MUSICA – Intervista al producer Kemyz
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MUSICA – Intervista al producer Kemyz

Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone la prima parte della sua chiacchierata con l’esperto di beats, mixaggio e masterizzazione. È possibile visionare il profilo IG di Michele Scopetti, in arte Kemyz, cliccando su https://instagram.com/kemyzprod?igshid=MzRlODBiNWFlZA==      

Buongiorno, piacere! Ti domando subito qual è il cosiddetto motore interiore che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica e quali sensazioni ed emozioni provi nella veste di producer (tutto ciò in relazione pure al tuo pseudonimo). “Buongiorno Giulia, piacere mio e grazie di questa intervista che ho realmente apprezzato! Il motore interiore che mi ha spinto a intraprendere il mio viaggio nella musica è composto da una serie di eventi, che fanno parte del mio percorso di vita. Essendo figlio di un professore di musica, sono cresciuto in un ambiente assai stimolante dal punto di vista musicale. Chitarre, tastiere e altri strumenti ancora sono sempre stati presenti in casa e dunque per me è stato abbastanza naturale avvicinarmi proprio alla musica. Ricordo poi che, da bambino, mio padre mi portava spesso con lui in auto e a farci compagnia c’erano sempre le musicassette degli Stadio, degli 883, di Zucchero etc. (questo per dire che ho iniziato ad ascoltare musica davvero presto… cosa, la tale, che credo che in qualche modo abbia creato una profonda connessione tra me ed essa). All’età di quattro anni cominciai a studiare violino nella Scuola di Musica della mia città, presso la quale oggi tengo il corso di Music Production. Il violino l’ho studiato fino all’età di otto anni, età in cui ho abbandonato il suddetto strumento in quanto scoprii via via di non amarlo particolarmente. I quattro anni di suo studio, inconsciamente, però sono stati cruciali per il mio sviluppo artistico dacché mi hanno conferito la capacità di ascoltare una nota o un giro di accordi e di riprodurli senza bisogno di leggere alcuno spartito (in altre parole, è quello che in musica viene volgarmente definito “avere orecchio” e questo perché il violino è uno strumento privo di truss rod ossia delle barre di metallo inserite all’interno del manico degli strumenti a corda come la chitarra – per cui si deve imparare, senza avere punti di riferimento, a capire dove mettere le dita per generare il suono della nota desiderata). Sfruttando questa skill, ho incominciato a sperimentare e ad approcciare alla produzione musicale utilizzando esclusivamente una tastiera (la Roland E-86) che mi permetteva di registrare progetti multi-canale in formato midi su floppy disk. Ecco che sostanzialmente, nel mio caso, è così che tutto ha avuto avvio. Le emozioni che provo nella veste di producer sono molte, per lo più positive, e sono legate maggiormente all’atto stesso di produrre musica. Quando produco, le mie emozioni influenzano la musica che sto creando e al contempo la piega che man mano prende la composizione genera nuove emozioni che, a loro volta, danno esito a nuove idee (sono cioè immerso in un flusso continuo di “feedback emozionale > idea”, il quale porta alla strumentale… e la cosa straordinaria è che chi la ascolterà, inconsciamente, percepirà le emozioni che ho provato mentre la realizzavo e ne sarà a sua volta influenzato). Per quanto riguarda il mio pseudonimo, ha poco a che vedere con il motore interiore che mi ha spinto a fare musica e con le emozioni che provo nel farla ed è molto più banale di quello che si potrebbe immaginare. I miei amici mi chiamano Mike e il mio cognome inizia con la lettera -S, Kemyz altro non è che l’anagramma di Mike S. ma con la -y al posto della -i per una scelta di stile e con la -S girata verso l’interno e che ossia diventa una sorta di -z”.  

Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità e quale colore vi assoceresti metaforicamente? “Da piccolo sognavo di fare il cantante e, in effetti, ho iniziato ad approcciare alla produzione proprio per realizzare delle strumentali per i miei brani. Successivamente ad alcune esperienze su piccoli palchi, seppure positive, ho capito che non amavo avere “le luci dei riflettori” puntate addosso e che era ed è soprattutto il processo creativo ad appagarmi… per cui è stato per me naturale iniziare a dedicarmi quasi esclusivamente proprio all’aspetto produttivo, che mi ha dato e mi dà la possibilità di esprimermi musicalmente senza dover essere al centro dell’attenzione. Da bambino ero molto vivace, un sognatore, creativo e un po’ ribelle ma avevo anche delle insicurezze che sono riuscito – a partire dal periodo post-adolescenziale, in poi – in buona parte a superare grazie ad un continuo lavoro di introspezione e miglioramento personale. Ad un certo punto della mia esistenza, ho compreso le ragioni di tali insicurezze e che quest’ultime mi stavano tenendo in uno stato mentale caotico a causa del quale avevo difficoltà a capire la direzione in cui volevo portare la mia vita e ciò mi ha spinto ad intervenire attivamente. È altresì per questa ragione che ho iniziato “tardi” ad approcciarmi alla mia passione per la musica in un’ottica lavorativa. Attualmente credo di aver mantenuto la maggior parte dei tratti distintivi della mia personalità da bambino, sostituendo la componente di vivacità con la calma e la riflessione. Oggi sono una persona che, per lo più, sa quello che vuole e che lavora per ottenerlo e ciò restando sempre con i piedi ben saldi a terra. Mi godo il viaggio, tuttavia senza nutrire false aspettative e cerco di essere grato per quello che già ho (sebbene io punti e rivolga immancabilmente un occhio verso il futuro). Sinceramente non saprei dire quale colore assocerei alla mia personalità ma – essendo un amante della serenità, della tranquillità e della pace – adoro il blu chiaro, che facilita la mia entrare in codesti stati emotivi e difatti i led del mio studio sono sempre impostati sul sopracitato colore”. 

Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Apprezzo ogni forma d’arte, anche se maggiormente quelle “dinamiche”. La musica, in particolar modo, per me rappresenta molto… mi coinvolge tanto e attira il mio interesse al punto da spingermi ad informarmi e ad apprendere sempre cose nuove relative ad essa. È stimolante ed è anche una valvola di sfogo che mi assorbe completamente – facendomi dimenticare, mentre la svolgo come mia attività o mentre la ascolto, i piccoli problemi nonché le paure e i pensieri negativi della vita quotidiana che pressoché tutti noi abbiamo. La musica ha la capacità di agire sull’umore e sugli stati emotivi e credo che sia proprio questo il suo principale pregio. Mi dà inoltre la possibilità di sentirmi libero, di gestire orari ed impegni in base alle mie esigenze e di dedicarmi ad essa essendo ricompensato a dovere (in sostanza mi dà la possibilità di vivere facendo qualcosa che mi appassiona e che quindi, nella stragrande maggioranza dei casi, non mi pesa affatto fare)”.    

I ricordi e la costanza, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e in quale maniera sono rilevanti nella tuo percorso di vita e lavorativamente parlando? “Credo che essere in grado di gestire tutte le variabili da te sopraelencate sia molto complicato e che tuttavia sia, allo stesso tempo, fondamentale per riuscire a direzionare nella maniera desiderata il proprio percorso lavorativo e di vita. Nella mia personale esperienza, penso che le variabili maggiormente rilevanti siano state –  cominciare da  un certo punto della mia vita, in poi – la costanza e la pianificazione ma pure la sperimentazione e l’utilizzo dei ricordi in modo rafforzativo. Devo invece sicuramente migliorare nell’osare e ciò soprattutto se si tratta di fare scelte che, seppur potenzialmente decisive, sono ad altissimo rischio… ed è qui che subentra la componente di razionalità dato che, nel prendere le varie decisioni, tendo a concedermi sempre un certo margine di sicurezza. Ciò probabilmente è limitante per il raggiungimento dei miei obiettivi, però mi evita di fare scelte avventate e di valutare bene i rischi prima di agire. È tutta questione di equilibrio, che  non è semplice trovare e tanto meno mantenere”.                 

In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che – quale che ne sia il settore – esista il bello universale? Qualora la tua risposta sia negativa, ti sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che alcuni elaborati siano pressoché unanimemente considerati dei capolavori (mi viene in mente ad esempio, per ciò che riguarda l’arte scultorea, “La Pietà” di Michelangelo Buonarroti)? “Identifico la bellezza nella capacità – di un oggetto, di un’opera d’arte tangibile o intangibile, di un essere vivente, di un luogo, di un’atmosfera, di un suono o di una persona – di suscitare, in chi la guarda o tocca o ascolta, forti emozioni positive ed appaganti (come lo stupore, il desiderio, l’euforia, la gioia etc.). Ho pertanto idea che la bellezza sia soggettiva, dato che il ventaglio di emozioni positive che noi esseri umani possiamo provare verso qualcosa o qualcuno dipendono per appunto ognuno di noi da moltissime differenti variabili (come ad esempio il contesto sociale in cui siamo cresciuti, le esperienze di vita che abbiamo avuto, la cultura presente nella nostra area geografica, il ceto sociale a cui apparteniamo, il periodo storico in cui viviamo e i canoni estetici della società ad esso annessi, il nostro livello di istruzione, gli effetti della pubblicità e del marketing sul nostro inconscio ma anche da fattori di carattere emotivo come il  provare un sentimento o l’avere un legame affettivo per quel qualcosa/qualcuno). In effetti, più che di bellezza soggettiva, parlerei di percezione soggettiva della beltà e conseguentemente non credo che esista il bello universale… e infatti, a poposito del tuo esempio di “La Pietà” di Michelangelo Buonarroti, hai correttamente detto che è un elaborato pressoché unanimemente considerato un capolavoro (dove il pressoché, in questo senso, è un elemento semantico fondamentale ché esclude la totalità). Sono comunque del parere che, in campo artistico, alcuni elaborati possano avvicinarsi al concetto di bello universale in quanto nella maggioranza degli individui fanno scaturire almeno una delle emozioni positive sopracitate”.             

Quanto ti sembra che sia importante – nella carriera di una persona di spettacolo, di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo qualcosa, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? “Credo che l’immagine sia sempre stata qualcosa di fondamentale per le persone di spettacolo e/o per gli artisti, ma che oggi lo sia più che mai… al punto che proprio all’immagine, purtroppo, è affibbiata un’importanza forse superiore ai contenuti. Generalizzando, dal mio punto di vista, stiamo vivendo in un’epoca in cui la comunicazione di significati emozionali e intellettivi sta passando via via in secondo piano e ciò per lasciare gran parte del suo spazio ad apparenza e ostentazione (e l’apparenza sta ad indicare un indebolimento dell’esternazione del vero)”.     

A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e audacia? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? “Dal mio punto di vista la resilienza e l’audacia sono due tra i fattori fondamentali che possono portarci a raggiungere la libertà, mentre identifico l’amore nel compiere azioni buone e positive o bei gesti in maniera reiterata nei confronti di qualcuno (compresi di se stessi) o di qualcosa e ciò senza l’aspettativa di alcun tornaconto personale… bensì soltanto agendo con gioia, gioia derivante dal compiere l’azione stessa”.   

27 Giugno 2023

Autore:

redazione


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