MISS ITALIA 2015: La storia grottesca dell’italo-nigeriana Osaremen Mangano

– di Saverio Albanese

Jesolo– Miss Italia fa parte della storia del costume del nostro Paese, di cui edizione dopo edizione, ha saputo raccontare le trasformazioni e i cambiamenti; con il “garbo” che ha sempre contraddistinto il vostro cronista nei suoi lunghi 27 anni nella kermesse della bellezza, vi vogliamo raccontare la storia di Osaremen Mangano, affascinante ventiquattrenne italo–nigeriana, che partecipa a Miss Italia con il numero 21 e la fascia di Miss Rocchetta Bellezza Piemonte e Valle d’Aosta. Una storia triste, piena di malinconia,  fatta di dispiaceri, sudore e tanti sacrifici, ma anche di emozioni e di gioia. Osaremen, per gli amici Sarime, è arrivata a Jesolo con la fascia di Miss Valle d’Aosta, conquistata al Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur lo scorso 9 agosto, che con la sua innata grazia ed il fisico da mannequin, ha saputo ammaliare giuria e pubblico presente.
Vissuta a La Salle fino all’età di sei anni, si è poi trasferita a Vigevano, in Lombardia, dove attualmente vive. Ma Sarime ha anche origini meridionali: il padre, Maurizio Mangano, era siciliano, imparentato a quanto pare con Vittorio Mangano, il noto stalliere di Arcore.
La sua storia, infatti, è di quelle strappalacrime:  «Sono nata in Valle d’Aosta e ho conosciuto mia madre nigeriana soltanto ora; in famiglia non l’avevano accettata, mi dicevano: ‘Ti ha abbandonato’». Nel corso dell’intervista alla vigilia della finale, Sarime ci rivela alcuni particolari ‘toccanti’ della sua vita: la perdita del padre all’età di sei anni in circostanze misteriose (si parlò anche di omicidio, ndr) e l’allontanamento forzato della mamma Rita da parte di alcuni parenti.«A mia madre – dice la dolcissima Sarime– non è stato permesso neanche di andare al funerale di mio padre. Poi mi ha detto che le hanno fatto firmare un foglio in cui accettava di perdere i diritti sui figli. Così io e mio fratello siamo andati dagli zii, a Vigevano. All’inizio ci hanno detto che mamma era morta, ma alla fine abbiamo scoperto che era a Biella e qualche mese fa siamo riusciti a ritrovarla».
Una storia ancora più triste se si pensa al clima di chiusura e di diffidenza di quegli anni, soprattutto nelle realtà di provincia dove è nata e cresciuta. «Fin dall’asilo so che cos’è il razzismo –prosegue con un velo di tristezza Sarime– mi chiamavano scimmia, negra di m…».
Pregiudizi difficili da cancellare, nonostante siano passati quasi 20 anni. Sulla pagina Facebook di Sarime ci sono complimenti e messaggi d’affetto, ma anche offese e insulti… Come quelli di Francesco, che scrive: «Il mio non è razzismo ma il fatto che una donna di colore possa diventare Miss Italia mi fa molto preoccupare; in un momento in cui alcune classi italiane sono formate per lo più da stranieri e non da bimbi italiani, in cui vi è in atto un’invasione di africani sulle nostre coste, non mi sembra opportuno che possa vincere una straniera!».
Parole di fronte alle quali dispiace solo che manchi il tasto “Non Mi Piace”, per far capire al Francesco di turno quanto inopportune e sgradite siano certe considerazioni. Eppure Osaremen non si scompone, non risponde. Del resto il razzismo è una condizione che conosce bene fin da bambina, anche se tutto sembra incredibile in un’Italia che non perde occasione per definirsi civile e moderna  «Diciannove anni dopo Denny Mendez, se vincessi io farebbe ancora scalpore – afferma Sarime, oggi dj in alcuni locali della zona in cui abita – purtroppo il razzismo esiste ancora, l’ho vissuto fin da bambina anche se sono italiana al 100%. Sono abituata a essere chiamata “negra” e sentire chi dice che non sono italiana, quando in Nigeria non ci sono mai nemmeno stata.  Alla fine però quello che ho vissuto mi ha permesso di essere migliore… Ora grazie a Miss Italia voglio realizzarmi, fare qualcosa di grande. Sono determinata, e quando Denny mi ha scritto che tifa per me sono stata la persona più felice del mondo».

Redazione Scomunicando.it

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