Cronaca

NINO MUSCA & SINAGRA – “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”

La parola d’ordine del neo sindaco Nino Musca, a caldo dopo il successo elettorale, in sintesi è: Insieme si può e si deve fare, ogni riconoscimento è nostro e mai più paura di esprimere le nostre opinioni. Ora si inizia “ come dire Sinagra anno uno”.

Non è stata la solita campagna elettorale.
Questo il sentire di tantissimi sinagresi che scrivono di ritrovata libertà e parlano di una nuova “primavera sinagrese” che ha attraversato, come un brivido nel cuore, tantissima parte della coscienza collettiva portando centinaia di persone in piazza ad osannare la corazzata “NuovaMente Sinagra” lista di sostegno all’ingegnere Nino Musca che, con “1162 bordate” tanti sono stati i consensi, ha scritto la parola fine all’amministrazione Maccora e conquistato, “JollY Roger” in testa, il palazzo di città.
L’affermazione del neo sindaco che ha “relegato” l’uscente ad appena uno stentato 37,5% pari a 695 voti , la dice lunga sulla voglia di cambiamento che attraversa da tempo il paese anche se, ad occhi poco attenti, nulla lasciava presagire l’attuale valanga.
Eppure le sfumature c’erano tutte.
Da qualche anno le bacheche cittadine, luoghi sacri del “pensiero” critico sono rimaste stranamente vuote mentre il raro dissenso era scaduto in forma di foglie anonimi che poi, magari sotto l’effetto della “carta bollata” erano del tutto scomparsi.
Eppure in consiglio comunale l’indipendente vice presidente continuava a fare le pulci all’amministrazione su quasi ogni argomento rilevante.
“Bisogna cambiare l’aria, far respirare un nuovo modo di fare politica, intercalava tra un argomento e l’altro, Musca raccogliendo consensi in fasce di elettorato sempre più ampie.
L’amministrazione uscente aveva tentato di arginare la marea montante, la cui esistenza era innegabile, ma messa politicamente all’angolo da Musca “ navigava” in spazi ristretti e, spesso, la “Tenzone” affidata a pochi “spadaccini” , si spostava sui social per poi sfociare in spot elettoralistici, non certo di pregio, ripetuti anche in altre “sedi” a cui si aggiungeva certa oratoria che sembrava fatta apposta per inasprire gli animi.
Sullo sfondo una sorta di timore reverenziale e incertezza infittiva la cortina fumogena attorno ai due schieramenti.
Ma a ben guardare i ragazzi del “Lustro sinagrese” macinavano consensi forti del loro essere gruppo, determinazione e, per certi versi, sofferenza, rispedendo al mittente le accuse di plagio o peggio di mistificazione.
Ma cosa c’è dietro l’enorme successo di Nino Musca?
Tutto sembra partire da lontano, addirittura da qualche mese dopo l’insediamento quando la lista capeggiata da Vincenza Maccora, grazie alla frammentazione in quattro tronconi della politica locale arriva al Palazzo di Piazza San Teodoro.
La campagna elettorale non era stata particolarmente aspra e le premesse per aperture ad altri schieramenti c’erano tutte. Ma niente accade, anzi dietro le frasi di circostanza, la chiusura e di conseguenza l’isolamento, la fanno da padroni.
Si inizia con spostamenti di dipendenti, si chiude un’area operativa storica del comune, con tanto di conseguente contenzioso; le schermaglie con i giornalisti, sono sempre più frequenti. Scoppia il caso Piazza Fiori, che finisce dai giudici amministrativi che danno torto al Comune.
C’è anche la collaborazione dello zio del sindaco Ninì Maccora, esperto a titolo gratuito nominato dal vice sindaco Totò Gaudio e Carmelo Giglia; quest’ultimo per attività di “Collaborazione ed assistenza in materia di finanza agevolata e bandi di interesse pubblico” con porte aperte in tutti gli uffici comunali.
Sui risultati ottenuti pare però che, oltre ai ringraziamenti del sindaco nei vari consigli comunali, non vi sia una vera e propria relazione scritta. Si grida all’amministrazione familiare e gli echi all’esterno non sono ben accetti.
E ancora: la vendita dei capannoni dell’area Artigianale, e la vicenda Caleg, poi rientrata, le modifiche al regolamento Pim, gli incarichi legali costantemente attaccate dall’opposizione, le anticipazioni di cassa e, da ultimo, il resoconto pubblico sulla posizione debitoria del comune fatta dalla lista “NuovaMente Sinagra che cifra il debito del Comune in 2.667.000.000 euro.
Insomma c’è abbastanza per comizi, dibattiti e i mille rivoletti dei social.
Ma più che sui palchi il confronto diventa spicciolo, la piazza torna ad animarsi, con “atto d’imperio” dei cittadini che dimostrano di avere accresciuto l’autonomia critica.
Il palco prende il sopravvento in chiusura di campagna elettorale. Argomenti e credibilità diventano veleni o oro colato a seconda degli orientamenti politici. La “ messa in sicurezza” della lista di Musca arriva alle 22,00 dello scorso venerdì. Non appena Musca e i candidati di sostegno salgono sul palco ad accoglierli ci sono più di mille persone.
L’applauso è lungo, intenso, profuma di libertà, riscatta i silenzi e condanna senza appello inciuci e cambi di casacca dell’ultima ora.
Parlano Giovanni Bucale, chiamato in causa poco prima dal sindaco uscente, e Vincenzo Naciti. Musca stenta a chiudere rapito dal Pubblico che lo porta in trionfo.
Un brivido corre nella schiena dei presenti; le voci strozzate cercano di nascondere l’emozione.
La primavera sinagrese è sbocciata ed aspetta solo il riconoscimento ufficiale dello scrutinio.
Il commento è unanime ed è affidato all’immediatezza del dialetto: “non c’è chiù spisa pi nuddu”. Poco dopo, in un noto locale, la fisarmonica ha già anticipato le urne.
Nelle parole di Alessia Pedalina c’è tutto il lavoro e il credo del “Lustro sinagrese” : Uniti, tenaci, abbiamo creduto in un progetto che è nato spontaneamente ed è cresciuto insieme ad ognuno di noi.
Nonostante le tante critiche, siamo andati avanti, forti dell’appoggio delle nostre famiglie e convinti di poter raggiungere l’obiettivo di dare, tutti insieme, nuovo Lustro a Sinagra”.
I tanto attaccati giovani mentre la politica inciuciava in improbabili alleanze e folgorazioni sulla via di Damasco pensavano, agivano, si sceglievano un leader, accettavano consigli e si confrontavano: – “essere giovani è continuare a sperare- dice Naciti- 154 voti – anche quando il cielo è stanco di essere azzurro.
“…E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”- cantava Franco Battiato. E’ questione di “lustro” , parafrasa Radio Fante. Battiato, una ricerca più in la, annuisce “Nulla si può considerare perduto, che c’è sempre una rinascita, un “oltre” che ha da poco gettato il cuore “oltre il ponte”.
E intanto su facebook si rincorrono gli echi degli ultimi fuochi.
Enzo Caputo

Redazione Scomunicando.it

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