La legge regionale n° 6/2011 che ha eliminato il ballottaggio nei comuni fino a 15.000 residenti, ha di fatto modificato le abitudini sia degli elettori sia dei candidati a Sindaco.
Personalmente avrei esteso il ballottaggio anche ai comuni con popolazione al di sotto dei 10.000 , non fosse altro per garantire al Sindaco eletto un sostegno morale che potesse contare almeno sul 51% dell’elettorato. Così invece, rischiamo di avere un sindaco con un’ autorevolezza ridotta , in quanto rappresentante del 15/20 per cento dell’elettorato attivo.
Questa situazione ,che vede la nostra città per la prima volta alle prese con il fotofinsh al primo turno, sta stravolgendo lo stesso sistema di formazione delle liste e di caccia al voto per il Sindaco.
Appare fin troppo chiaro che un ruolo importante è giocato dalle famiglie numerose, oggi come non mai. Stavolta non solo per la elezione del consigliere comunale, ma anche e soprattutto, per l’elezione del primo cittadino.
Le urne saranno aperte il prossimo 5 giugno, una data apparentemente lontana, ma la corsa al capo elettore più corposo è già in piena attività.
Questa corsa sfrenata al grappolo di voti , ha definitivamente bruciato la ricerca del candidato consigliere preparato, esperto, conoscitore del territorio e dei suoi problemi, sacrificato al candidato portatore di voti anche se con preparazione politico-amministrativa pari a zero. Candidato ideale per il Consiglio comunale è, insomma, colui che abbia 10 in numero di voti e zero in politica.
Quasi si trattasse di una raccolta differenziata,già da qualche giorno e fino alla fine di questo mese, i padrini di tutte le liste, stanno facendo la cernita dei potenziali candidati, pesandone l’apporto in relazione al nucleo familiare di base, che non deve essere inferiore a 10 unità, della cerchia di amici, parenti e clienti devoti al cui tetto non c’è limite.
Più sono e meglio è.
Siccome è certo che anche nella stessa famiglia ci saranno defezioni per via delle inevitabili amicizie o impegni precedentemente assunti, rischiamo di avere liste di persone sicuramente impreparate . Dei pochi voti racimolati dal singolo, così risulteranno avvantaggiati i soliti noti. In parole povere saranno candidati di servizio per assicurare l’elezione del prescelto. Un sacrificio, spesso, del quale si ha consapevolezza perché combinato a qualche promessa, che difficilmente sarà mantenuta.
Un altro fenomeno si sta affermando in questa fase della competizione elettorale: molti dei capi corrente, o che si intendono tali,siccome non possono candidarsi o non vogliono esporsi, stanno rivalutando la figura del “candidato di riferimento”.
E’ chiaro che non è una novità, ma in questa tornata, questa figura sta assumendo sempre più consistenza.
Le strade e le piazze illuminate dalla luce degli smaglianti denti, maggiormente curati per l’occasione e tenuti serrati per evitare che la lingua possa seguire l’istinto e sbagliare qualche “saluto”, sono attraversate in lungo e in largo dai “cacciatori di candidati”.
In questi giorni i pasticceri della politica devono essere obtorto collo, gentili con tutti, anche con chi scrive e “sparla”, perché non si sa mai, fino al 5 giugno può succedere di tutto, anche un miracolo.
Per cercare di allontanare candidati al consiglio dalle altre coalizioni,Intanto, parallelamente, è’ cominciato lo sporco gioco delle “balle”, che fino a quando non diventano calunnie, sono divertenti a sentirsi e facile a smontarsi.
Così si susseguono i comunicati stampa per smentire ciò che gli artisti delle bugie cominciano a fare circolare, nel maldestro tentativo di danneggiare gli avversari.
Da qua al 5 giugno ne sentiremo delle belle. Scopriremo cose che nessuno prima conosceva, tanto meno il diretto interessato.
Che tristezza!
Ho un bellissimo ricordo di quando sui banchi del civico consesso sedevano i più illustri cittadini pattesi, i più autorevoli, i più colti, quelli che conoscevano il territorio , perché ne conoscevano storia e processo economico.
Quelli avevano tanto da dire e lo dicevano con garbo, correttezza politica e consapevolezza amministrativa.
Non gridavano, non si coricavano sui banchi per protesta e non abbandonavano la seduta quando le delibere da assumere avrebbero potuto esporli a qualche rischio.
Allora i consiglieri erano trenta e formare le liste con un numero così alto di persone non era cosa facile, eppure si riusciva a scegliere in base ai meriti e non al contributo in voti che avrebbero potuto dare alla lista.
Era un piacere ascoltare gli interventi dei capigruppo.
La politica, anche nel Consiglio Comunale di Patti, aveva la P maiuscola.
Non so se siamo davanti ad una nuova conquista democratica, ma adesso parlano tutti e, spesso, a vanvera. Il protagonismo predomina e sovente mette in luce l’incompetenza sull’argomento trattato.
Sarebbe il caso che coloro i quali hanno l’incarico di formare le liste tenessero più in conto i meriti dei candidati, giacchè i numeri li fanno le greggi.
Ancora siamo all’inizio di una campagna elettorale che si preannuncia caldissima , ma spero senza veleni ,anche se sono partiti i primi suggerimenti di richiamo all’ordine per persone che si ritengono già schierate.
Ricordo a tutti coloro che a vario titolo sono e saranno coinvolti in questo agone politico, che la libertà di espressione è un dono di cui tutti possono e debbono godere, ma in una competizione democratica e civile, è vittorioso soltanto chi lo esercita all’interno della morale.
Un popolo è rappresentato dalle persone che delega a farlo e che pertanto ne rispecchiano cultura e civiltà, perciò sarebbe bene che i numeri non prevaricassero i meriti.
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