Da sabato 19 febbraio al 3 marzo 2022
La Galleria Spazioquattro accogli nei suoi locali, da sabato 19 febbraio, la mostra pittorica dell’artista messinese Riccardo Orlando, composta da circa 30 opere realizzate olio su tela.
CRITICA DI MASSIMO REGGIANI E MONICA CERRITO
E’ sbagliato pensare che le nuove categorie dell’arte nate dopo la Seconda Guerra mondiale rappresentino momenti effimeri, mode o tendenze: sono i nuovi linguaggi visivi dell’umanità. Astrattismo, Espressionismo astratto, Informale e Pop Art non hanno esaurito il proprio slancio, tutt’altro. La Pop Art, ad esempio, ha scelto di esprimersi attraverso l’immaginario popolare, a supporto o in opposizione alla società dei consumi, ma lo ha fatto sempre attingendo al vivere quotidiano. Semplicemente non siamo ancora abituati a considerarla una Categoria, perché è ancora troppo forte il richiamo agli artisti statunitensi che l’hanno creata e ai loro stili individuali.
Ci viene difficile, ad esempio, farvi entrare una pennellata fluente e figurativa, un’attenzione alle anatomie e l’abitudine a composizioni capaci di raggiungere un equilibrio visivo. Un artista come il messinese Riccardo Orlando ben si inserisce nella Pop Art. E’ una pittura che racconta della vita di ogni giorno: l’artista, siciliano, ha vissuto nelle Isole Eolie, nella piccola comunità di Ginostra alle pendici scoscese del vulcano Stromboli; non lo ha fatto per dipingere ma per gestire un ristorante e cucinare ai turisti piatti di mare. Anche adesso si divide tra il cavalletto e la ristorazione, serbando e affinando la sua capacità artistica maturata al liceo, prima a Reggio di Calabria e poi a Torino dove si diplomò.
Nell’arte di Riccardo Orlando troviamo tutto il linguaggio novecentesco dell’arte e anche la tradizione figurativa leggermente teatralizzata che accompagna l’Europa dai fasti del Barocco. Troviamo le geometrie astratte riusate per creare illusione prospettica in “Cogli l’attimo” e nella stessa opera l’esperienza del mondo naturale mediato attraverso i documentari e i reportage di viaggio. C’è il ricordo diretto delle simmetrie islamiche viste nelle rosse lande del Marocco, in “Eden” e “Alta marea” oltre al mare limpido e profondo che si può vivere nuotando tra lo Ionio e il Tirreno. Affiora una vena malinconica, in “Senza titolo” e “Viaggio di Nozze” per un futuro che è orizzonte ma anche cielo tempestoso capace di pungere sul corpo estivo del ragazzino assorto. Abbiamo i richiami alle pose della pubblicità nei corpi atletici di “U.S. Ultima spiaggia”, ai momenti di gioco che accomunano bimbi e delfini in “Castelli di sabbia”. Sono immancabili le tracce della tecnologia, dall’emozione di un mondo lontano e perduto in “L’ultimo dei narvali” o tanto vicino quanto sempre nuovo e sorprendentemente sconosciuto: “Autoritratto” in forma di selfie.
Cosa vi è di più Pop della sensibilità a un problema e della contraddizione di viverlo ogni giorno senza poterlo mai risolvere? Rispetto e attenzione per gli esseri viventi, ma anche un occhio gastronomico sugli stessi; l’adolescente che coglie un fiore e sembra al tempo stesso offrirsi simbolicamente attraverso quei petali; la bimba china sui propri progetti che potrebbero essere tanto gioco quanto indifferenza alla sorte del pianeta; un mondo sospeso nella gabbia dell’uomo, una marea che sommerge inesorabile chi ha rotto gli equilibri della natura. Sposi che festeggiano appesi alla zucca magica di una notte di festa, animali fuori dal proprio ambiente o che cercano rifugio nelle profondità e nell’oblio: sono opere che si prestano volontariamente ad infinite letture perché raccontano, percepiscono e soffrono ma non sanno costruire una proposta alternativa all’oggi. Anche e soprattutto questo è la Pop Art.
Nel caso di Riccardo Orlando il linguaggio è sicuro, incisivo e colto: affiorano tecniche, abilità, maestrie maturate nel corso di secoli da una pittura di scuola alta, fatte proprie e padroneggiate dall’artista in composizioni rigorose, apparentemente leggere e casuali. Questa capacità si evidenzia tanto nel dipingere che nel disegnare: un taccuino di vita intensamente profumato di mare.
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