Oltre una semplice recensione … quella di Rino Nania.
Ozpetek o della #vertigine
Dopo l’immagine iniziale delle scale che ruotano su se stesse nel loro stile liberty, Ozpetek ci offre Beppe Barra che esalta e ci inizia al mito dell’accoppiamento, introducendoci all’amplesso torrido e meraviglioso tra la Mezzogiorno e Borghi.
Questo l’abbrivio da cui si avvia la trama di ‘Napoli Velata’ in cui la protagonista, smarrito il senso di realtà in seguito alla vissuta tragedia dell’età infantile, rischia di perdere la verità sulla natura e portata delle cose della vita con cui costruisce le sue relazioni.
Si esplicita così il mito carnale che svela il piacere che rimanda alla sua mente trafitta dall’esperienza, seguendo il percorso di una vita concentrata sul trauma da rimuovere. Cio avviene quando il padre della protagonista muore per mano della madre, tradita dalla sorella (Bonaiuto). Così prendono respiro i tanti perché – allucinati dietro la morte di un compagno occasionale (Borghi), che scompare violentemente per atto criminale, probabilmente perché dedito a furti di opere d’arte – che disvelano una vita che racchiude segreti, che meritano cure oltre la ragione, fino ad arrivare alla scena oracolare di una santona che prova a parlare con l’anima malata della Mezzogiorno.
Dalla morte si diparte il plot che immette lo spettatore nel misterico itinerario di una Napoli ricca e molteplice, velata appunto come il Cristo, costituito dalle memorie esoteriche del sottosuolo dipinto di magie e narrato da Pasquale (Beppe Barra) con spirito tambureggiante che viene ritratto, tangibilmente, nella tamurriata dei musici Bottai, che signoreggiano e riescono a trasferire in bella vista (Galleria San Carlo) ed in bella prova l’armonica musicalità dei vicoli angioini.
In tutto questo Ozpetek ci mette l’eros e l’amore, i misteri e l’antica e classica mitologia che aspira all’eternità, fino, quindi, ad arrivare ai nostri giorni, in cui la protagonista (Giovanna Mezzogiorno) fornisce una interessante rappresentazione di sé, accanto a chi, talento desideroso di bellezza, come Borghi si fa ammirare per le sue nudità. Ecco che il regista mette in scena una Napoli vissuta come scenario di un dramma esistenziale che viene rimosso dalla naturale forza dell’amore, che nasce e si impone tra la un’anatomo-patologa ed un poliziotto sincero, che, dolorosamente, riesce a far uscire la donna ferita dal suo psichico vicolo cieco.
Alessandro Borghi, Luisa Ranieri, Lina Sastri, Anna Bonaiuto , Peppe Barra e Maria Pia Calzone fanno da bella compagnia di giro alla brava protagonista.
(Rino Nania / 29 dicembre 2017)
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