Con la firma del Patto per la Falce ed il significativo ridimensionamento degli standard in zona Fal 3, l’Amministrazione comunale ha posto delle condizioni importanti al fine di aprire a “scelte progettuali rispettose del luogo e attente ai valori ambientali”. Ma questo modello non può fermarsi qui. Nell’ambito del Piano Regolatore del Porto incombono altri studi di fattibilità su cui il Comune non può restare in silenzio. Inoltre, il comitato Il Mare Negato, che ha posto ulteriori tre condizioni, tra cui il ridimensionamento delle cubature anche in altre zone e che il ritiro del ricorso sia subordinato all’approvazione della Vas, attende risposte. Quanto allo spostamento dei volumi sottratti al terziario nella Falce, suscita perplessità e si offre a commenti negativi la scelta di trasferirli poco più a Sud, nel PIAU di Maregrosso.
“Non c’è nessun conflitto tra l’Autorità portuale e la città, a meno che sulla stessa area un ente voglia realizzare un castello e l’altro una piazza…”. Tanto ci ha detto Antonino De Simone, presidente dell’Autorità portuale, il 23 Gennaio scorso, durante la visita alla Zona falcata, quando furono gettate le basi per il “Patto”. Parole pienamente rispettate allorquando gli balenò più di un dubbio e fece trascorrere del tempo nel recepire le drastiche modifiche apportate dalla giunta Accorinti in zona Fal 3. Un’area “calda”, inizialmente interessata da 126.000 metri cubi di cemento, con previsioni progettuali esagerate ed impattanti: un polo turistico – ricettivo – alberghiero con torri tra 51 e 55 metri, tre soluzioni di porto turistico e tanto altro ancora. Ma superate talune difficoltà, alla fine, sono stati tutti d’accordo: Comune, Autority, Assessorati regionali competenti, Soprintendenza. Tutti, tranne l’Università, o meglio, il rettore Pietro Navarra, “offeso” dalla scelta di Accorinti di far firmare l’accordo interistituzionale al Comune, in Consiglio, invece del Rettorato. Un’ “infrazione” di valenza formale, da protocolli e passerelle anacronistiche e stridenti, in mezzo a tanta urgenza e necessità di fare.
Detto questo, il passo del Comune non può che essere il primo di tanti ancora da compiere, prima di giungere alla meta. Qualunque essa sia. Il comitato Il Mare Negato, intanto, ha posto tre ulteriori condizioni, in pratica, tre “paletti” ben fissati.
Il primo estende il principio oltre le zone fin qui trattate: “Il forte ridimensionamento delle cubature sviluppabili e i vincoli di destinazione pubblica delle stesse devono essere estese anche ad altre aree oltre a quelle denominate Fal 2 e Fal 3”. In particolare, farsi garantire che le cubature dell’area fieristica, restino con destinazione d’uso pubblica, al di là di un loro eventuale trasferimento. Il secondo e terzo punto mettono in guardia dal rischio che il contenzioso per la contesa delle aree della Falce si esaurisca in un nulla di fatto: “Il ritiro del ricorso – scrivono dal comitato – non dovrà essere subordinato alla semplice presentazione del PRP per l’ottenimento della VAS, ma deve essere subordinato all’ottenimento della VAS positiva da parte del PRP che recepirà il contenuto della transazione”. In tutto ciò chiedono che l’AP rinunci all’esecuzione della sentenza di primo grado. “Diversamente operando, qualora il Comune rinunciasse al ricorso e il PRP non dovesse ottenere la VAS – avvertono gli attivisti – si verrebbe a creare l’assurda condizione per cui, dopo 60 anni di immobilismo, il Comune avrebbe rinunciato al contenzioso e perso le aree in cambio di nulla”. I promotori della piattaforma in difesa del waterfront, avevano addirittura chiesto che le loro condizioni venissero inserite nell’Accordo. Adesso, attendono risposte e soprattutto garanzie.
Sembra proprio ripetersi la storia della Marina del Nettuno: da un “consolidamento” del muro della Passeggiata venne fuori la banchina con tanto di attracchi.
“L’Amministrazione comunale ha avviato la revisione dei suoi strumenti urbanistici investendo sulla costruzione di un’idea di città resiliente e sicura, e sulla partecipazione dei cittadini”, si legge sempre nell’Accordo siglato lunedì scorso.
Alla luce di tutto ciò, si ha l’impressione che il comitato Il Mare Negato, da qui in avanti, sia chiamato ad affrontare intensi momenti di lavoro.
Corrado Speziale
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