Cultura

“PENSIERI COMUNI” – A Gliaca di Piraino Attilio Bolzoni a parlar di mafia e dintorni, di Montante e altre storie

Un siciliano che è “nel cuore” di un boss di Cosa Nostra e che diventa misteriosamente il faro dell’Antimafia italiana. Il delitto perfetto tra complicità, omissioni, segreti e la nuova geografia del potere. Questo ieri sera ala Palacultura.

«Un libro destinato a spaccare in due la storia di mafia e antimafia» ha scritto Piero Melati, su Il Venerdì, e di fatto è stato ed è ancora così.

Attilio Bolzoni, lucido, ferrato, dal buon eloquio, ieri sera, al “Don Puglisi” di Gliaca di Piraino, ha tenuto integra l’attenzione di una buona e numerosa platea, che nonostante bizze del tempo e il giorno feriale, non è voluta mancare all’appuntamento.

A far gli onori di casa Lucia Franchina, promotrice della rassegna culturale, gli amministratori Maurizio Ruggeri e Federico Venuto, rispettivamente sindaco e assessore al turismo di Piraino, e Massimo Scaffidi, che ha condotto la discussione con l’autore del libro “Il padrino dell’antimafia” edito per i tipi della casa editrice Zolfo.

Attilio Bolzoni va dritto al sodo, non scansa le domande, risponde e rilancia.

Sa bene che il libro è scomodo. Davanti a lui, in platea ci sono molti rappresentanti dell’Acio, l’associazione antiracket fondata da Tano Grasso, ma anche agenti in borghese, sindaci, amministratori locali, imprenditori che hanno dovuto far i conti con il sistema Montante.

Lui conosce bene il territorio, le sue storie, non si scompone, affonda i colpi senza scomporsi.

Così parla delle complicità diffuse, di ministri dell’Interno e di alti magistrati, di spie, anzi spioni, e generali, di ruoli e tempi.

Su Calogero Antonio Montante che definiscein arte Antonello”, se da un lato dice di non avercela affatto con lui, che pure lo ha dossierato,  e che ha fatto semplicemente il suo lavora da giornalista scrivendo questo libro, dall’altro ripete che è il personaggio che più di ogni altro segna l’oscura stagione delle “mafie incensurate” che dettano legge dopo le stragi del 1992.

Simbolo della legalità per Confindustria, Montale, è in grado di tessere reti che diventano ragnatele, che avvolgono e imbrigliano ma costruiscono anche poteri e potenti, fra affari e patti indicibili e racconta attraverso la sua storia  un pezzo d’Italia che nel libro diventa “potere infetto”.

Bolzoni  non ha dubbi; traccia profili; racconta con l’arte di chi sa usare il bisturi per sezionare le argomentazioni di come si può essere prestanome di un sistema imprenditoriale criminale e nel contempo l’essere quel pezzo “difettoso” di una perfetta macchina di potere.

Sottolinea la differenza dell’essere pupo e puparo e di come diventa pericolo quando le due figure si fondono insieme, divento per alrri ingestibili.

Disegna gli scenari di un intrigo nell’intrigo, di una Sicilia che fa i conti con le stragi di una torrida estate, di come ha guardato, lui giovane cronista, le guerre di mafia in una Palemo accecata dai flash di Letizia Battaglia che ne documentava i morti ammazzati, e poi la “fine dei corleonesi” con l’arresto di Provenzano, e di come ha visto e raccontato la mafia riciclarsi sotto altre forme.

Un libro che diventa un dossier, che pur cristallizzando la situazione al momento della sua stampa, si proietta nell’attualità dei nostri giorni con la trattativa Stato-Chiesa, oggi alla sbarra a Palermo.

Attilio Bolzoni evidenzia anche come il sospetto assuma la consistenza tipica della certezza quando racconta che nelle mani di Montante possano essere finite le registrazioni delle conversazioni fra l’ex Capo dello Stato Napolitano e l’ex ministro Mancino. Proprio quei quattro colloqui agli atti del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che la Corte Costituzionale aveva ordinato di distruggere. File che potrebbero ancor oggi destabilizzare ed essere destabilizzanti.

Al Palacultura di Gliaca, – di grande rilievo simbolico,  ascoltando quanto detto in sala, l’essere quel luogo intitolato a Don Pino Puglisi – diventano protagonisti del dire di Bolzoni anche Don Ciotti, Alfano, Crocetta, Lombardo, Cuffaro, Lumia, Rosy Bindi, Antoci, Conti, Salvini, Fava, la Occhionero, Nicosia, Vincenzo Arnone, Sciascia, Squinzi, Boccia, Libera, la Vancheri e poi i presidenti di Confinustria Sicilia, e tanti alti  tra burocrati e faccendieri, giornalisti e togati. Vengono evocati Falcone, Borsellino, Camilleri e rammentato lo spartiacque che fu il MaxiProcesso con l’angoscia di una mafia che ora sta sempre più “dalla parte giusta”, in un sistema di potere imprenditoriale, politico e culturale invincibile.

Mettersi contro Montante, che stava per diventare ministro con il Pd di Renzi, spiega Bolzoni nella sua indagine controvento, significava mettersi contro quell’ammaestrata  sapiente e connivente  pedagogia istituzionale, contro la strategia della politica “democratica e repubblicana”, e chi non assecondava la sua strategia era marchiato dell’indicibile sospetto: “mafioso”.

E in sala si scopre come Bolzoni, reo di scrivere, diventa bersaglio, subendo intimidazioni, ritorsioni  minacce.

Nella sua “cronaca italiana sul potere infetto” il giornalista-scrittore fa scendere dagli altari icone dell’Antimafia, che ridimensiona tra i figuranti di un mestiere: l’antimafia contundente, mero strumento di potere, travestimento a uso di pupi e pupari. Poi si sofferma sui silenzi avvertiti, sulle pagine che non ha scritto, su quelle che declinerà nelle prossime pubblicazioni.

Svela che quel libro oggetto dell’incontro a Gliaca potrebbe diventar un film, del quale ha già scritto già la sceneggiatura per la regia di Pasquale Scimeca.

Alla fine saluta, ringrazia, firma e dedica i libri che dal banchetto di “Capitolo 18” vanno a ruba.

Il “nostro” Attilio è pronto a risalire a Milano, poi a metà mese sarà ancora in Sicilia, tra Termini Imerese, Palermo, alla Confcommercio, poi a Caltanissetta e Milena, davvero nella tana del lupo.

Anche questa serata di “Pensieri Comuni ” è stata dedicata al giornalista Sergio Granata. Un lungo applauso, ne ha ricordato, con affetto, la figura.

Il prossimo appuntamento con la rassegna culturale vedrà protagonista Mariana Aprile a Mirto.

 

Redazione Scomunicando.it

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