Ma qui, ovviamente, a differenza di concerti, esibizioni teatrali e quant’altro, la finalità non è certo quella di divertire o intrattenere, bensì informare, sensibilizzare e misurarsi con realtà diverse e talvolta distanti da quelle circoscritte territorialmente dentro la “Valle”.
E per i valsusini non c’era occasione migliore di ritrovare gli “amici” messinesi che nel segno della condivisione No Ponte – No Tav hanno, più volte, solidarizzato con loro nel corso delle battaglie a difesa del territorio.
Piera Pareti, 57 anni e “quasi nonna” come lei stessa tiene a precisare, storica attivista No Tav, assieme al proprio figlio Emanuele Magliano, hanno composto la delegazione giunta all’ex Guernica per incontrare e dialogare con i messinesi sulla storia, l’attività e le finalità del loro movimento ventennale.
L’esempio di quasi tre generazioni che il trascorrere del tempo e l’evolversi delle vicende ha sempre più riunito in un unico destino, fino a renderle inseparabili.
Il tutto da rivivere e raccontare in sala, dando, ove possibile, l’opportunità a commentatori ed osservatori di riportare quanto dibattuto.
Ed a quei pochi operatori dell’informazione presenti, è stata data solo l’opportunità di intrattenersi con i protagonisti prima dell’avvio del dibattito.
“Da tutta Italia richiedono la nostra presenza. Noi siamo un esempio per tutti i movimenti, perché stiamo tenendo sotto scacco l’intero Paese da vent’anni, per cui facciamo scuola” dice Piera Pareti, seduta sul balconcino che sporge su via Cesare Battisti, con la voce disturbata dalle raffiche di scirocco.
“E’ questo che fa paura allo Stato – prosegue l’esponente No Tav – perché insegniamo ad agire coi fatti, con la nostra presenza, col nostro corpo. Questa è resistenza e disobbedienza civile”.
La Pareti accenna poi alla situazione del movimento: “Da noi ognuno è leader di se stesso, non ci sono elementi negativi, siamo un movimento coeso anche se cercano in ogni modo di dividerci.
Abbiamo la prima linea e la linea istituzionale, compreso un pool di avvocati che hanno fatto decine di ricorsi contro l’Unione Europea, lo Stato Italiano, la Regione ed il Prefetto di Torino, che fa dei decreti incostituzionali apposta contro di noi”.
Ed eccone spiegato il senso: “Hanno militarizzato illegalmente quella valle”, dice la militante No Tav, mostrando non poca indignazione.
La “pasionaria” valsusina, interpellata in tal senso, ha ammesso con chiarezza: “Siamo abituati, perché facciamo paura. Questo mi dà molta forza e coraggio”.
Ed era “solo” la breve parentesi riservata alla stampa.
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