Attualita

PIPPO CALIO’ – A Naso, quasi per magia, ha creato dal nulla “Il Museo delle emozioni”

Quasi una macchina del tempo che trovi a Naso, giusto nella “piazza vecchia” dove ad accompagnarti è l’impegno e il certosino lavoro di Pippo Caliò che, passione dopo passione, ha creato dal nulla “Il Museo delle emozioni”.

Mi piace ribattezzarlo così perché “Antichi arnesi da lavoro” sarebbe riduttivo.

Certo, è una collezione ma, per chi sa viaggiare nel cuore e nel tempo, è molto, tanto di più. “Passu di notti e ti salutu strata chi dintra c’è na rosa culurita.. “ Par di sentirli cantare i morosi del tempo, freschi di barbiere, sotto le finestre dell’amata.

Perché gli arnesi in mostra parlano: raccontano i rasoi a lametta; la sedia; “i machinetti”; la bottiglia della brillantina… Il viaggio prosegue: “ Spunta l’alba del 16 giugno, inizia il fuoco l’artiglieria, terzo alpini è sulla via Montenero a conquistar…

Per venirti a conquistare abbiam perduto tanti compagni la cui vita non torna più” La macchina del mistero ora è ferma sulla Bainsizza per onorare i caduti nasitani della Grande guerra “Pagine di eroismo”, di un rosso mai corroso, parlano di gesta eroiche e di dolore.

Maggiore Benedetto Giuseppe! PRESENTE.

Il calendario dell’ospedale da campo segna “12 giugno 1915”. Falegnami, barbieri, giovani di ieri che forse hanno avuto la fortuna di non imbracciare il “91”, il fucilone d’assalto della fanteria italiana, stanno li con le speranze nel cuore e le mani callose, che stringono “struncaturi”, spinnalori”, “trincetti”. Arti e mestieri oggi quasi scomparsi. Naso però è anche cultura, proiezione sociale, Nobless” e perché no, anche ventennio che, in musica, si legge Beniamino Gigli che un vecchio 33 giri riporta nel presente.

Ce ne vuole di passione per mantenere un museo che potrebbe essere il fiore all’occhiello di ogni amministrazione perché, completo, spazia tra i “giorni di ieri” e i “ricordi di oggi” – Gli ordini arrivano secchi, perentori, teutonici. Li sente lo storico li avverte il visitatore. La 29ma che ripiega da Randazzo, si batte con coraggio per ricongiungersi ai resti dell’”Assietta” che proprio nella “Cresta di Naso”, per dirla con i rapporti militari, schierava le ultime batterie pesanti.

Oggi un elmetto tedesco, magari recuperato su una grossolana croce di legno, giù, nella fiumara sotto Monte Cipolla si racconta dal “nostro museo”.

Tutto grazie ad un uomo, alle sue mani alla sua creatività: Pippo Caliò. Mi è piaciuto raccontarlo così, a modo mio, ma un’opera d’arte, qual è quella di Caliò, parla alla mente e al cuore. La sera volge al desio, il paesaggio cambia il viaggio è finito.

Corre l’anno 2017.

Enzo Caputo

Redazione Scomunicando.it

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