Il film.
Girato interamente in Sicilia – precisamente a Mazzarino, nei pressi di Gela- , questo film racconta un episodio di cronaca occorso a cavallo fra gli anni ’50 e gli anni ‘60: il processo a carico di quattro frati cappuccini del convento di San Francesco a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, accusati di omicidio, violenza, estorsione e collusione con la mafia. Dopo un lungo processo e nonostante una sentenza di proscioglimento in primo grado ottenuta da un tribunale siciliano, i frati furono condannati, nell’ultimo grado di giudizio tenutosi a Perugia, i frati furono condannati nonostante fruissero della difesa di due principi del foro.
Il regista Salvo Bonaffini ricostruisce questa vicenda controversa con un cast di attori siciliani amati dal grande pubblico, tra cui Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano e Alfredo Li Bassi.
Intervista di Armando di Carlo a Salvo Bonaffini, regita di “Pagate fratelli”
Come mai l’idea di rispolverare una storia controversa sviluppatasi agli inizi degli anni 60?
Da premettere che è una storia accaduta nel mio paese, che ha reso popolare Mazzarino affiancato a questa storia dei monaci. Spulciano un poco, leggendo qualche libro, documentandomi su alcuni giornali dell’epoca, mi ha entusiasmato il fatto che dei frati cappuccini, in nome di San Francesco, incominciassero ad essere intermediari tra la mafia ed il popolo, in antitesi a quella che dovrebbe essere la figura di chi riveste un saio.
Ho avuto pure la fortuna di intervistare dei poliziotti che seguirono le indagini ( hanno circa 97 anni oggi ) e raccontano di un carattere di questi frati molto forte, carismatico, convinti di appartenere ad un potere forte e di non poter essere toccati né giudicati. Addirittura, mi raccontava un poliziotto, durante l’interrogatorio uno dei frati si permetteva di prenderli in giro e ripetere di continuo: “mi può ripetere la domanda? Non ho capito!”. Un vero e proprio atteggiamento mafioso.
Un’altra cosa che mi colpì tantissimo è il fatto che il Cardinale Ruffini, massimo esponente della Chiesa siciliana, dichiarò che “la mafia non esiste”. Queste cose mi hanno fatto pensare e ritenere che sarebbe stato possibile realizzare un film per far riflettere.
Il film lascia qualcosa in sospeso, ci sarà un seguito? E’ un film contro la Chiesa?
No, non è per il momento previsto alcun seguito; alcune delle scene finali non hanno avuto una spiegazione certa nemmeno al termine delle indagini e difficilmente si riuscirà a fare piena luce su alcune circostanze.
Molti mi hanno accusato di volere fare un film contro la chiesa, ma non è assolutamente il mio obiettivo. Non ho nulla contro la chiesa, anche la chiesa, al suo interno, ha uomini giusti e uomini meno giusti; quello che condanno io della chiesa è che non ha il coraggio di fare pulizia al proprio interno, di respingere chi, approfittando dell’istituzione, si comporta male. A tutt’oggi la Chiesa copre reati gravissimi come la pedofilia. Parliamoci chiaro, non è ancora una chiesa aperta, vicina al popolo e ai poveri.
Il marcio è in tutti i settori, così come ci può essere il poliziotto o l’insegnante corrotto, troviamo anche “uomini di Dio” corrotti.
All’epoca la Chiesa si difese parlando di cospirazione comunista. Comunque è stato un periodo storico molto importante, di transizione fra una Sicilia arcaica e una più moderna. Io credo in Dio, sono molto credente, ma la fede e l’appartenenza alla Chiesa sono due cose molto differenti.
Questo è il tuo primo lungometraggio; quali altre esperienze fatte e quali in programma?
In questi giorni stiamo girando, a Barcellona Pozzo di Gotto, un corto che ha per protagonista un ragazzo omosessuale che viene preso in giro dai compagni di classe. Questi fenomeni di bullismo sono troppo frequenti. Noi stiamo cercando di sensibilizzare le giovani generazioni su questa tematica, che è un po’ un tabu, con l’ausilio dell’arte cinematografica; in questo caso col contributo dei ragazzi dell’Istituto “Valli” di Barcellona che sono i veri protagonisti del lavoro dal titolo “Diverse esistenze”.
I progetti per il futuro sono numerosi; mi piacerebbe ad esempio girare un fil su Libero Grassi. Mi piace più seguire il filone delle storie vere, perché la realtà molte volte supera la fantasia.
Armando Di Carlo
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