Attualita

MOSTRE – “Vele di terra” di Aurelio Valentini chiude la rassegna R-esistenza d’artista

di Sefora Adamovic

La rassegna “R-esistenza d’artista – visioni d’arte contemporanea” a cura di Saverio Pugliatti, giunge al termine con la personale “Vele di terra” di Aurelio Valentini, ospitata nella Sala Mostre del Teatro Vittorio Emanuele dal 7 al 19 giugno. La mostra consta di diverse tavole ad olio e di una trentina di disegni a grafite, fra cui si possono riconoscere alcuni bozzetti preparatori per le scene dei mercati, che con il loro mescolamento inebriante di colori, sapori e umanità, animano le opere. L’ispirazione che attinge al lirismo popolare dei mercati di Palermo dalla Vucciria a Ballarò, si manifesta solare nell’impeto cromatico dei tendoni rossi che sovrastano i banchi e le bancarelle. L’artista contiene con raffinata lucidità l’animistica vivacità di questi luoghi sovrappopolati e gravidi di frutti ed incontri, dove alle “Odi elementari” di Neruda e all’esuberanza pittoresca di Guttuso, si contrappone il rigore compositivo e l’azione simbolica, quasi catartica, del bianco. Il realismo di Valentini, infatti, è immediato ed efficace, si avvale di una tecnica fatta di lievi accenni e accenti, come scrive la storica Mariateresa Zagone, di una <<pittura “compendiaria” con la quale il pennello, sporcato appena di pigmento, traccia le forme che sembrano nascere dall’assenza del colore più che dalla presenza di esso>>. Il bianco del fondo, contraltare dialogante al vermiglio delle “vele di terra”, si espande oltre i cieli, assume dimensione di vuoto ed atemporalità e come il flash fotografico isola scorci, illumina racconti, compie cesure fra figure umane, etnie, modelli, religioni. Altre fotografie, stavolta stampate, ribaltate e sforbiciate, accostate nuovamente alla pittura, cambiano le condizioni della convivenza, descrivono silenzi, fanno emergere assonanze, conversazioni e preghiere, un più tacito ed autentico incontro. La poesia dell’abbondanza è stata distillata in allusione e l’allusione si è solidificata in più pregnante prosa.
<<Il più bello dei mari>> scriveva Nazim Hikmet <<è quello che non navigammo>>, forse , ancora da scoprire, guidati dalle “vele di terra” di Valentini.

 

Redazione Scomunicando.it

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