Ecco 10 piccole curiosità su “The Blues Brothers”, un film davvero pieno di citazioni, dettagli e aneddoti…
Nel 2010, in occasione dei 30 anni di “The Blues Brothers”, la testata “L’Osservatore Romano” definì la pellicola “un film cattolico”. Il direttore Giovanni Maria Vian scrive:
Jake ed Elwood sono infatti cresciuti nell’orfanotrofio intitolato a sant’Elena e alla santa Sindone, governato dalla terribile ma a suo modo affettuosa Sister Mary Stigmata, detta la Pinguina, e ora a rischio di sopravvivenza per cinquemila dollari di tasse non versate. Ma per i due quella istituzione cattolica è tutta la loro famiglia – solo il vecchio impiegato Curtis suonava per loro l’armonica in cantina, ricordano con nostalgia – e decidono di salvarla a ogni costo con i suoi piccoli ospiti.
Ma come farlo senza allontanarsi (troppo) dai valori trasmessi dalle suore e, nonostante qualche trasgressione, sempre ritenuti validi? L’illuminazione arriva nella chiesa battista di Triple Rock dove li ha indirizzati Curtis e dove ascoltano un sermone del reverendo Cleophus James sulla necessità di non sprecare la propria vita. Ed è proprio il religioso protestante ad accorgersi del cambiamento di Jake (“tu hai visto la Luce!”) che scatena tra i fedeli un’ondata carismatica, ovviamente rock, ma che soprattutto porterà i fratelli a ricostituire “la banda” per raccogliere i dollari necessari alla salvezza dell’orfanotrofio.
A fianco dei piccoli (e della Pinguina), i fratelli Blues sono capaci di toccanti attenzioni: così Elwood non si dimentica di una terribile crema al formaggio commissionatagli da un anziano amico. E nulla antepongono – Elwood, il più galante, rinuncia persino all’avventura con una fascinosa signorina – alla “missione per conto di Dio”. Che alla fine riuscirà. Consegnando alla storia del cinema e della musica un film memorabile. Stando ai fatti, cattolico.
Stando a quanto raccontato dal co-protagonista Dan Aykroyd, il budget per le riprese aveva una voce specifica dedicata alla cocaina. Il motivo era che costituiva un valido aiuto al cast e allo staff per restare svegli durante le lunghe riprese notturne. Sempre Akroyd ha detto che la cosa piaceva moltissimo a Belushi – che notoriamente non era un santo…
La Bluesmobile del film è un modello Dodge Monaco del 1974; nelle riprese ne sono state utilizzate 12, tutte acquistate usate dal Dipartimento di Polizia della California. A quanto pare solo una delle 12 auto originali è ancora in circolazione ed è in possesso del cognato di Dan Aykroyd.
Il Soul Food Cafe, dove si svolge la sequenza di canto di Aretha Franklin, era un locale reale – che si chiamava Nate’s Deli, a Chicago in Maxwell Street. L’edificio ora non esiste più e al suo posto c’è un parcheggio.
La sceneggiatura originale di Dan Aykroyd era inttiolata “The Return of the Blues Brothers” ed era lunga ben 324 pagine. L’idea era di girare un film in due parti, ma poi il regista John Landis – in tre settimane di tagli e lavoro sul testo, ridusse tutto a una sola pellicola.
La produzione chiese anche a Little Richard di partecipare al film, ma lui declinò l’invito: era nel suo periodo gospel e rifiutava di eseguire musica che non fosse di ispirazione strettamente religiosa.
Il successo del film portò a un’impennata di vendite di occhiali da sole Ray-Ban Wayfarer, che già stavano diventando un oggetto fashion in quanto utilizzati da diversi mosucisti dell’ondata new wave. Se a metà degli anni Settanta se ne vendevano poche migliaia all’anno, nel 1981 si toccò il picco di 18.000 unità – facendo diventare il modello un classico.
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