F.A.N.G.O. è l’acronimo di Fondazione Artisti Nutrimento Grande Opera, ma tale appellativo apre, ovviamente, a significati ben più forti: “Non riguarda il fango materiale che ha distrutto villaggi e ucciso 37 persone, ma quel fango impalpabile che ormai sta distruggendo interamente il nostro Paese”.
Al circolo Libreria Pickwick, Cannaò, dentro una cornice di immagini fotografiche di Gianmarco Vetrano, ha tenuto un dibattito dal titolo “Techne”, intesa come “l’arte e la tecnica, ovvero le capacità intellettuali e manuali di fare qualcosa che si svolge secondo una regola”, nel corso del quale ha incontrato il pubblico anche per aggiornare e discutere dell’operato del museo a distanza di due anni dall’alluvione, secondo il progetto che sta promuovendo ed attuando, finalizzato ad “elevare le zone alluvionate a simbolo di valori imprescindibili”.
Cosa che potrebbe suonare come un’utopia, ma se così fosse sarebbe da intendere in senso positivo. Una sfida, insomma, che contiene in sé principi ed intenti che si strutturano fattivamente dentro un progetto condiviso da artisti e personalità della cultura, e che sta avendo un contributo pratico da parte di alcuni enti che, in via del tutto eccezionale, viste le consuetudini locali, si stanno impegnando in tal senso: primo fra tutti il Genio civile, guidato da Gaetano Sciacca, tra i più attivi nei lavori post – alluvione.
Ed è proprio l’Ufficio con sede in via Saffi, che ospita, da quasi due anni, le centinaia di opere del museo, donate da svariati artisti e da semplici cittadini, oltre agli eventi collegati al progetto, come “Lune d’agosto e… Ingegno civile” svoltosi negli ultimi mesi del 2010 e l’estemporanea realizzata per La notte della Cultura lo scorso febbraio.
Il museo del Fango ha, quindi, i connotati di quelle realtà itineranti che hanno trovato “casa” presso una “famiglia” che ne sta custodendo l’indubbio valore umano ed artistico.
Attenendosi al tema dell’incontro parla della “sua” Milano in termini critici, riferiti all’architettura in relazione all’Expo: ”Sono stati realizzati dei grattacieli osceni”, dice, dissertando su questioni che attengono al rapporto tra la cultura ed il potere.
Ad esempio quella del fango”.
Al circolo Pickwick, al fianco di Michele Cannaò è intervenuto l’ingegnere Gaetano Sciacca. “Ci siamo incontrati con il maestro Cannaò, così come con la gente, non mossi da interessi, ma secondo un comune sentire” tiene a dire il capo del Genio civile, che parla poi dei cittadini: “Messina è fatta di tanta bella gente, ma ci sono persone che hanno bisogno di essere sollecitate e motivate per poter uscire allo scoperto”. E sul “rinnovato” ruolo del suo ufficio, riguardo il Museo del Fango, spiega: “Il nostro è un caso atipico nel panorama degli uffici pubblici. Per noi è il modo di dimostrare quanto sia giusto che i palazzi delle istituzioni siano aperti alla gente affinché si incontri e si ritrovi in quei luoghi”.
Hanno contribuito ad animare il dibattito anche il giornalista Vincenzo Bonaventura e l’onnipresente, combattivo eco- pacifista Renato Accorinti, “costretto” ad intervenire dopo che nel corso della discussione sul rapporto tra cittadinanza e territorio è stato tirato in ballo l’argomento Ponte sullo Stretto.
Il progetto comunitario Lifelong Learning Program ha previsto che 25 giovani che operano nel volontariato, di cui 4 italiani e 21 provenienti da Romania, Polonia, Finlandia, Lettonia, Portogallo, Svezia, Lituania, Slovenia e Turchia, partecipassero ad una serie di incontri a Messina con varie associazioni con l’intento di creare scambi di esperienze nell’ambito dell’attività e della formazione.
Hanno, quindi, esposto le finalità sociali e culturali della loro associazione: l’arte come fonte di arricchimento nella costruzione di una coscienza collettiva.
“Responsabilizzare la gente al rispetto dell’ambiente, del territorio e della legalità” è stata una delle risposte date a chi chiedeva quale fossero i principali obiettivi da raggiungere, affinché tale tragedia non si ripetesse più.
Corrado Speziale
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