– di Valentina Sabino –
L’omicidio è sempre un evento tragico che lascia segni indelebili in chi ne è coinvolto, direttamente o indirettamente. L’omicidio di Puderno ha sconvolto profondamente la comunità, suscitando domande su cosa possa spingere un ragazzo a compiere un atto così estremo.
Dal punto di vista psicologico, la violenza di questo tipo non nasce dal nulla. Spesso è il risultato di un intreccio complesso di traumi, disturbi mentali e fattori sociali. Quando una persona perde il controllo sulle proprie emozioni o impulsi, la situazione può degenerare in modo tragico, soprattutto se manca una rete di supporto emotivo o psichiatrico.
Questo caso evidenzia l’importanza della prevenzione. Offrire servizi di salute mentale accessibili e promuovere una cultura del dialogo possono essere passi fondamentali per evitare simili tragedie. La comunità deve essere coinvolta, non solo per comprendere le cause profonde di questi atti, ma anche per prevenire che si ripetano.
L’impatto psicologico su chi rimane, come i familiari e gli amici della vittima, è spesso devastante. La sofferenza può portare a stress post-traumatico, ansia e depressione, aggravando ulteriormente il dolore collettivo.
In definitiva, la sfida è doppia: fornire giustizia alla vittima e, al contempo, lavorare per costruire una società più sicura e attenta ai bisogni psicologici di tutti.
A cura di Valentina Sabino, Psicologa
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