Categories: Cronaca Regionale

MUOS & POPOLO – “Un vaso colmo”

 

 

 

di Antonio Macauda

La manifestazione contro il MUOS di giorno 30 ci ha lasciato molti spunti, tra quelli più interessanti ci sono sicuramente quelli che riguardano l’ambiente e la salvaguardia territoriale da chi, invece, reputa di poter usare la Sicilia come un campo da Risiko.

Chissà se è suonata la sveglia per il siciliani, che per troppo tempo hanno strozzato in gola un grido fatto di rabbia e frustrazione dovuta al fatto di non sentirsi mai tenuti in considerazione, di chi paga tasse per avere servizi scandenti, di chi vede il proprio territorio assassinato quasi quotidianamente e con lui i suoi abitanti.

L’aria che si respirava a Niscemi era la classica aria da vaso colmo e come potrebbe essere altrimenti, installare apparecchi militari in quella zona dal panorama naturale molto suggestivo è, obbiettivo, un’offesa a Dio.

Camminando per la vallata che porta alla base si assiste ad un vero e proprio assassinio della logica, si vede una collina stuprata da ruspe, betoniere e camion.

Campi verdi, dove pure l’aria profuma di semplicità, completamente devastati da antenne attorniate da filo spinato.  La situazione riguarda anche  realtà geografiche lontane da Niscemi  visto che, a quanto pare, le onde emanate dalle antenne sono chiamate “a fontana” e colpiscono anche centri abitati distanti 150 o 200 km.

Tra i motivi della manifestazione c’è un diritto assolutamente inalienabile, quale quello alla salute, che nessuno deve togliere o mettere in discussione. Una volta erano i padroni a decidere come e quanto dovevano vivere i propri servi, la realtà attuale non si discosta molto da quella passata, visto che basta fare un giro a Niscemi, e saper leggere dentro gli occhi della gente, per capire come si faccia veramente difficoltà a capire la logica e il perché si deve mettere a repentaglio la salute delle persone. Non bisogna credere che questa logica appartiene ad epoche lontane  sepolte nei meandri della storia, perché così non è.

Questa forma di colonialismo contemporaneo ha cambiato forma ma non  certamente sostanza ed è molto più diffuso nel mondo di quanto si creda.  Niscemi è solo un altro caso tra i tanti in Sicilia (Gela, Priolo, Milazzo) dove una comunità è stata costretta a scegliere tra il proprio sostentamento, vista la totale assenza di lavoro, e la propria salute visto che in quelle zone si fa veramente fatica a trovare una sola famiglia che non abbia un malato terminale in famiglia. Il Muos per Niscemi rappresenta il danno oltre la beffa visto che, in quelle zone, quelle strutture portano lavoro invece con il Muos si pretende che il popolo siciliano subisca in silenzio in nome di accordi militari vecchi di sessant’anni, roba da prima guerra fredda insomma. Ancora però la strada è lunga per creare un’identità forte, come testimonia la presenza timida degli abitanti di Niscemi che si sono accodati alla manifestazione a corteo abbondantemente iniziato.

Insomma purtroppo siamo ancora al “scusate potremmo protestare anche noi per il nostro territorio?”, segni di una sicilianità che per troppo tempo ha fatto rima con un vassallaggio che ha solo fatto la fortuna di pochi.   Ma, se è possibile, c’è pure dell’altro vista la paura diffusa che dopo l’americanizzazione di Sigonella e l’attuazione del Muos, la Sicilia venga usato da deposito militare. Infatti da circa un anno che a Messina si vocifera della creazione di un centro di smaltimento per le navi militari della NATO e dei sommergibili nucleari. Un tale progetto naturalmente comporterebbe un aiuto ad una realtà sconvolta da una crisi lavorativa senza precedenti; ma si sa che quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima e un simile progetto metterebbe a serio rischio la salute collettiva costringendo i lavoratori a confrontarsi quotidianamente con metalli e vernici pesanti, scorie nucleari che seppur leggere provocherebbero danni irreversibili in un luogo dove si fa difficoltà a smaltire una lattina.

Antonio Macauda

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