Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista alla professional dancer e aerialist, che è possibile contattare tramite la sua pagina IG https://instagram.com/monny31?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Buongiorno Monica! So che lei nasce come ginnasta ritmica e si diploma poi, nel 2003, come danzatrice presso il M.A.S. Music, Arts & Show di Milano. Ebbene, ha piacere di condividere con noi da quale cosiddetto motore interiore ha avuto avvio il suo appassionato viaggio e la sua dedizione nei confronti dello sport e dell’arte? “Buongiorno Giulia! Tutto è iniziato a cinque anni d’età, guardando il cartone animato “Hilary” che racconta la vita di una ginnasta e seguendo le orme di mia sorella Lisa – il resto è poi avvenuto naturalmente… un effetto domino infinito, accompagnato da musiche alternate. Ho semplicemente seguito la mia calamita interiore che mi ha portato dove stavo bene. Mi piaceva quello che facevo e, ottenendo risultati, continuavo ad alimentare la mia attività tanto da impiegare tempo ed energie in quello che già da piccola mi faceva sentire viva”.
Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nel 2007 frequenta una Scuola di Circo a Milano e lì si dedica nello specifico ai tessuti e al cerchio aereo (comprese varie tipologie di imbracature che l’hanno portata anche a altezze di 80 metri!). Questa suo interesse diretto appunto all’acrobatica aerea, da cosa è stato suscitato nello specifico? “Rispondo con la frase di Jovanotti che recita <<(Voglio di più) non mi basta mai>> in quanto ben rappresenta la sete che ho sempre avuto nei riguardi della suddetta mia passione, nonché la mia inesausta voglia di spaziare e di approfondire, di sperimentare. Sono una persona molto curiosa, che non sopporta di annoiarsi anzi vorrei un’altra vita per trovare il tempo di imparare tutto ciò che desidero conoscere. Danzare sospesa è per me un’intensa sensazione di libertà, elettrizzante… bisognerebbe provarla, ché non bastano le parole per spiegarla”.
Negli ultimi anni si sta dedicando altresì allo yoga, che – citandola – non si stanca mai di definire quale fedele amico della salute. Ci racconta dunque un po’ più nel dettaglio quali sono i maggiori benefici fisici, mentali e spirituali che lei sta riscontrando grazie alle dette pratiche e discipline, originariamente indiane, che ha intrapreso? “Lo yoga è stata una rivelazione di grande aiuto per la qualità della mia vita. Dal punto di vista fisico, mi permette di rafforzare la muscolatura e di definirla attraverso il lavoro dei piccoli muscoli… inoltre dona mi elasticità e reattività, mi consente di allungare tutto il corpo, allevia i miei dolori, migliora il mio sonno e mi ha insegnato anche a respirare meglio. Mentalmente e spiritualmente parlando invece mi consente di allenare la concentrazione, stimola in me abitudini sane che rafforzano la mia volontà, mi aiuta ad ascoltarmi e mi sta insegnando a prendermi il mio tempo – così da cercare di rimanere fedelmente sintonizzata sulla mia frequenza radio”.
Da piccola a cosa, forse, immaginava di dedicarsi “da grande” e che bambina è stata? “Ero una bambina super-attiva tant’è che in classe non stavo mai ferma ma le mie maestre, donne intelligenti, avevano compreso a pieno la mia natura al punto di farmi fare di tutto (dal consegnare le fotocopie al cancellare la lavagna). Sempre vogliosa di condividere e di fare squadra, mia mamma mi racconta però che ero altresì capace di isolarmi per ore a giocare sola soletta. Ho passato molto tempo nella natura, in campagna e in montagna, soprattutto con i miei nonni… e ho solamente bei ricordi legati a loro. Osservandoli e osservando i miei genitori, ho imparato i sani valori in cui credo ancora oggi. Insomma, diciamo che ero una bimba molto impegna infatti gareggiavo pure a livello agonistico, tuttavia non ero mai stanca bensì sempre felice. Allora immaginavo di voler fare la fotografa o la veterinaria, ma poi ho scoperto la danza e il cambio di prospettiva e desideri è stato inevitabile”.
Cosa rappresenta per lei la bellezza, lo sport, l’arte e quale ritiene che sia il loro principale pregio e potere? “La bellezza, per me, è quella “cosa” che riesce a incantare e che ha il potere di lasciare senza fiato. Penso che lo sport dovrebbe essere obbligatorio poiché contribuisce a dare un’educazione, alla crescita personale e mantiene lucidi e sani. Arte è davvero una parola che racchiude molto ma sono convinta che, in qualunque sua forma, dovrebbe essere trattata con particolare accuratezza in quanto è sublime e perciò va onorata e salvaguardata”.
Quale ruolo le sembra che giochi e quale le piacerebbe avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi e settori dell’esistenza – ad esempio a livello emozionale-intellettuale, d’impegno verso un qual certo “quid”, interiore a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia? “Il mondo in cui viviamo è sempre più orientato a tutto ciò che ha un impatto visivo… la vista è, purtroppo, sicuramente il nostro senso più sviluppato e difatti generalmente andiamo tutti verso ciò che cattura gli occhi. Detto questo, sono del parere che comunque l’immagine fornisca e sia una piacevole copertina ma resta il fatto che, se il libro non è interessante, nessuno finirà di leggerlo. Io, più che dalle persone o cose belle, sono sempre stata attratta da quelle strane – benché non mi fermi mai al primo impatto e non giudichi superficialmente perché mi interessa conoscere l’essere di ogni persona, più che il suo apparire”.
Senza tuttavia voler generalizzare, a suo avviso, quanto incide per larga parte della gente e per lei il timore del giudizio altrui… così come pure la geografia e la temporalità in cui si vive, il nucleo famigliare in cui si è nati e cresciuti, nello scegliere il proprio percorso esistenziale e come mostrarsi pubblicamente? “Sia il tempo che lo spazio, sia l’ambiente famigliare che le esperienze, incidono l’anima e la personalità… però, a mio avviso, il segreto è sempre lo stesso ossia ovunque e comunque seguire la propria bussola e assecondare la propria calamita interiore. L’ansia del giudizio altrui è un ostacolo da vivere e superare, colpisce molte persone sensibili come me ma alla fine si impara a schermarsi da esso. Mio nonno diceva che ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire su quello che si fa, quindi tanto vale seguire il proprio essere e volere… anche perché suppongo che non si possa far altro che essere fedeli a se stessi, mostrandosi per quello che si è. Vestire i panni di un’altra taglia rispetto alla propria sarebbe scomodo e nient’altro che fatica sprecata!”.
I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare, l’istinto e la razionalità quanto sono fondamentali e in che misura timonano o meno la sua professione per quello che riguarda l’approccio che lei ha soprattutto alle coreografie, al ballo sia che si tratti di teatro che di televisione? “Certamente bisogna essere organizzati per ottenere un ottimo risultato e stare nei tempi richiesti, non è concesso oziare. Io trovo comodo scrivere i progetti su carta, segno tutto (ho decine di quadernini pieni di appunti dettagliati) cioè canzone, costumi, numero di ballerini, misura del palco, storia da raccontare – e, fino a qui, parliamo di testa. Poi vi è la fase di pura creazione, in cui stacco il cervello e accendo la musica dedicata in loop… la ascolto a occhi chiusi ed è a questo punto che scatta l’immaginazione. Infine passo alla fase tre ovvero all’improvvisazione durante la quale lascio fare all’istinto, l’energia fluisce e inizio a muovermi nello spazio senza paletti razionali e senza il peso dei giudizi… lascio cioè viaggiare il mio corpo, libero di esplorare, libero di osare”.
Quali sono le peculiarità grazie alle quali, sia nella veste di coreografa che di ballerina e aerialist, immagino sappia di aver guadagnato la fiducia e la stima di molte persone quali Barbara Cardinetti, Anna Rita Larghi, Mirella Rosso, Alberta Palmisano, Angelo Branduardi, Nadia Scherani, Ivan Manzoni, Red Ronnie, Daniel Ezralow, Gianluca Grignani, Biagio Antonacci, Vasco Rossi, Articolo 31 e tanti altri nomi noti ancora? “Tutti loro li ho conquistati con la mia energia. Sono esplosiva sul palco, parecchio versatile e con una personale qualità di movimento… sono una sorta di montagna russa, che va da un passo fluido e morbido a uno scatto energico. Sempre pronta in sala prove e con un atteggiamento positivo, sono una persona parecchio entusiasta. In ultimo, ma non per importanza, sono leale e ciò è fondamentale quando si fa da assistente a un/a coreografo/a”.
Quali sono, a suo parere, i connotati dell’empatia ossia come la spiegherebbe a un bimbo e in quale misura è importante per coloro che danzano – tuttavia, comunque, non solo per questi! – esserne dotati e di cosa non possono difettare costoro? “A un bambino direi che l’empatia si ha quando il proprio migliore amico è triste e di riflesso lo si è un po’ anche noi, quando ovvero viene voglia di abbracciarlo e di farlo sorridere. Sul palco l’essere empatici concede di creare una profonda sintonia con i propri compagni, fino a respirare insieme per muoversi all’unisono. Ecco dunque che l’empatia permette di incrociare un certo sguardo che ti carica e che ti dà forza quando sei sfinito, lo sguardo di un complice che condivide con te il viaggio in emozioni forti che sfociano nell’adrenalina. Un ballerino, per me, non può essere privo proprio di emozioni e non può eseguire come un burattino. Quando si tratta d’arte, il motore deve essere sempre l’amore. Quando guardo un danzatore mi piace vederlo profondamente immerso in quello che fa, preso dal raccontare la sua storia, emozionato e capace di emozionarmi – solo così, dal mio punto di vista, si riesce ad arrivare nell’intimo del pubblico”.
Professionalità di cosa ha idea che sia sinonimo e ha un punto di riferimento, una sorta di “mostro sacro”, a cui guarda con particolare ammirazione e quale fonte di ispirazione artisticamente parlando? “Considero un professionista colui che, oltre a essere bravo nel proprio mestiere, ha la capacità di svolgerlo con rispetto e intelligenza. Ammiro profondamente Pina Bausch, Jiri Kylian, Dimitris Papaioannou e Alexander Ekman… che sono creatori di sogni e li metterei assolutamente sulla mensola dei “mostri sacri”. L’ispirazione invece la trovo in tantissime cose, per esempio mi capita spesso di osservare i movimenti corporei di persone qualunque al supermercato, mi cade l’occhio sul gesticolare della gente e da lì parte tutto un trip di movimenti nella mia testa. Stessa cosa accade quando mi perdo a osserva la natura e i suoi animali. Ogni cosa può essere fonte d’ispirazione, bisogna soltanto imparare a rimanere aperti e connessi”.
Qual è il suggerimento e l’esempio più prezioso che le è stato trasmesso a livello non soltanto lavorativo? “Ci sono tante persone che mi hanno insegnato qualcosa di importante, ma nomino sicuramente Barbara Cardinetti che è colei che mi ha insegnato più di tutti a vivere <<con coraggio e gentilezza>>. Questo è il suo motto ed è diventato il mio mantra, non solo in ambito lavorativo”.
Dal suo punto di vista la creatività ha e dovrebbe essere direzionata e affidata o no a livello di ruoli e argomenti in base al sesso di nascita per cui non di meno taluni capi d’abbigliamento, accessori, acconciature, make-up, passi, testi etc. sarebbe per lei bene che ossequiassero categorizzazione secolari e sociali del genere in base al sesso di nascita appunto? “La creatività è, per me, sinonimo di libertà pertanto non le metterei alcun tipo di paletto. Non amo tutti quei nomignoli che racchiudono l’essere umano in diverse categorie a seconda del sesso di nascita, del ceto sociale e dell’orientamento religioso. Ho viaggiato tantissimo per lavoro e per piacere, lanciandomi nella conoscenza più profonda di ogni cultura che ho incrociato e questa condivisione mi ha aperto la mente in un modo meraviglioso – guardo ogni cosa con curiosità, senza pregiudizi e con l’entusiasmo di una bambina”.
Requisiti fisici quali essere magri, longilinei e ben proporzionati nonché avere braccia, gambe e piedi adeguati oltre che una schiena molto flessibile quanto pesano sul piatto della sua bilancia e secondo quali termini numerici a livello di grassi, liquidi, muscoli e altezza? La musicalità, la capacità interpretativa, l’armonia invece che contrappeso hanno? “Un corpo fluido e ben dotato sicuramente aiuta dacché permette a chi balla di avere più margine di spazio. L’essere in forma credo che sia una condizione che si riscontra pressoché immancabilmente nei ballerini professionisti in generale perché danzando per ore, sudando e usano tutti i muscoli. Un bel corpo però non serve e non porta lontano senza la musicalità, la qualità di movimento e la capacità interpretativa”.
Se non vado errando, sul suo corpo vi sono dei tatuaggi pertanto vorrei chiederle cosa risponderebbe a chi sostiene che la pelle di un ballerino (come, non di meno, quella di un modello, di un attore) debba essere intonsa parimenti a una tela vergine che, di volta in volta, si presterà così a poter potenzialmente interpretare al meglio qualsiasi intenzione. “Ho resistito parecchi anni prima di tatuarmi appunto per motivi di lavoro, dunque comprendo i registi e i coreografi che necessitano di corpi neutri …ma io non sono una ballerina di fila di danza classica e, per l’epoca in cui viviamo, propendo a credere che nel mio mondo avere personalità aiuti. Ognuno di noi può fare ciò che desidera, consapevole ovviamente di poter essere scartato/a da qualcuno per questo motivo – l’avere dei tattoo – così come di essere tra le prime scelte proprio per la medesima ragione. A me è capitato, una volta, di essere eliminata in una selezione appunto per i miei tatuaggi. Ogni coreografo deve scegliere chi più rappresenta la sua idea creativa ma rimane sempre la possibilità, se i tatuaggi non sono molti, di poterli coprire”.
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti e rivelarci qualche eventuale chicca in anteprima? “In primavera uscirà un videoclip girato con il cantante sanremese Claudio Cirimele, il titolo è “Lividi del cuore” e parla della violenza sulle donne. Un progetto, codesto, in cui – oltre al ruolo di ballerina e coreografa – mi sono dedicata a scrivere proprio la storia stessa. Altre nuove collaborazioni mi stanno portando a intraprendere vari progetti, che per ora sono in fase embrionale, quindi incrocio le dita e spero che magari ne parleremo in una prossima intervista”.
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