Il rapporto tra musica e impegno politico ha sempre avuto una connotazione profonda, capace di superare i confini del tempo e della censura. Tra gli esempi più emblematici di questa fusione si trova la vicenda di Massimo Morsello e del brano “Paradiso dei guerrieri”, una canzone che rischiò di scomparire per sempre a causa delle dinamiche interne alla destra italiana degli anni Settanta.
Per Franco – 6 marzo 1978
A riproporre i fatti è con un post sui facebook Francesco Mancinelli. Lui rilancia un “fondo” di Miro Renzaglia. Una scrittura intensa, vivida, di chi ha partecipato in quegli anni alla lotta politica.
Già sospettato di eresia dagli ambienti istituzionali della destra, Morsello faceva parte del FUAN di Via Siena, una realtà anarchica e fuori dagli schemi, considerata ingovernabile dai vertici missini. Proprio in questo contesto, nel 1978, al Campo Hobbit II, il cantautore presentò tre brani inediti: “Il battesimo del fuoco”, “La Tua gente migliore” e “Paradiso dei guerrieri”. Se i primi due entrarono nel repertorio consolidato della musica alternativa, il terzo venne volutamente rimosso dalla raccolta ufficiale, destinato all’oblio per ragioni squisitamente politiche.
Il motivo della censura risiedeva nel fatto che “Paradiso dei guerrieri” fosse dedicata a Franco Anselmi, militante dell’estrema destra assassinato a Roma nel marzo dello stesso anno. La figura di Anselmi, che rifiutava le logiche del vittimismo e incarnava una rottura con l’apparato missino, risultava troppo scomoda per la narrazione ufficiale. Anselmi non era solo un militante caduto, ma un simbolo di una generazione che si rifiutava di essere un semplice bersaglio nelle strade di Roma, opponendosi tanto alla violenza dell’estrema sinistra quanto alle strategie del partito.
Nella sua canzone, Morsello non solo rendeva omaggio ad Anselmi, ma raccontava tra le righe la ritualità di quegli anni, il passaggio del testimone tra militanti, il sangue versato come sigillo di appartenenza a una comunità di destino. Un messaggio considerato inaccettabile dall’apparato, che decise di eliminare il brano dalla raccolta di Campo Hobbit II senza neanche consultare l’autore.
Sarebbe stato più corretto contestualizzarlo con una nota, piuttosto che tentare di cancellarlo.
Eppure, nonostante il tentativo di insabbiamento, la musica ha trovato il modo di sopravvivere. I partecipanti di Campo Hobbit II, ribattezzato “Campo Gollum” per la sua dimensione quasi mitologica, non si lasciarono intimidire: qualcuno registrò clandestinamente la canzone, che iniziò a circolare di mano in mano, su nastri e cassette, come una reliquia da preservare.
Per tre decenni è sopravvissuta nella memoria collettiva, fino a essere finalmente ripubblicata da Rupe Tarpea e archiviata dall’Associazione Lorien.
Oggi, guardando indietro, si può dire che la censura non è riuscita nel suo intento.
Il patrimonio musicale e i ricordi legati a quei canti sopravvivono ancora, dimostrando che nessuna burocrazia, per quanto grigia e ottusa, può davvero assassinare un canto. Franco e Massimo si sono simbolicamente ritrovati, uniti dalla memoria e dalle note di una canzone che, nonostante tutto, continua a essere ascoltata.
il post integrale pubblicato Mancinelli
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