– di Corrado Speziale –
Il progetto del trombettista sardo dedicato a David Bowie sta conquistando grandi platee di appassionati. Lo abbiamo seguito all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in un contesto straordinario, dinnanzi a un pubblico motivato ed entusiasta.
Paolo Fresu, alla tromba, flicorno ed effetti; Petra Magoni alla voce; Filippo Vignato al trombone, in alternanza con Gianluca Petrella che ha suonato nell’incisione; Francesco Diodati alle chitarre; Francesco Ponticelli al basso e contrabbasso; Christian Meyer alla batteria, hanno dato una grande dimostrazione di quanto la musica possa allontanarsi dai generi e fondersi attraverso un intreccio di energie, storie, espressioni e visioni tecnico-artistiche di alto livello. Il progetto, marcato Tŭk Music – Tŭk Voice, artisticamente impegnativo e complesso, visionario, denso di eccentricità, porta con sé segni tangibili, elevabili a valori della contemporaneità.
Paolo Fresu: “Accettare di montare questo progetto su David Bowie mi sembrava una sfida importante. Vidi una mostra a Bologna sulla sua vita e sulla sua visione artistica che fu illuminante. Se oggi siamo qua è anche merito suo”.
Tutto iniziò nel 1969, quando David Bowie, allora giovanissimo, partecipò a un festival canoro a Monsummano Terme, in Toscana, dove si classificò secondo. A distanza di cinquant’anni, dopo la prematura scomparsa del cantante, la Cooperativa Officine della Cultura chiese a Paolo Fresu di omaggiare il “Duca Bianco” con alcuni brani. Cosicché il concerto che ne scaturì, nel 2019, fece scattare la fatidica scintilla che adesso ha portato al progetto con l’incisione di Heroes, tributo a David Bowie.
Invero Fresu prima ci pensò un po’. Fu una mostra su David Bowie tenutasi a Bologna che suscitò nel trombettista la convinzione che tali “visioni” si sarebbero potute trasformare in un concreto progetto, grazie alla qualità, all’affidabilità e all’affiatamento con i musicisti che adesso hanno composto con lui questo sestetto delle meraviglie.
Heroes è un progetto nuovo, straordinariamente innovativo, che contiene in sé al tempo stesso l’esperienza della formazione jazz e le pulsioni verso una musica dalle forti vibrazioni. Ne è la riprova anche l’impianto scenico con le luci di Luca Devito. Sarebbe fin troppo riduttivo parlare di jazz – rock, progressive o altri generi stabili e datati, quantunque si leggano tantissimo le influenze dell’ultimo ventennio del secolo scorso. È musica totale, che raccoglie in sé molteplici tales musicali riportandoli nella contemporaneità. Sono note e “voci” dal pensiero libero e dal taglio variegato, talvolta sregolato, caratterizzato da una notevole, piacevolissima eccentricità. In Paolo Fresu si nota, peraltro, l’esperienza creativa maturata con il Devil Quartet.
Paolo Fresu & David Bowie: offerte dal palco le visioni di un poeta e profeta del rock, proposte da un altro poeta e profeta che affacciandosi dalle infinite sponde del jazz, guarda il mondo in tutte le direzioni. E Paolo Fresu, stavolta come non mai, veste il ruolo del leader influente ma discreto, che cede volentieri la scena a Petra Magoni: esperienza da Musica Nuda, un “fuoco ardente”, coinvolgente, imprevedibile, dall’energia e dalla carica incredibili. Il progetto lo richiede e lo prevede; il pubblico gradisce, ne è entusiasta. La cantante pisana instaura con l’intera platea un rapporto speciale.
Francesco Diodati regala visioni uniche. Non entriamo tanto nelle affinità storiche, ma alcuni giganti americani, cui il chitarrista si avvicina nello stile e nel taglio, hanno un erede in Europa. A Francesco Ponticelli, al basso e al contrabbasso, con la sua classe, va il merito di dare profondità, cadenza ed equilibrio ad azioni complesse. Il batterista Christian Meyer entusiasma per tecnica e abilità, portando sul palco l’ecletticità che gli consente talvolta di fare da trascinatore. Col suo trombone, Filippo Vignato, Top Jazz 2016, è il super promettente fiato che nel progetto dimostra tutta la sua personalità, alternandosi con il più noto Gianluca Petrella.
“Ricalcare i palcoscenici è una sensazione talmente bella, pregnante e preziosa che non ci sarebbero parole per raccontarla”. Così ha esordito Paolo Fresu. “Heroes nasce da una scommessa, anzi da un invito. Accettare di montare questo progetto su David Bowie – ha proseguito il trombettista – mi sembrava una sfida importante. Vidi una mostra a Bologna sulla sua vita e sulla sua visione artistica che fu illuminante. Se oggi siamo qua è anche merito suo”.
Il concerto.
Con “This is not America”, si inizia dai sentimenti. Assieme a quella del “Duca Bianco”, il brano evoca l’assenza del compianto Lyle Mays, autore con l’inseparabile Pat Metheny del brano che i due nel 1985 scrissero per David Bowie. Petra Magoni riscalda le corde vocali, mentre Paolo Fresu, attraverso la sua sordina, inizia a far ricordare le innovazioni jazz del recente passato.
“Rebel Rebel” ruota intorno alla straordinaria batteria di Meyer ed alle “evoluzioni” di Petra Magoni. Iniziano a farsi apprezzare gli effetti di Fresu e le enormi qualità di Diodati. Accelerazioni nel ritmo, virtuosismi e interplay, caratterizzeranno un brano fusion straordinario.
“Where Are we now” è slow. Bellissimi gli adagi della voce sulla tromba sordinata, cui si affiancano una chitarra emozionante e le spazzolate di batteria.
“Starman”, non compreso nel cd, scorre su ritmi inusuali che poi si elevano su tempi che non ti aspetti, dove si fa apprezzare Filippo Vignato. Tutto il resto sarà incredibilmente rock!
Seguiranno effetti che faranno navigare nello spazio, con visioni molto free. La voce è improvvisata, tra “rumori” e percussioni.
L’assolo di Ponticelli al contrabbasso, profondo e suggestivo, farà da preludio a “Life on Mars”: Diodati, attraverso le corde della sua chitarra visionaria, tocca quelle dell’animo dell’ascoltatore. Contestualmente, la voce di Petra è magnificamente musicale.
“Blackstar”, anch’esso non inciso nel cd, è un crescendo di situazioni tutte da vivere e comprendere, dove articolare e far incontrare le virtù e le qualità dei musicisti non è stata cosa semplice. Brano spaziale, complesso, una grande sfida vinta.
“Little Wonder” riporta a Musica Nuda, il duo Magoni – Spinetti che per Time in Jazz si esibirà a l’Agnata in un evento sold out. Il brano presenta un assolo di batteria che fa distinguere Mayer per classe e tecnica.
“Let’s Dance” è un insieme di colori in un brano complicato. L’inizio è “solo” di batteria in sottofondo. Dopodiché esplodono ritmo ed effetti in chiave rock. Bravissimo Vignato a tenere testa con tecnica e costanza a tanto ardore.
Al rientro, sarà gran finale con “Heroes”: articolato, avveniristico, penetrante e coinvolgente. Musica corale e totale, anche con la partecipazione di un pubblico entusiasta.
Le considerazioni si leggono nell’insieme, brano, album, progetto, musicisti: Paolo Fresu con questo suo nuovo progetto ha scritto e regalato un’altra importante pagina di storia.
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