Cronaca

NOTE A MARGINE – I Camalli & Gaza: la voce che i potenti non hanno avuto il coraggio di alzare

Non sono i capi di Stato. Non sono gli intellettuali o le star internazionali. La voce più chiara, più netta, più coraggiosa sulla tragedia di Gaza è arrivata da chi ogni giorno lavora con le mani, con la fatica e con l’onestà: i portuali di Genova.

Mentre salutavano le barche cariche di aiuti e alimenti dirette verso la Palestina, questo qualche giorno fa, i camalli hanno pronunciato un discorso che resterà nella memoria: «Se a metà settembre, quando le nostre imbarcazioni arriveranno vicino a Gaza, perderemo contatto con i nostri compagni anche solo per venti minuti, bloccheremo tutta l’Europa». Altro che parole di circostanza, altro che equilibri diplomatici. Qui si tratta di un ultimatum politico e morale. Una lezione a governi, istituzioni e leader che da mesi balbettano frasi di rito davanti a una catastrofe umanitaria senza precedenti.

Il coraggio che manca ai governi

I portuali hanno detto ciò che nessun premier ha osato pronunciare: «Da questa Regione escono 13-14 mila container all’anno per Israele. Non esce più un chiodo». È il linguaggio della concretezza, quello che colpisce davvero gli interessi, che mette in discussione equilibri e complicità. Non solo. Hanno già annunciato uno sciopero internazionale, con blocchi delle scuole, delle strade, dei porti. Non per ideologia, ma per difendere un principio elementare: la vita dei propri compagni e il diritto del popolo palestinese a ricevere aiuti.

Una voce che rompe il silenzio

Le loro parole sono un manifesto politico: semplici, dirette, radicali. E fanno male, perché mostrano lo scarto abissale tra chi ha il potere e non lo esercita e chi, pur senza potere formale, sa imporre un messaggio al mondo. Non stupisce che Fabio Granata abbia definito questo discorso «potente, definitivo, straordinario». Perché lo è. Perché viene dal basso, dalla pancia della città, da lavoratori che hanno fatto della dignità e della solidarietà la loro bandiera.

Genova capitale della dignità

La storia insegna: i portuali di Genova non sono nuovi a battaglie di civiltà. Hanno fermato traffici di armi, hanno detto no alle guerre mascherate da “missioni di pace”. Oggi tornano a farsi coscienza critica del Paese, ricordandoci che la politica vera non sempre nasce nei palazzi, ma nei porti, nelle piazze, nei luoghi della fatica quotidiana. Mentre i potenti tergiversano, i camalli hanno parlato chiaro: o gli aiuti arrivano a destinazione, o l’Europa si ferma. Un discorso che vale più di mille conferenze stampa, più di cento tweet istituzionali.

Un discorso che dice una cosa semplice e gigantesca: la dignità non si delega, si pratica.

Redazione Scomunicando.it

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