglio, quasi tutti i deputati nazionali e regionali.
Hanno invece partecipato attivamente, effettuando degli interventi, il deputato nazionale Francantonio Genovese, quello regionale Nino Beninati, ed il presidente della Provincia Nanni Ricevuto.
Foltissima è stata la schiera dei consiglieri che hanno espresso dai propri banchi il loro punto di vista: Paolo Saglimbeni, Nicola Barbalace, Giuseppe Trischitta, Antonino Carreri, Felice Calabrò, Gaetano Gennaro, Salvatore Ticonosco, Bruno Cilento, Giuseppe Melazzo, Sebastiano Tamà, Nicola Cucinotta e Giuseppe Capurro.
Per le associazioni hanno richiesto ed avuto la parola, l’esponente della Rete No Ponte- Comunità dello Stretto Luigi Sturniolo, Guido Signorino, del Coordinamento Cariddi – Scilla e Cosimo Inferrera, medico patologo in pensione.
E’ stata rappresentativa anche la partecipazione sindacale, attraverso quattro autorevoli responsabili provinciali: Pino Foti (CGIL), Enzo Testa (CISL), Costantino Amato (UIL) e Mariano Massaro (ORSA).
Nella sala consiliare si è avuta anche una notevole presenza di pubblico, grazie alla partecipazione di un nutrito gruppo di militanti no-pontisti, che fuori da palazzo Zanca ha anche organizzato un sit-in con simboli e slogan, nonché diffuso un dettagliato documento appositamente preparato. Accanto a loro hanno preso posto gli operai delle Officine Grandi Riparazioni di R.F.I., che ad un certo punto hanno esposto uno striscione per attirare l’attenzione sulla loro struttura a serio rischio dismissione con l’apertura dei cantieri ferroviari, il cui mantenimento non rientra nell’Accordo di Programma, e una rappresentanza di cittadini raggiunti dall’avviso di esproprio, provenienti nientemeno che da Contesse.
In sintesi, la lunga lista degli interventi.
Invece Giuseppe Trischitta, di Futuro e Libertà, che è anche vicepresidente del Consiglio, guarda solo in una direzione, ripetendo una vecchia formula: “Al di là del Ponte non c’è possibilità di sviluppo e saremo costretti a mandare i nostri figli all’estero”, sostiene il consigliere, che poi dimostra d’avere un’idea alquanto singolare sul movimento No Ponte, ritenendolo “un’associazione costituita da impiegati e da persone con patrimoni di famiglia tali da aver garantito un futuro”. E qui, la risposta dei tanti giovani assiepati nella platea che sovrasta l’aula, è facilmente immaginabile.
Con l’intervento dell’on. Francantonio Genovese il dibattito prende quota, perché l’ex sindaco dà uno scossone al consesso, strappando applausi: “Quella del Ponte è una favoletta che non vede l’ora di concludersi. Siamo di fronte a passaggi che, uno dietro l’altro, hanno soltanto causato uno spreco continuo di risorse pubbliche”. E ne trae le ovvie deduzioni: “La società Stretto di Messina non ha più ragione d’esistere. I segnali che arrivano – prosegue Genovese – sono quelli di un’opera che non si farà mai”.
Ma se da chi sta all’opposizione a Messina e a Roma era dato aspettarsi tale giudizio, lo stesso non c’era da attenderselo dall’on. Nino Beninati, che quanto a collocazione politica sta sull’altra sponda. Eppure le affermazioni del deputato regionale hanno destato non poca sorpresa: “Il ruolo di Ciucci in questa città è stato quello di fare passerella” ha detto Beninati, che poi chiede: “I soldi dove sono? Ancora oggi non si sa che opere si realizzano”.
Poi ne ha anche per il presidente della Regione, che nel 2005 organizzò una manifestazione a Messina con gente portata da fuori, di cui dice: “Del Ponte, oggi, Lombardo, non ne parla più”. L‘ultimo avviso, tuttavia lo rivolge a chi sta avendo il compito di pianificare il futuro urbano di Messina: “Invito l’assessore Corvaia a depositare le nuove linee guida della delibera del nuovo PRG della città”. Come dire: parliamo di cose serie.
Felice Calabrò, PD, va giù deciso: “Lasciamo stare il Ponte, è una buffonata”, e sullo svolgersi delle ultime controverse vicende legate alla grande opera, vede Ciucci come “il nodo dell’intera questione”. Centra, poi, la questione più importante del momento: “La conferenza dei servizi è stata stranamente convocata per il 10 novembre, quando le osservazioni scadono a fine mese e senza aver prima sottoscritto l’Accordo integrativo”. Per cui chiede: “Come mai tutta questa accelerazione”? Ed ecco pronta la risposta che, visto il momento politico, non è difficile ricavare: “Se cade il Governo Berlusconi, non c’è più chi copre loro le spalle”. E mette, poi, in guardia da future responsabilità: “Come Ente locale, con quella firma, un giorno saremo chiamati a risponderne direttamente”.
Gaetano Gennaro, PD, attacca Buzzanca: “Messina sul Ponte ha bisogno di tante garanzie, ma un sindaco che non si presenta in Consiglio in una giornata simile, che garanzie può dare dinnanzi a Ciucci”? E sul Ponte: “E’ un’opera che dà fastidio alla città, e che sino ad oggi non ha fatto altro che alimentare una politica dell’attesa”. Essa rappresenta “un modello di sviluppo non funzionale alla città”. E conclude che, stando così le cose “nessuno tocchi neppure una pietra a Messina, perché glielo impediremo”.
Anche Nicola Cucinotta, PD, è in linea con gli intendimenti del suo partito, ed in senso generale, si guarda intorno: “Vorrei vedere chi, in effetti, vuole realmente questo Ponte”, dice, criticando i politici, dai quali non si sente escluso, ponendo una domanda: “Cosa si può pretendere da un Governo che fino ad oggi non ha assolutamente ascoltato i messinesi? Qui nessuno poggerà un mattone se non c’è sicurezza e competenza”.
Sebastiano Tamà, consigliere del M.P.A., si mantiene largo: “Chi si fa portavoce di un problema deve avere le soluzioni alternative”, dice Tamà, che poi aggiunge: “Sarebbe stato interessante un atto referendario”. E che in ogni caso occorre avere “respiro alto e scenari nuovi”, e sul Ponte dice: “Prima bisogna pensare alle altre opere”.
L’intervento di Costantino Amato, segretario dell’UIL, sindacato che si era schierato a favore dell’opera, era tra i più attesi, tant’è che qualche battuta gli è giunta anche dalla galleria. E lui la risposta l’ha data: “La situazione è tale che l’abbiamo fatto per disperazione, ma adesso ci vuole un progetto nostro. Per cui – prosegue Amato – chiudiamo la vicenda Ponte che ha creato danni e chiediamo opere risarcitorie”. Ma solleva un problema: “Interroghiamoci su chi rappresenta la città”.
Pino Foti, della CGIL, accenna a cosa è stato fatto finora: “L’unico provvedimento fatto dal Comune che riguarda lo Stretto è l’istituzione dell’Ecopass”, dice Foti. “Altri non hanno avuto bisogno del Ponte per rivendicare risorse e guardare al futuro. L’Officina Grandi Riparazioni è chiusa su mandato del Comune per disegnare nuovi percorsi. Ecco la questione.”
Enzo Testa, della CISL, organizzazione palesemente schierata pro – Ponte, pur stando dall’altra parte, deve fare i conti con gli stessi numeri dei suoi colleghi: “C’è molta confusione. Poniamo tante domande senza ottenere alcuna certezza. Nell’indotto ferroviario abbiamo perso 2000 posti di lavoro”. E sul Ponte: “Questo manufatto ha un senso solo se ben collegato”.
Intanto risponde a Trischitta: “Venga a partecipare ai nostri dibattiti, così avrebbe la possibilità di essere messo a conoscenza di argomentazioni che darebbero delle risposte alle sue domande, visto che ci ha rappresentato in termini errati”.
Poi si rivolge a Scoglio: “Dice che non abbiamo un futuro e l’unica possibilità è restare attaccati al carro del Ponte. Questa è la posizione disperata di chi oggi non è in grado di dare un futuro alle nuove generazioni. Non siamo qui – prosegue Sturniolo – per dibattere sul sì o il no al Ponte, perché noi abbiamo già vinto. Piuttosto dobbiamo decidere come uscire da questa situazione senza ulteriori danni”.
E qui si rivolge a tutti i consiglieri, quantunque ormai fossero rimasti in pochi: “La cosa peggiore che possa accadere è che in qualche modo, attraverso un atto di questo Consiglio e la firma dell’Accordo di programma da parte del sindaco, si mantenga in piedi un iter che non porterà al Ponte ma che manterrà aperta la partita perché, probabilmente, regalerà oltre 400 milioni di euro ad Eurolink. Parlare oggi di opere compensative è parlare di nulla – prosegue il no pontista – la politica della miseria è finita, perché si è internata nella crisi economica, e Berlusconi sta contrattando la sua fuoriuscita. Tutti voi consiglieri – conclude Sturniolo – vi state assumendo la responsabilità di portare questa città allo sfacelo e se i cantieri dovessero partire, si darebbe la possibilità di riempire gli impluvi di inerti, con tutto ciò che ne consegue”.
Elenca, poi, alcune carenze, quelle più evidenti, che rendono il progetto cosiddetto “definitivo”, incompleto, e quindi tutt’altro che tale: “Non prevede la seconda canna Giostra-Annunziata; il terminal ferroviario di Messina; il raccordo ferroviario in Calabria; ma soprattutto, non prevede il Piano Economico e Finanziario”. Cita, inoltre, un problema irrisolto, derivante dalle variazioni di rotta longitudinale per le navi in transito nello Stretto, derivante dall’altezza dell’impalcato in rapporto alla luce sull’acqua.
Dopo la replica dell’Assessore Scoglio, nella quale, in linea di massima, ha ribadito i concetti del suo intervento precedente, la seduta per il voto dell’Ordine del giorno è slittata al prossimo venerdì.
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