Un messaggio di luce e di dolce testimonianzaLa scena della natività, tra le più importanti, misteriose e coinvolgenti della Cristianità, si svilupperà e si manifesterà con pienezza
figurativa nella storia dell’arte di tutto il nostro territorio.
L’occasione, in questi giorni di festa, per scoprire uno degli scrigni d’arte più importante dei Nebrodi… Naso.
A Naso, infatti, possiamo trovare un prezioso repertorio di dipinti e bassorilievi in cui risaltano, per una speciale bellezza, i valori simbolici ed espressivi di episodi della Natività come l’Adorazione del Bambino, l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei Magi.
La più antica raffigurazione della natività presente nel territorio di Naso è databile all‟ultimo quarto del secolo XV. Si tratta della scena centrale scolpita nel basamento marmoreo della Madonna col Bambino, nella Chiesa di Santa Maria di Gesù.
La raffinata esecuzione e l‟armonioso equilibrio compositivo rendono il bassorilievo sicuramente l‟opera più preziosa e delicata del 400 a Naso.
Mentre nel repertorio della prima scena si riscontra la fedeltà agli elementi tradizionali, all’immagine di Maria e San Giuseppe in contemplazione, nell‟adorazione dei Magi viene esaltata l‟umanità della madre che tiene affettuosamente in braccio il figlio.
Altre due preziose e felici scene che raffigurano la Nascita di Gesù fanno parte del raffinato trittico di cultura antonelliana con la Vergine fra i SS. Andrea e Gregorio della Chiesa del SS. Salvatore che si trova in pessime condizioni conservative e risulta in molte parti illeggibile.
Ricco nell’incisione decorativa e nella sua accesa policromia risulta essere un bassorilievo più recente, che fa parte di uno degli altari laterali del Duomo.
L’adorazione dei pastori, piccolo dipinto su tavola del XVI secolo che insieme alle altre diciannove storie circonda l’importante tavola della Madonna del Rosario, risulta parti-colarmente rovinato ed è attualmente in restauro.
Interessante qui risulta la composizione rinascimentale dello spazio architettonico e il sinuoso disegno dei personaggi, soprattutto del Bambino che protende le braccia verso la Madonna.
La tela compone in sè elementi cinquecenteschi e motivi di realismo caravaggesco, realizzando così una strana sintesi delle componenti più vistose della cultura dell‟artista. Tutto quello che di cinquecentesco troviamo nella raffigurazione, possiamo dedurre che il Tomasi l’abbia mediato dal Guinaccia.
A parte la gloria degli angeli, musici e cantori, altro elemento che lo lega ai modi guinaccheschi è l’Angelo posto sulla parte me-diana della scena che reca un cartiglio. Un eco, invece, della cultura caravaggesca avvertiamo nella figura di pastore, a sinistra e nel suonatore di cornamusa a destra, disegnati in modo tagliente e aspro.
Lo sfondo costituito da due squarci paesaggistici, un arco trionfale, attraverso cui si approssima una turba di gente e un poggio popolato di cacciatori e contadini sono particolarmente ben eseguiti e insieme al gruppo di angeli e cantori, alla figura centrale della Vergine, realizzata con grazia manieristica e controriformistica rendono l‟opera una delle più interessanti dell‟arte del Tomasi.
Altro dipinto su tela è l’adorazione dei Magi, dipinta nel 1841 da Gaetano d’Angelo di Marineo per l’altare centrale della Chiesa del Convento dei Cappuccini. Si tratta di un‟opera maestosa, ricca nella sua cornice, e come la definisce Carlo Incudine “barocca ma chiassosa”.
L’opera si colloca nel clima di cultura devozionale della città, tradotta in piacevoli effetti decorativi.
All’interno di questa galleria di immagini si è invitati a procedere un pò come pellegrini stupiti, perchè l’arte, pur concedendosi tutte le libertà della fantasia e della creatività, ha sempre voluto affidare ai suoi interlocutori colti o semplici un messaggi o trascendente, spirituale, esistenziale. Ne erano consapevoli già i pittori senesi del Trecento che nei loro Statuti d’arte dichiaravano: “Noi siamo manifestatori agli uomini che non sanno lettura, delle cose miracolose operate per virtù della fede”.
Le nove natività di Naso sono un messaggio di luce destinato a tutti, a credenti e ad agnostici, così che ognuno, come era accaduto ai Magi, segua la sua stella.
Essa brilla e diventa una stella polare dell’anima che ci fa scoprire una meta e un approdo al nostro vagare.
Luciano Pensabene Buemi
estratto da “La Voce di San Cono”
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