“Paralipomeni” è il libro, appena uscito dalla tipografia, di Antonino Speziale. Un volume – nonvolume – di pensiere ie storie. La presentazione a parenti e amici, in famiglia, è avvenuta lo scorso 10 luglio scorso, giorno non a caso, data non casuale. Era quella del compleanno di Antonio Pizzuto, suo nipote, che un anno fa, da lì a pochi giorni, sarebbe tragicamente scomparso. C’è chi l’ha visto quale la naturale aggiunta -da qui il titolo – al libro precedente, “Le piene del torrente e della vita”, pubblicato nel 2013. C’è chi la visto come un atto d’amore di un nonno, ancora piegato in due dal dolore di una perdita. Quella del nipote ala quale il libro è delicatamente dedicato.
“Paralipomeni” è stato scritto dal nonno, dedicato al nipote Antonio Pizzuto e pubblicato il 10 luglio scorso, giorno del compleanno di Antonio.
In tale data è stato presentato, in anteprima, a parenti e amici in forma strettamente privata, nel salotto di casa, con il contributo culturale e soprattutto umano del gruppo culturale Libriamoci, presieduto dal professore Michelangelo Gaglio, che ha curato la prefazione del volume appresso integralmente pubblicata, del quale fa parte Marinella Speziale, mamma di Antonio, nonché figlia dell’autore.
La stessa, dopo aver salutato e dato il benvenuto ai presenti, ha brevemente esposto l’origine e l’intenzione del piccolo libro che racconta episodi di vita vissuta dal maestro Speziale negli anni 40-50.
Relativamente ad Antonio, Marinella l‘ha definito “figlio ideale, fratello ideale, nipote ideale, alunno ideale, amico ideale….”.
Successivamente, le componenti del gruppo Libriamoci hanno letto e commentato alcuni brani del libro, la cui prefazione è stata magistralmente redatta proprio da Michelangelo Gaglio che ben conosceva Antonio.
Sapendo che questo termine è stato già usato da un grande poeta, ipotizziamo subito che la tonalità dominante della narrazione sia quella dell’ironia o dell’autoironia. In realtà lo stile di questo secondo libro di Nino Speziale raramente vi indulge.
Ma le pagine che seguono possono davvero esser definite semplici “Aggiunte” di quelle del primo? Non credo proprio. Tra la pubblicazione del primo libro e la stesura di questo è successa la grande tragedia che ha colpito in modo terribile due famiglie, aprendo una profonda ferita nel cuore della popolazione di Brolo e di tutto il territorio. A questa tragedia sono fatti nel libro solo due riferimenti espliciti, uno nella dedica e l’altro nella semplice frase “Non avevo mai pensato che si potesse perdere, per sempre, un caro nipote di soli vent’anni.” Nino conferma che le persone dignitose e forti sanno contenere, all’esterno, il loro dolore. Non dobbiamo, però, pensare che questo libriccino sia stato composto solo per il valore autoconsolatorio e liberatorio che può avere la scrittura.
Nino torna indietro rispetto alla narrazione del libro precedente, vuole cercare di capire, va alle radici del tempo presente, dei guai e dei disastri di oggi, e mette a fuoco, sotto la lente dei suoi ricordi, gli ultimi due anni di guerra e i primi due del dopoguerra. Anni cruciali per il domani della società italiana e per la formazione e la vita di Nino. Ne nascono, inevitabilmente, un confronto e un giudizio che venano di pessimismo tante pagine del libro. Lo spunto a riprendere il filo della narrazione è offerto dall’incontro di Nino con un suo vecchio compagno di scuola.
Quell’incontro, rivissuto con la memoria nei mesi successivi, è solo la madeleine esteriore che ha fatto scattare il desiderio di rievocare in modo più approfondito e preciso. Il primo grande affresco che ne scaturisce è rappresentato dalla descrizione della guerra, a partire dallo sbarco degli Angloamericani in Sicilia e, soprattutto, dall’operazione Brolo Beach. Degli avvenimenti di quei giorni dell’agosto 1943 Nino rivela tasselli inediti e particolari interessanti. Vengono, così, fotografate dalla penna dell’Autore le lunghe file di sfollati che abbandonavano il paese per cercare scampo e salvezza nelle contrade vicine, “in mano la truscia con dentro qualcosa da mangiare”.
Scappavano dal continuo martellamento di bombe e proiettili, provenienti da cielo, terra e mare, sparati dai Tedeschi che volevano bloccare i nuovi invasori e dagli Angloamericani che volevano stanare i Tedeschi. Nino si sofferma a descrivere la guerra sottolineandone l’assoluta insensatezza: “Dulce bellum inexpertis”, la guerra piace a chi non la conosce. Non mancano le riflessioni e le glosse dell’autore su singoli episodi. Riferendosi al fatto che i Tedeschi riuscirono ad arrivare in Calabria mentre gli Alleati pensavano a bombardare a tappeto la città di Messina, Nino osserva: “Se quei settantacinquemila uomini non avessero attraversato lo Stretto di Messina, la guerra, probabilmente, sarebbe finita qualche anno prima”. Noi concordiamo con l’Autore: la storia si fa con i se, diversamente non sarebbe un possesso per sempre, non ci sarebbe bisogno di studiare il passato e la stessa memoria non sarebbe di alcun giovamento.
I bombardamenti aerei su Brolo, Messina, Palermo e sulle altre città della Sicilia erano effettuati con le cosiddette Fortezze Volanti, che divennero di famigerata memoria durante la guerra del Vietnam. Dopo la seconda guerra mondiale, gli Americani, i paesi che non riescono a conquistare con la coca-cola, li conquistano con le bombe, che assomigliano tanto alle bottiglie di coca-cola.
Fanno il deserto e lo chiamano pace. Nino si sofferma molto sulla gara di solidarietà e altruismo della popolazione. La sua famiglia deve abbandonare il paese ed è ospitata a Lacco nella casa di donna Sara Ceraolo, dove c’erano già altri sfollati. Cibo, spazi, ciò che si possedeva veniva messo a disposizione del prossimo, diviso e goduto insieme: una grande lezione per gli uomini di oggi, quando dinanzi alla crisi economica prevalgono egoismi, chiusure e cattiverie e vengono innalzati muri e filo spinato per bloccare le odierne file di sfollati.
Gli stenti, i lutti, le privazioni, la guerra non riuscirono a disumanizzare le persone buone. Non mancò, però, a Brolo, un maresciallo fellone e ladro che angariava la popolazione e rubava, in combutta con i Tedeschi, animali e generi alimentari, proprio nei giorni in cui in Sicilia molti suoi commilitoni davano la vita per difendere i cittadini. “Mancavano viveri e libri”, scrive Nino, accostando virtuosamente il cibo per il corpo e il cibo per la mente. Oggi ci sono in abbondanza gli uni e gli altri, ma abbiamo, da una parte, una società di obesi, nonostante la povertà, e, dall’altra, l’Italia all’ultimo posto, rispetto alla lettura, fra i paesi dell’Ocse. Parecchi i riferimenti alla Resistenza nell’Italia centrosettentrionale, fino al suono gioioso delle campane dei paesi dell’isola che annunciavano, il 25 aprile del 1945, la Liberazione, la conquista della libertà e la fine della guerra.
Vengono tratteggiate nel libro le figure di molti personaggi della Brolo di quegli anni, in particolare del dott. Garofalo, medico condotto, gentile e altruista, capace di guarire le malattie del corpo ma anche di portare ai suoi concittadini conforto e aiuto. Essendo lui, a quei tempi, provvisto di radio e telefono, riferiva a tutti le notizie e le informazioni importanti. Nino menziona anche Gaetano Piccolo, una figura di cui Brolo dovrebbe andare fiera: uomo buono, aristocratico di modi e di animo, intransigente oppositore del fascismo e dei signorotti locali. Informati della sua incorruttibilità, gli Americani lo insediarono subito come Sindaco.
In tutto il libro Nino rimarca il ruolo importante che all’interno della sua famiglia assume il fratello Peppino, che come un capofamiglia svolge mansioni anche difficili e delicate. Nel libro sono descritti usi, tradizioni e quadretti di economia domestica, che, purtroppo, sono quasi tutti scomparsi: ‘u pani ‘i casa, ‘a capra e ‘a picuredda per il latte, il pollaio attaccato alla casa, che forniva uova e il cibo prelibato dei galletti. Idilliaca la descrizione della “covata”, per “rinnovare” i pulcini, e della schiusa: “Il ventunesimo giorno il pulcino usciva dall’uovo ma qualcuno metteva fuori la testolina e non aveva la forza di uscire e bisognava aiutarlo”. Benedetti, oggi, i maestri che portano i bambini in visita a un pollaio, a sentire l’allegro pigolio del coro dei pulcini e prenderne qualcuno sulla palma della mano e accarezzarlo!
A testimonianza delle estreme ristrettezze economiche di quel periodo, Nino cita il cappotto fattogli confezionare dalla madre utilizzando una coperta! La madre saggia che da sola, dopo la morte del marito, riesce a far crescere i figli e a educarli con la forza delle parole ma soprattutto con l’esempio: “Poveri sì, ma onesti sempre!” Nel libro c’è anche il brivido dell’incontro di Nino con la banda di Giuliano, al soldo degli agrari e della mafia; ben presto, a tentare di fermare le conquiste di lavoratori, sindacati e società civile, sarebbero stati utilizzati mafia e terrorismo rosso e nero. Un capitolo del libro è dedicato alla pesca delle anguille, che faceva tanto divertire i bambini. Una volta tutte le fiumare dei Nebrodi erano popolate di anguille. A Sinagra la pesca delle anguille era così radicata che ogni anno si organizzava, in agosto, la Sagra delle anguille.
Oggi le anguille sono scomparse, perché tutte le fiumare sono state imbrigliate col cemento, impedendo la loro risalita e, in più, bloccando anche l’apporto di sabbia al mare. Il porto di Capo d’Orlando ha fatto il resto, per cui le spiagge di Brolo, Gliaca e Gioiosa Marea si sono gravemente ridotte, con grave danno per l’ecosistema, come ha documentato un opuscolo della Lega per l’ambiente, che ha la prefazione di Vincenzo Consolo. Nella seconda parte del libro sono passati in rassegna gli anni della scuola, dall’ottobre del ‘43 al giugno del ‘47. L’accesso alla Scuola Media era allora regolato da un esame molto selettivo, che prevedeva una conoscenza approfondita anche dei Promessi Sposi, dell’analisi logica e dei primi rudimenti di latino.
Sono narrati i sacrifici che Nino, giovanissimo studente, deve affrontare per studiare, avere in prestito i libri e viaggiare. Al termine di questa narrazione, Nino vuole puntigliosamente fare il computo di quanti chilometri ha dovuto macinare, a piedi e poi in bicicletta, per ottenere il sospirato diploma di licenza media. Come dire: “Nihil sine magno vita labore dedit mortalibus”, niente la vita concede ai mortali senza grande fatica, come suona l’antico adagio di oraziana memoria. Alla Scuola Media Nino ottiene bei risultati, in seconda Media, però, arriva un “tre” nella pagella del primo trimestre: Nino si vuole ritirare dalla scuola e nasconde la pagella col “tre” in matematica, perché si vergogna e si sente colpevole. Tornato a scuola dopo le vacanze natalizie, alla nuova insegnante di matematica Nino confida i suoi problemi.
La professoressa capisce, attua quella che oggi pomposamente si chiama pausa didattica e, coinvolgendo tutta la classe, ripete il programma svolto, in modo da colmare le lacune che Nino aveva a causa della pendolarità. E’ un esempio di Buona scuola che parte dal basso; infatti la scuola è fatta, prima di tutto, dagli insegnanti. La professoressa regala a Nino anche il libro di matematica, come aveva fatto alle Elementari il maestro Lo Rico: un esempio virtuoso che Nino avrebbe imitato a Cutò. A Cutò si ricorderà del suo scoraggiamento e del proposito di abbandonare gli studi e aiuterà con ogni sforzo i bambini a superare le difficoltà. Il vero insegnante non dimentica mai di essere stato, a sua volta, alunno. Per fortuna, si trovano ancora nella scuola figure straordinarie che illuminano il percorso dei ragazzi, lasciando un’impronta che, a volte, dura tutta la vita! Il libro si conclude con un capitolo intitolato “L’ultimo viaggio”, definito dall’autore “Appendice”, e “Sconfinamento” di cui egli chiede scusa.
Il viaggio è a Cutò, dove Nino ha avuto il suo primo incarico. A questa frazione di Cesarò dedica due capitoli del libro, gli unici che si riferiscono alla sua opera di insegnante. Si potrebbe dire “Il primo amore non si scorda mai!” In realtà per l’Autore l’esperienza di Cutò è essenziale perché rappresenta la cerniera tra il prima ed il dopo, la svolta della sua vita, la realizzazione del suo sogno e, soprattutto, la possibilità di mettere in pratica, con l’insegnamento, i principi e i valori in cui credeva. In questo capitolo è delineata la concezione dell’insegnante che non si chiude nella scuola esercitando un rapporto, pur fruttuoso, solo con i suoi alunni, ma sa aprirsi al territorio, sa intrattenere relazioni, diviene punto di riferimento umano e culturale. Per Nino l’ultimo viaggio a Cutò fu la fine dell’inizio.
A chiudere il libro è la parola “Brolo”, che diventa una parola-chiave, quasi un sigillo che inanella i due libriccini a testimonianza dell’amore e dell’attaccamento di Nino per il suo paese. Anche in questo libro fa da contrappunto al racconto di Nino l’intervento di Maria, che si incastona perfettamente nella temperie storica, spirituale e famigliare descritta dal marito. “A quei tempi Brolo era molto più piccola ma sicuramente più attenta verso i più deboli e i meno fortunati”. Maria tratteggia il quadro particolare della sua famiglia con la presenza luminosa della sorella Franca, nata disabile e diventata “il nostro fiore all’occhiello, il nostro orgoglio”.
A Franca, “creatura semplice, generosa, innocente, indifesa”, la mamma, la maestra Letizia più volte nominata da Nino, offre tutto il suo amore e infinite attenzioni. La più bella testimonianza di quest’amore sconfinato di mamma ci viene data da un’estranea, anzi, da una “straniera” (ma questo termine ha ancora senso?), una signora tedesca che viveva in quel periodo a Brolo e che dedica alla maestra Letizia una poesia dal titolo “Mater Divina”. La data della dedica è: 28-10-1945, proprio l’anno centrale tra quelli analizzati da Nino nel libro. La poesia è straordinaria e commovente per la preziosità e pregnanza dei termini, per lo stile aulico e solenne, per le analogie e figure retoriche, per il calore, l’entusiasmo e l’ammirazione che manifesta e, soprattutto, per le linee precise e grandiose con cui dipinge il ritratto della mamma e di Franca. Tre perle di quel lontano 1945.
Michelangelo Gaglio
Il libro sarà donato dalla famiglia a chi ne faccia esplicita richiesta.
I capitoli.. la storia
La pagella ritrovata “ 15 12 – Il libro della quarta classe “ 18 13 – La partenza. Il saluto del maestro “ 22 14 – Il maestro del mio maestro “ 23 15 – Le zattere “ 25 16 – L’oscuramento “ 26 17 – La Camera del dopolavoro “ 28 18 – Il lancio dei limoni “ 30 19 – Gli sfollati “ 31 10 – Come un pellegrinaggio “ 32 11 – La famiglia improvvisata “ 34 12 – Il nascondiglio “ 36 13 – Il fondaco “ 37 14 – Peppino assurto a capo famiglia “ 38 15 – Il binocolo “ 40 16 – Il poggio “ 42 17 – Gli sbandati “ 45 18 – L’attesa “ 47 19 – l rientro “ 49 20 – La sveglia americana “ 51 21 – ’A Carcara “ 54 22 – Il rancio “ 56 114 23 – Le anguille pag. 59 24 – Il documento di riconoscimento “ 61 25 – Gli esami di ammissione “ 63 26 – La carezza del Preside “ 64 27 – Le armi abbandonate “ 66 28 – Il primo anno delle Medie “ 68 29 – La mula “ 70 30 – Il lume a petrolio “ 72 31 – Il proverbio dimenticato “ 74 32 – La pagella del primo trimestre “ 76 33 – Tristi vacanze “ 80 34 – La scampanata “ 83 35 – Il secondo anno delle Medie “ 85 36 – La giovane professoressa “ 87 37 – Da alunno a maestro “ 89 38 – La bicicletta “ 92 39 – L’ultimo anno delle Medie “ 94 40 – Il pallone di cuoio “ 97 Appendice – Cutò, l’ultimo viaggio “ 101 Postfazione “ 105 Mater Divina “ 107 Appendice fotografica “ 109
per leggere altro sui Brolesi basta collegarsi e ricercare dentro l’archivio del giornale e ovviamente anche quest’articolo entra di diritto nella rubrica “Brolesi”. Scomunicando ne ha fatto una rubrica. Ecco alcuni titoli da ricercare nell’archivio del nostro giornale.
BROLESI IN “EQUILBRIO”- CONO BARNÀ E NATALE CALDERARO, INSIEME , IN CIMA AL GOTHA DEL MONDO SCIENTIFICO MONDIALE
Brolo – Tutti meno uno
Ricordando il Vajont – E Brolo, quella mattina, pianse un suo “figlio”
Antonio Agnello – La morte di un imprenditore brolese
Brolesi – Vincenzo Stancampiano, l’arte dell’intarsio e il serio lavoro di artigianoBrolesi –
STORIE BROLESI – LA MAESTRA LETIZIA
Nuovi Poveri – L’onorevole non arriva a fine mese
STORIE BROLESI – Il “Barone” del mare
SBARCHI & GUERRA – 72 ANNI ANNI FA GLI AMERICANI A MALPERTUSO
RICORDI BROLESI – Vent’anni. Quando la Tiger li festeggiò al Gattopardo
Poeti Brolesi – Vittorio Ballato
Personaggi – Brolo: l’ultimo saluto a “don Nunzio” Giuffrè
NINO SPEZIALE – “Le piene del torrente … e della mia vita”
Mangiar Bene – A Brolo c’è, da sempre, “La Quercia”
LUTTI BROLESI – E’ morto uno dei “padri” del sindacalismo sui Nebrodi.
LA STAZIONE & BROLO – L’ULTIMO TRENO
DON SABBATURI – A BROLO, LA MORTE DELL’ULTIMO ARTIGIANO
DOLCEZZE BROLESI – Armando finisce tra i quaranta pasticceri fotografati da Giò Martorana
CINEMA E UOMINI – I Vitelloni “Brolesi”
CIAO VINCENZO – Ieri i suoi funerali a Brolo
CAMERA DEL LAVORO – QUELLA DI BROLO È “UNA FUCINA DI FORMAZIONE”
BROLO, BROLESI E IL CARNEVALE – Ettore Salpietro, uno scienziato nella tradizione della “festa”
Brolo e la Guerra – A 70 anni dallo sbarco
BROLO AMARCORD – Ecco la “Scuola”
BROLO “GELATO EXPO” – CHI CI SARÀ! ( storia dei bar di Brolo)
BROLO & LA GUERRA – Le foto dello sbarco
BROLO & LA GRANDE GUERRA -“CHI DIEDE LA VITA EBBE IN CAMBIO UNA CROCE”
BROLO – SI CELEBRA, TRA ANTIMILITARISMO E COMMEMORAZIONI STORICHE, LO SBARCO AMERICANO DEL 1943
BROLO – Si celebra, tra antimilitarismo e commemorazioni storiche, lo sbarco americano del 1943
BROLO – Ordigno bellico rinvenuto in mare a Malpertuso, ultimo testimone dello sbarco degli alleati
Brolesi: Joe Ziino – Un “pezzo” di paese che va via… in America
Brolesi: A “Puntidda” – L’oste di Lacco, che ha attraversato un secolo … va via.
Brolesi, Pippo Cipriano – Pescatore, “bandito & pentito”… è morto
BROLESI CHE VANNO VIA – Mariano Scarpaci il “compagno” imprenditore
BROLESI – Tra ironia e amarcord
Brolesi – Santa Lucia del ’41, quando “Ciccio” s’inabissò
BROLESI – Ricordando Carmelo Ricciardello, “inghiottito dal fango” nell’alluvione di Scaletta
BROLESI – Piccoli meccanici … era il 1955
BROLESI – Nino Capitti, “maestro pasticcere”
Brolesi – Morire per un lavoro.
BROLESI – MA QUALE SICUREZZA? I GO KART SI VEDEVANO COSÌ
BROLESI – La neve del ’62 in attesa del “Big Snow”
Brolesi – La buona pesca
Brolesi – La Bidella
Brolesi – L’atto di eroismo di Basilio Napoli
BROLESI – Indaimo e gli altri in consiglio comunale
BROLESI – GIUSEPPE BELLANTONI UN GRANDE BARITONO “DIMENTICATO”
BROLESI – E piazza Nasi divenne piazza Mirenda
BROLESI – E loro andavano all’Università
BROLESI – Don Carmelo, il “primo” telefonista
BROLESI – 1 milione di kilometri con l’Onorevole.
BROLESI – “Reverendi”
Brolesi – “Pezzi di Scuola” che scompaiono.
Brolesi – “Peppinello”
Brolesi – “All’ombra dell’ultimo sole”
Assenze – Ciao Giovanni.
Arturo Caranna – Un brolese “sovversivo”
ANTICA BROLO – LA LEGGENDA DU SUGGHIU
AMARCORD BROLESI – La prima sagra del pesce, erano appena iniziati gli anni ottanta
A Proposito del Giro – Quando passava da Brolo, e Moser era testimonial delle gare che i brolesi organizzavano
PIPPO SOTTILE – ELOGIO AL GRANDE “PICCOLO” ATTORE
Don Cono “U Chiareddu” – Tra imprenditoria e turismo … un burbero sognatore, brolese doc, che va via
BROLESI – I 100 anni di “don Vasile”BROLESI – I 100 anni di “don Vasile”
Brolesi – Si “allunga” la via dedicata a Don Carmelo Pizzino
Rivendendolo – “Ogni giorno come se fosse l’ultimo”, quando i brolesi divennero tutti attori
Brolesi – Mimmo Caranna, a dieci anni dalla sua scomparsa
Contrasti – Quieto, irrequieto, inquieto, a Brolo “‘u Ploratu” mostra la sua suggestiva bellezza
Ritratti di Brolesi – Il paese che cambiava, era il 1957
Storie Brolesi – Luca Buonocore… la Cina è vicina ed il Futuro è già realtà, anche dentro uno spot televisivo
Brolo, Brolesi e la Chiesa – Dieci anni fa veniva ristrutturata
Maestri a Brolo, Domenico Siragusano – Improvvisamente mi torna in mente il mio maestro
Brolesi – I Contipodero, a cavallo di tre secoli
BROLESI – DON MICHELE IL “RAGIONIERE”. STAMANI I SUOI FUNERALI
Brolesi che vanno via – La morte di Don Vasile, centenario del paese
BROLESI – “Vossiabbinirica,” Don Saro
BROLESI DI SUCCESSO – DIANA ANDREOTTI AL VIRGIN AUSTRALIA MELBOURNE FASHION FESTIVAL
BROLESI TRICOLORI – AL CAMPIONATO MONDIALE DELLA PIZZA 2016 C’ERA ANCHE FRANCESCO BACINA IODICE
BROLESI – I vent’anni del “Central”
NINO CAMPOCHIARO – Quando un eterno sognatore, che non si arrende mai, va via
BROLESI – A Rossella Bruno il iMig2016
LEO CARANNA – “La gente aspettava il suo arrivo”, mentre sentiva il rombo della sua auto
PIPPO LIONE – E’ morto questa notte un “Signore” della politica brolese
FOTO & SIMBOLI – Il Silenzio per i Caduti del Mare
E’ stato ristretto agli arresti domiciliari l’autore del furto perpetrato ai danni della nostra emittente…
TRA CLOUD E MOBILE BANKING - L’importanza di scegliere siti sicuri
Punti morbidi e strade di pietra, 2025. Filati di cotone e sassi, dimensioni variabili. (altro…)
Amunì, il Festival Agroalimentare a Torrenova, parte alla grande. (altro…)
Si è svolta ieri, venerdì 5 settembre, nella suggestiva cornice di Villa Piccolo a Capo…
Una magia senza confini ha avvolto piazza XX Settembre a Canicattini Bagni durante il Canicattini…