E’ stato un pellegrinaggio dell’anima collettiva di una comunità che, camminando insieme, ha dato corpo e voce ai valori profondi della giustizia sociale, della pace e della fraternità. Proprio come pensava padre Enzo Caruso che l’ha fortemente voluto.
In un mondo segnato da guerre, diseguaglianze e incertezze, l’evento ha offerto un segno tangibile di speranza e unità, una testimonianza pubblica che la fede può e deve incarnarsi nella vita concreta, nelle fatiche quotidiane, nei luoghi del lavoro, della scuola, delle istituzioni.
La presenza delle statue dei santi lungo il percorso – la prima volta che accadeva a Brolo – ha reso evidente un legame prezioso: ogni figura sacra è stata simbolo vivo di una particolare dimensione della vita sociale, come se i santi – che spesso immaginiamo lontani nel tempo – tornassero tra noi, assumendo oggi un volto civile, culturale e umano. Così, San Giuseppe ha parlato al cuore di chi governa, Santa Rita ha offerto un segno di speranza a chi vive situazioni impossibili, la Madonna di Fatima ha richiamato il bisogno urgente di pace in un mondo lacerato da conflitti dimenticati.
Le preghiere pronunciate in ogni stazione hanno avuto il tono sobrio e profondo della supplica e della fiducia.
Sono state rivolte a Dio non solo per ottenere benedizioni, ma per essere trasformati, per diventare noi stessi strumenti attivi di cambiamento, di riconciliazione, di solidarietà. In esse è emerso un messaggio forte e necessario: non può esserci fede autentica senza giustizia, né culto a Dio senza amore per il prossimo. La spiritualità che si è respirata lungo il corteo è stata incarnata, concreta, impegnata.
L’evento ha anche mostrato la bellezza della comunità locale, nella sua storia, nella sua memoria, nei suoi volti. Dalle scuole alle imprese, dalle famiglie alle forze dell’ordine, dal mare ai campi, ogni frammento di vita è stato raccolto e benedetto. Come in un grande mosaico, Brolo si è mostrata non solo come luogo geografico, ma come popolo in cammino, consapevole del proprio passato, responsabile del presente e fiduciosa verso il futuro.
In questo senso, il corteo giubilare ha offerto un messaggio fortemente attuale: in un’epoca in cui domina l’individualismo e la frammentazione sociale, ritrovarsi come popolo – credente o no – attorno ai valori universali della dignità umana, della pace, del lavoro e della cura del creato, è già una forma di resistenza e di rinascita. Il corteo non è stato solo un atto di devozione, ma un gesto profetico: ha ricordato a tutti che la santità non è evasione dal mondo, ma immersione profonda nella vita, per trasfigurarla dall’interno con il Vangelo della speranza.
“Camminare insieme” – come ha voluto fare la comunità brolese – è forse oggi il modo più autentico di essere Chiesa e società, di essere umani.
E se il Giubileo è un tempo di grazia, questo corteo ne è stato un segno visibile, un invito a non arrendersi al cinismo e alla rassegnazione, ma a credere ancora – con umiltà e coraggio – che un mondo nuovo è possibile, se riparte dal cuore delle persone e dalla loro capacità di camminare unite.
i testi
Introduzione Generale. Presso la Prima stazione (Palacultura)
Siamo qui riuniti per dare inizio alla nostra giornata giubilare, in preghiera con Papa Leone, e con tutta la Chiesa, alla presenza delle varie componenti della nostra comunità cittadina.
Siamo lavoratori, impiegati, commercianti, persone in cerca di un lavoro e di una stabilità di vita, impegnati nei vari campi della vita sociale, nelle associazioni, nelle imprese, autorità civili e militari, famiglie, realtà scolastiche e sportive, bambini, giovani, adulti e anziani.
Come cristiani, pellegrini di speranza che celebrano l’Anno Santo, vogliamo ritrovare, in Cristo, le sorgenti della nostra identità di popolo di Dio. Vogliamo che risuoni forte la voce che annuncia Dio come Padre e gli uomini e le donne come figli e fratelli. Vogliamo vivere questa giornata in amicizia con tutte le persone che, cristiani e non, promuovono i valori universali della pace e della giustizia.
Nell’Antico Testamento, la celebrazione del giubileo avveniva ogni 50 anni. In ricordo dei grandi interventi di Dio per il suo popolo, gli antichi ebrei, in quell’anno, lasciavano incolta la terra, proclamavano la liberazione degli schiavi e azzeravano i debiti.
Vi era un legame imprescindibile fra adorazione a Dio e giustizia sociale. Si tratta di una vera rivoluzione che Gesù porterà a compimento, nel vangelo, con la collocazione dell’amore universale a misura della fedeltà a Dio. Amare Dio non è possibile se non amando il prossimo, in tutte le declinazioni possibili: aiutare il povero, assistere la vedova, rimettere i debiti, dare ospitalità al forestiero di passaggio, curare i malati, liberare le persone e la società dalle radici di male che portano all’odio, all’omicidio e alla guerra.
Il corteo che stiamo per iniziare richiama il pellegrinaggio di fede del popolo di Dio l’attuazione piena della volontà divina e il cammino, accanto agli uomini, alle donne e ai popoli del nostro tempo, per rendere attuale il grido della pace per tutti.
1. PRESSO LA STAZIONE “MADONNA DI FATIMA”
Iniziamo il corteo davanti all’immagine della Beata vergine di Fatima. Fu in questo punto che accogliemmo, il 18 marzo del 2018, la statua della Madonna Peregrina che veniva dal Santuario di Fatima. Essa rimase con noi alcuni giorni, dando origine a un movimento di pellegrini da tutte le parti. A Fatima, nel maggio del 1917, la beata Vergine apparve a tre pastorelli e parò loro dei pericoli che il mondo correva. La prima guerra mondiale stava per finire e già si intravedeva l’ombra di una nuova guerra ancora più terribile.
Con il suo invito a convertire i cuori a Cristo, Maria metteva in evidenza la vocazione e la missione della fede verso il mondo. Oggi, le oltre 100 guerre dimenticate in Africa e in varie parti del mondo, come la guerra in Ucraina e a Gaza e i morti di tutti gli atti di terrorismo e di violenza obbligano le persone di fede a farsi ponte e canale di preghiera per la pace nel mondo.
Siamo qui, oggi, perché adoriamo Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo e perché vogliamo essere strumento di pace.Preghiera di benedizione
O Padre, sorgente e sostanza della pace, benedici il tuo popolo qui riunito e che inizia questo pellegrinaggio invocando il dono della pace e della fratellanza tra i popoli. Fa che siamo strumenti di pace nella nostra comunità e nelle nostre famiglie. Converti i cuori dei violenti, cessino le guerre, l’uccisione di vite innocenti. I bambini di Gaza e di Gerusalemme possano riconoscersi fratelli e amici. Possano i popoli dell’Ucraina e quelli delle molte guerre dimenticate in Africa conoscere un’era di prosperità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
2. PRESSO LA STAZIONE “S. ANTONIO”
La statua di S. Antonino da Padova venne acquistata negli anni 60 da un gruppo di abitanti del Paese che portavano il nome del Santo, i cosiddetti “Nini” e che in occasione del 13 Giugno si occupavano della realizzazione della festa con relativa processione. Adesso gran parte di essi sono venuti a mancare e nel corso degli anni la festa ha mantenuto unicamente la sua accezione religiosa.
S. Antonio fu insigne predicatore, dotato di uno straordinario carisma comunicativo. Presso questa postazione gli alunni delle varie scuole, insieme agli insegnanti, al personale non docente, gli iscritti alle varie associazioni sportive, qui rappresentati con i loro allenatori, offrono il loro contributo a questa giornata giubilare. A loro è dedicata la prima benedizione del nostro percorso.
Preghiera di benedizione
Dio Padre onnipotente, fonte di ogni benedizione, illumina e proteggi docenti e alunni delle nostre scuole e quanti sono impegnati nei vari sport, perché ispirati dalla tua sapienza, formino le nostre guide di domani; fa’ sperimentino nella lealtà il valore dell’amicizia promuovano la civiltà dell’amore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
3. PRESSO LA STAZIONE “S. LUCIA”
Ogni comunità ha una sua storia. Le identità, le inflessioni dialettali, gli usi e costumi, la socialità… tutto è il risultato della propria storia. Immaginiamo il nostro paese come un giardino, una grande area ricca di verde e di azzurro. Brolium è il termine che gli antichi usavano per dire tutto questo. L’identità del nostro popolo è stata forgiata in questa splendida conca naturale. Dai quartieri alti, che accolsero, nella prima metà del secolo scorso, l’emigrazione dei contadini dei paesi interni e di cui rimane traccia nei cognomi, passando per il Castello e l’antico borgo medievale, arrivando fino al mare, laddove la conca si apre e si proietta in avanti verso orizzonti azzurri e soleggiati, è nata la nostra gente. Una comunità composita e pluriforme che ha portato ricchezze culturali e spirituali da altri luoghi e li ha armonizzati nel tempo…
Ogni monumento, ogni stemma, ogni pianura dove sorgevano le coltivazioni da frutto che hanno dato il nome al paese, rappresentano ciascuno un tassello di un grande mosaico che narra la nostra storia.
Ora, guardando al presente e con lo sguardo rivolto al futuro, vogliamo affidare la nostra comunità alla mano benedicente di Dio.
Preghiera di benedizione
Signore, tu che hai disegnato col dito della tua mano la bellezza che ci circonda e l’hai accesa dei suoi colori, benedici il nostro popolo e la nostra terra. Raccogli e infinite storie delle persone, delle famiglie e della comunità tutta, che si intrecciano in un percorso ricco di passato e desideroso di futuro. Con la tua incarnazione sei entrato nella storia umana portandola alla redenzione. Riscatta i poveri, converti i cuori, suscita compassione negli animi, accogli le suppliche dei figli di questa terra. Cresca e si consolidi la nostra identità perché sia segno di ricchezza in un mondo sempre più interdipendente e globalizzato. Per Cristo nostro Signore.
4. PRESSO LA STAZIONE “ADDOLORATA”
Il lavoro, nella cultura siciliana, è intimamente legato a un profondo senso del sacrificio. Il termine usato più comunemente è “travaglio”, che in origine, derivato dal francese, significava “afflizione”, “pena”. I nostri avi hanno saputo trasformare senso del lavoro associandolo a un forte dolore momentaneo, dal quale nasce qualcosa di nuovo, come nel parto della donna.
Presso questa stazione si trovano persone che rappresentano il mondo del lavoro in tutte le sue espressioni: dalle imprese al lavoro autonomo ma anche coloro che vivono nella precarietà economica e sociale a causa della difficoltà di trovare impiego.
La preghiera di benedizione che qui viene data ricorda quanto Dio tenga in considerazione il lavoro umano, quanto abbia a cuore il bene di tutti e il compito affidato agli uomini e alle donne, di ogni tempo, di rendere il mondo un luogo migliore, che tutti possono chiamare “casa”.
Preghiera di benedizione
Signore Dio, Padre di ogni vivente, siamo stati tratti dalla terra da un disegno imperscrutabile del tuo amore. Siamo un popolo che conosce la terra. I nostri avi ci hanno trasmesso il senso del sacrificio e la memoria del sangue, delle lacrime e del sudore con cui hanno lavorato la terra per secoli. Oggi siamo lavoratori di ogni genere, figli dei sacrifici di quelli venuti prima di noi. Siamo disoccupati e precari, in cerca una vita dignitosa. Non ti chiediamo altro, Signore. Benedici i lavoratori di ogni categoria. Benedici le imprese sul nostro territorio, i commercianti e tutti. Fa che a nessuno manchi il pane e che a ognuno sia riconosciuta la giusta ricompensa. E fa che dal lavoro di tutti nasca un nuovo modello di convivenza pacifica e una nuova socialità, a lode e gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
5. PRESSO LA STAZIONE “CRISTO DEGLI ABISSI E MADONNA DEL MARE”
La nostra città è legata anche al mare. Generazioni di pescatori hanno tratto da essa la loro sussistenza e la memoria di un tempo in cui l’economia del paese portava l’odore del mare è ancora viva nel nostro popolo. Il mare è un simbolo: rappresenta l’apertura degli orizzonti, sguardo proiettato verso la luce ma anche instabilità e incertezza. Noi, oggi, guardiamo al mare come possibilità di crescita economica e sociale. Sono diverse le associazioni che vi lavorano per la promozione della nostra comunità. La nostra identità è legata al mare. Sul nostro lungomare vi è anche una teca che conserva i resti di una imbarcazione affondata nel 2019 a largo di Lampedusa, a perenne memoria del dramma dei migranti che affrontano il mare e suoi pericoli in cerca di un futuro migliore, anche se sfruttati e mercificati da coloro che, dalle migrazioni, fanno affari e si arricchiscono. Affinché non perdiamo la memoria delle nostre radici come popolo di migranti, ci ricordiamo di quanti ancora oggi ne vivono il dramma e ci affidiamo all’intercessione della Madonna del Mare.
Preghiera di benedizione
Padre Santo, ti preghiamo per i pescatori, per i naviganti, per i migranti e per tutti coloro che si affidano al mare per il loro sostentamento e per il loro futuro. Proteggili dalle angosce dei flutti e del maltempo, dalle tempeste e dalla morte. Fa che il Mare Nostrum e tutti i mari del mondo siano crocevia di culture, tragitti che conducono all’incontro e allo scambio delle ricchezze reciproche, soprattutto quelle che elevano lo spirto umano a nuove altezze. Come Cristo è sceso nel ventre della terra per liberare l’umanità dalla prigionia della terra fra che l’immagine che veneriamo come Cristo degli Abissi protegga tutti e ci benedica. Per Cristo nostro Signore.
6. PRESSO LA STAZIONE “S. GIUSEPPE”
I primi cristiani, soprattutto della chiesa di Roma, si distinsero per la loro incessante preghiera per i governanti. Essi, pur subendo persecuzioni, sentivano come loro responsabilità assistere con la preghiera coloro che portavano la responsabilità della “res publica”.
Un mondo antico giunge al tramonto mentre un nuovo mondo fatica a nascere. Il nostro è un tempo di transizione epocale. L’umanità soffre le doglie di un parto difficile. Una nuova umanità anela a nascere mentre prevale un senso di vertigini per il collasso dei punti di riferimento generazionali.
In questo contesto, mai come ora urge un nuovo coraggio, una dedizione senza precedenti e la capacità di progettare, con sguardo rivolto alle future generazioni, la mappatura di un mondo nuovo.
Preghiera di benedizione
Signore Dio, sovrano che regni in eterno, benedici quanti sono impegnati nel governo delle nazioni, nel servizio delle pubbliche amministrazioni e nella tutela dell’ordine pubblico. Proteggili e ispirali nella tua sapienza infinita. Trovino forza, coraggio e ispirazione in te per amare e per servire le loro comunità. In un tempo di paure e incertezze, siano segno stabile di riferimento per tutti. Coloro che si occupano dell’ordine pubblico godano della stima e della fiducia di tutti e possano, ogni sera, ritornare ai loro cari per continuare il loro prezioso servizio. Per Cristo nostro Signore.
7. PRESSO LA STAZIONE “PIETÀ”
L’immagine della Pietà è simbolo universale di amore incondizionato, accoglienza del dolore estremo, abbandono totale. In quel corpo esanime è presente il grido di dolore di tutte le madri che hanno visto morire un figlio in guerra, sotto i bombardamenti, per fame o malattia, a causa dell’egoismo e dell’indifferenza umana. Vi è il dolore di ogni donna e bambino a cui sono negati i diritti fondamentali a causa dei pregiudizi. La scia interminabile di morti in ogni tempo e ogni luogo chiama le coscienze a piegarsi all’amore, una volta per sempre.
Il mondo ha bisogno di pace. Questa però, non è possibile senza giustizia e senza il perdono. Con la giustizia si creano le premesse di una società dove i diritti fondamentali sono rispettati e promossi. Col perdono si sceglie, volontariamente, di disarmarsi davanti ai nemici e di precorrere nuove strade. Il perdono e la riconciliazione, inevitabilmente, hanno effetti sociali di vasta portata e rasserenano gli animi. Accogliamo l’invito di papa Leone di essere segni di una pace disarmata e disarmante per il mondo
Preghiera di benedizione
Signore Dio, Padre santo, col tuo alito hai dato la vita all’uomo e per mezzo del tuo Figlio gli doni la guarigione, la pienezza della salute e la vita eterna. Benedici i medici, gli infermieri, gli operatori a servizio della salute dei tuoi figli i collaboratori domestici che assistono in casa gli anziani e gli infermi. Fa che sentano il conforto della tua presenza per l’altissimo servizio che compiono. Allo stesso tempo, benedici e proteggi i volontari delle varie associazioni ed enti che si adoperano, con sacrificio e dedizione e non senza pericoli, per la protezione dei luoghi e delle persone e che infondono fiducia col loro lavoro. Fa che sentano la nostra gratitudine e suscitino, col loro esempio, altre persone che si dedichino per il bene degli altri. Pe Cristo nostro Signore.
8. PRESSO LA STAZIONE S. RITA
La statua di S. Rita fu donata da un gruppo di reduci di guerra in segno di gratitudine per aver riabbracciato le loro famiglie. I loro nomi sono scolpiti nel marmo a perenne memoria. Sul campo di battaglia, affrontando il pericolo della morte, si rivolsero alla santa dei casi impossibili e a lei espressero eterna gratitudine per la grazia ricevuta.
La storia di S. Rita narra di odio tra famiglie, di omicidi e vendette. Per la sua fede e il suo coraggio ottenne, dopo lo scorrimento di troppo sangue, che le opposte fazioni si riconciliassero.
Non c’è persona di fede che non si rivolga a lei nel momento del bisogno. Mamme che pregano per la vita dei propri figli e ognuno che si trova in stato di estrema difficoltà.
La sua figura ci ricorda quanto la fede e la devozione abbiano dato forza a generazioni intere. L’elezione del nuovo papa Leone XIV è una immagine viva di quanto la chiesa sia chiamata ad essere, per tutti, ponte, preghiera di intercessione, braccia che accolgono.
Preghiera di benedizione
O’ Dio onnipotente ed eterno, che in Santa Rita da Cascia ci hai dato un luminoso esempio di unione a te nella preghiera e di servizio e amore ai fratelli, fa che superando, per sua intercessione
ogni forma di odio e divisione, possiamo imitarla per sperimentare nella prova il tuo amore misericordioso e la sua fraterna protezione. Benedici ogni mamma che ti invoca per un figlio malato o per la propria famiglia, non negare loro la tua misericordia. Benedici quanti si prodigano per la piena integrazione dei nostri fratelli più fragili in una società che premia solo i forti e i produttivi e fa che siano segno e provocazione per un mondo migliore possibile, Per Cristo nostro Signore.
PRESSO LA STAZIONE “ANNUNZIATA”
PELLEGRINAGGIO AL FONTE BATTESIMALE
Il compianto papa Francesco volle che, durante l’anno santo, i fedeli compissero un pellegrinaggio al fonte battesimale in ogni parrocchia, per fare memoria del primo dei sacramenti, il battesimo. Il fonte rappresenta il grembo della chiesa che ci ha dato la vita nello spirito per mezzo del lavacro battesimale, compiuto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È in questa fede, custodita intatta da due millenni, siamo stati costituiti figli di Dio, inviati nel mondo per portare frutti di vita cristiana nel nome di Cristo risorto. Ora, prima di entrare, vogliamo rinnovare quella stessa fede, l’unica, ed entrare nel tempio santo per compiere, come cristiani, l’atto di riverenza al fonte battesimale. Da lì tutto è cominciato.
Padre Enzo
La chiesa è il santuario di Dio, luogo dell’incontro, della preghiera, dell’adorazione e della fraternità. Essa simboleggia il punto di contatto fra il cielo e la terra, lo spazio di Dio e dell’umanità. La porta rappresenta l’ingresso dentro lo spazio di Dio e le profondità dello spirito umano, dove nasce la preghiera che ci eleva alle altezze di Dio. Apriremo, adesso la porta ed entreremo per pellegrinaggio al fonte. Troverete delle istruzioni. Fermatevi e leggete.
Vi inchinate davanti all’immagine dell’apostolo Pietro, colui che per primo professò la fede nel Figlio di Dio. Proseguirete sulla sinistra, leggerete il testo che trovate a metà percorso e poi proseguirete verso il fonte. Lì, leggerete ancora la preghiera che troverete, toccherete con mano il fonte e lo potrete baciare. Avrà così termine il nostro percorso giubilare. Il Signore vi benedica sempre e vi doni la sua pace.
altre foto (scatti di Giuseppe Pidonti)
Nota a margine. L’evento, al sua edizione numero zero, ha certamente un futuro, con il coinvolgimento di tutti e tutti. Può essere “esportabile” in altre comunità, prima tra tutti Ficarra, dove il culto della Madonna Annunziata accomuna i due paesi, ma anche avere, oltre al simbolismo religioso un suo futuro di richiamo turistico., Infatti l’idea progettale era stata quella di creare una grande “infiorata” sacra, sul corso, come omaggio alle statue votive… chissà domani!
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