Attualita

MESSINA – Tre anni fa Angelo “Volava”…lasciando ricordi di jazz e un grande esempio d’umanità

– di Corrado Speziale  –

 

Il 18 gennaio 2016, dopo una lunga malattia, veniva a mancare Angelo Tripodo, musicista messinese, maestro e genio indimenticato della batteria. Ma soprattutto persona dalle spiccate qualità, dotata di grande senso d’umanità.  

Nel ricordarlo, a tre anni dalla scomparsa, scegliamo il contributo di due musicisti, suoi amici: Paolo Fresu e Giovanni Renzo. Del primo riportiamo i versi del componimento a lui dedicato dal titolo, “Volava”. Il testo è inserito nello splendido ultimo libro del musicista, “Poesie jazz per cuori curiosi”, da poco pubblicato da Rizzoli, che si avvale delle illustrazioni di Anna Godeassi.

A Giovanni Renzo, pianista dello storico trio, abbiamo chiesto di esprimere un pensiero: “Mi manca molto. Mi manca proprio quella parte di creatività che lui mi regalava”.     

 

VOLAVA

“L’ho visto volare. Librarsi nell’aria con una dolcezza e una serenità che è degli angeli.

Di coloro che si nutrono di aria e che sentono il mondo con gli occhi.

Angelo guardava il mondo e volava. Lo sentiva dentro e ne percepiva l’uomo come fosse il centro dell’universo che pulsa. Volava fendendo l’aria con il gesto del dare e dell’offrire.

Aria da donare e suoni da condividere per farne poesia. Non c’è angelo che non sia poeta

laddove è la leggerezza a declamare i versi e sono gli occhi a scolpirne le parole.

Per questo si librava alla prima nota. Sua e dei tanti che ha portato per mano verso il sole.

Vibrava empaticamente con le frequenze del mondo e con il suo boato.

Sì, sono proprio certo di averlo visto volare”. (Paolo Fresu)

 

La leggerezza, la poesia, l’innato senso di libertà, la sensibilità proprie di Angelo Tripodo, resteranno per sempre nella mente e nel cuore dei messinesi, e non solo.

Angelo era maestro di jazz e di vita. Condivideva le sue passioni con amici e conoscenti. Metteva il suo tempo e la sua professionalità a servizio degli altri. In particolare, di chi doveva perdonare alla vita ciò che questa gli aveva negato. Lui e Giovanna La Maestra, sua inseparabile compagna, avevano deciso di intercettare e liberare i sogni attraverso l’arte, e di farlo in particolare con i ragazzi che vivono le difficoltà quotidiane a causa della “disabilità”. Il genio, la creatività, non prevedono categorie, differenze. La Ragnatela, Il Cantiere dell’InCanto, il Laboratorio Suono & Ritmo, la Casa del Con, sono al tempo stesso luoghi e progetti che non conoscono confini, barriere, stereotipi preordinati. Solo amore e dedizione, voci, parole, ritmo. Improvvisazione creativa. Ma anche silenzi e pause, quando queste preparano all’ascolto. Sono spazi liberi come il pensiero di un visionario. Lì l’arte, la musica, assecondano le fantasie e regalano sorrisi. D’altronde, un’atmosfera “coltraneana”, così come la percepì Paolo Fresu la prima volta che vi mise piede, non si respira per caso.

Abbiamo scelto di ricordare l’Angelo volato via tre anni fa, che ci regalava suoni, ritmi ed emozioni, ricorrendo ad una dimensione sostanzialmente umana e personale. Avremmo potuto farlo, altrimenti, partendo da quella più specificatamente musicale, jazz. Ma sono tutte caratteristiche che convivono nella stessa anima. Anzi, di più: in Angelo Tripodo non si coglie la separazione tra arte e umanità. O, meglio ancora, tra una cosa importante ed un’altra che potrebbe esserlo stata meno. Potremmo parlare, ad esempio, di quanto ammirasse il grande Ed Blackwell, storico batterista di Ornette Coleman, tanto da somigliargli, a volte, in modo incredibile. O delle sue performance nel Bosco in Concerto, sui colli Peloritani, affrontando un viaggio onirico di straordinaria bellezza accanto a musicisti come Paolo Fresu, Sonia Peana, Sandra Giura Longo etc. E ancora, di quando, nel 1998, in Sardegna, con il quartetto Suono & Ritmo inaugurò il festival internazionale Time in Jazz. Per non parlare dei trent’anni trascorsi accanto a Giovanni Renzo e Pippo Mafali (anche lui, volato via troppo presto…) nel trio che incantò le platee ai tempi d’oro del Brass Group. In un’occasione, nel 1987, si unì a loro Paolo Fresu, conosciuto da Renzo ai seminari di Siena.

Il patrimonio umano e artistico di Angelo Tripodo è rilevante. Il suo ultimo lavoro, pubblicato postumo, è il live al Teatro V.E. di Messina con il Pluriverso Trio, registrato il 2 giugno 2015.

La sua eredità. Giovanna La Maestra prosegue sulle orme tracciate con lui alla Casa del Con. Contributi eccellenti, tra cui quello del pianista Luciano Troja, direttore artistico della Filarmonica Laudamo, ne sono una dimostrazione.

Il Giovanni Renzo Trio è ripartito sospinto dalla passione e dalla determinazione del pianista, assieme a due allievi speciali di Angelo Tripodo: il batterista Francesco Ghirlanda e il bassista Nino Magazzù.

Potremmo dire altro, tanto altro, raccontare aneddoti, rievocare ricordi che gli amici, pian piano, fanno rivivere. Come raccontava Giovanni Renzo: anni 80, Messina Jazz Meeting. La città dello Stretto ospitava stelle di prima grandezza mondiale. Angelo Tripodo ebbe il meritato onore, ma anche e soprattutto l’onere, di avere in “consegna” nientemeno che Dexter Gordon, ineguagliabile sia per le sue doti musicali da gigante del bebop, che per le sue stravaganze. Tant’è che il mitico sassofonista pensò bene di trascorrere la notte dopo il concerto tra le vie della città in compagnia della sua “fedele” bottiglia. Lo ritroverà proprio Angelo, all’alba, a villa Dante, totalmente sbronzo. In fin dei conti si è trattato di uno spaccato di Round Midnight in versione messinese!

Consegniamo il finale alle parole di Giovanni Renzo che col pensiero non si separerà mai dal “suo” Angelo alla batteria. In occasione del terzo anniversario lo abbiamo contattato per un ricordo: “Non è facile sintetizzare il nostro rapporto – dice il pianista –  eravamo non solo amici e compagni di musica. Ci davamo stimoli a vicenda, sia dal punto di vista artistico che umano. Mi manca molto. Mi manca proprio quella parte di creatività che lui mi regalava”.

Redazione Scomunicando.it

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