Cronaca

PER NON DIMENTICARE – Beppe Alfano

8 gennaio del 1993

una Voce Libera che continua a risuonare

L’8 gennaio 1993, a Barcellona Pozzo di Gotto, la mafia spegneva brutalmente la vita di Beppe Alfano, giornalista, insegnante, e soprattutto uomo coraggioso. Il sorriso gagliardo, la sua “strafottenza legionaria”, il suo essere di destra, senza se e senza ma ne fanno un baluardo. La sua morte rappresenta una ferita aperta nella storia della libertà d’informazione e della lotta contro il potere criminale e massonico che avvelenava e avvelena il nostro Paese.

Beppe Alfano non era un giornalista che si limitava a raccontare i fatti; andava oltre, scavando sotto la superficie per portare alla luce connivenze, complicità e silenzi che proteggevano interessi illeciti. Barcellona Pozzo di Gotto, città dalla bellezza austera, era – ed è ancora in parte – teatro di un sistema massonico-criminale tra i più raffinati e subdoli d’Italia. Un contesto dove le ombre si intrecciano con le istituzioni, rendendo difficile discernere i confini tra legalità e illegalità.

Alfano era consapevole dei rischi del suo lavoro. Con penna affilata e spirito indomito, denunciava gli intrecci di potere e mafia, rifiutandosi di piegarsi al silenzio imposto dalla paura. Le sue inchieste riguardavano boss locali, traffici illeciti, e complicità che coinvolgevano figure insospettabili. Quella ricerca incessante della verità gli costò la vita, ma il suo sacrificio è diventato un simbolo di resistenza per chi non vuole rassegnarsi all’omertà.

Ricordare Beppe Alfano oggi significa non solo onorare la sua figura, ma anche riflettere su un sistema che continua, a distanza di decenni, a mietere vittime e a condizionare la vita civile. L’Italia non può permettersi di dimenticare chi ha pagato con il sangue il prezzo della libertà di parola.

Il suo omicidio resta uno degli esempi più tragici di come il potere criminale riesca a colpire non solo gli individui, ma anche i valori democratici su cui si fonda la nostra società. Troppo spesso, le verità che Alfano aveva intravisto – e quelle che avrebbe potuto rivelare – rimangono nell’ombra, protette dalla rete di silenzi e complicità che lui cercava di spezzare.

La storia di Beppe Alfano ci ricorda che essere liberi richiede coraggio.

Ci insegna che la verità, anche quando scomoda, è il fondamento su cui costruire una società più giusta. La memoria di Alfano non deve limitarsi a un ricordo passivo; deve ispirare azioni concrete per proteggere chi, ancora oggi, sceglie di non tacere di fronte alle ingiustizie.

“Per non dimenticare” non è solo uno slogan, ma un impegno.

Un impegno a continuare a dare voce a chi non ne ha, a sostenere chi lotta per la verità e a non permettere che il sacrificio di uomini come Beppe Alfano venga sepolto dall’indifferenza.

 

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Redazione Scomunicando.it

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