Categories: Dal Palazzo

Politica & Bellezza – “Il Megafono” si affida ad Antonio Presti

 

 

Fino a qualche giorno fa sembrava incredibile che in campagna elettorale si potessero ascoltare frasi simili, eppure queste parole fuoriescono dalla bocca di un candidato al Senato: Antonio Presti, artista e mecenate, fondatore e presidente di Fiumara d’Arte, associazione conosciuta in tutto il mondo per il parco scultoreo a cielo aperto diffuso tra valli e colline dei Nebrodi occidentali, e per le straordinarie attività culturali che la stessa promuove da tempo anche a Palermo e soprattutto a Catania.

Antonio Presti, in trent’anni di attività, ci aveva stupiti in tante occasioni, ma come stavolta mai. Le sue parole, pronunciate domenica scorsa a Messina, dentro un Teatro Vittorio Emanuele gremito ben oltre i posti disponibili, sanno di quell’anomalia che dà sale, energia e senso di libertà in un mondo, come quello della politica, che a tutto ci aveva abituati fuorché a questo. Ecco spiegato da lui il motivo di questo suo ultimo, singolare impegno da candidato al Senato nella lista Il Megafono – Crocetta: “Sono un po’ imbarazzato. Ho accettato l’invito del presidente Crocetta a cui sono legato anche da rapporti d’amicizia. Certo è che oggi, essere artista resistente e militante per un valore di bellezza e trovarsi a discutere di una politica che ancora, purtroppo, mette al primo posto soltanto il valore economico dell’essere, dell’apparire, e non il valore dell’essere uomo ed entità, mi dà molto fastidio”.

Presti è diretto ed appassionato come sempre, parla spedito e disinvolto alla platea che più volte lo ha interrotto con applausi scroscianti. Ammonisce il potere e delizia chi lo segue, un po’ come fanno le sue opere e le performance che organizza di frequente. Chi lo conosce bene, vederlo nelle vesti di oratore da quella tribuna in una convention politica, stenta a crederci che possa adattarsi facilmente in quell’ambito così omologato, fatto di stancante retorica, come quello elettorale. Eppure lui c’è, e se la gioca fino in fondo. Dire che si tratta di una voce fuori dal coro è riduttivo. Combatte e resiste, parla alla politica della sua “politica”, che neanche a dirlo sa di effetti speciali. Qualcuno gli grida “non mollare”, come se ne avesse bisogno, lui che in trent’anni, battaglie contro l’ignavia, l’indifferenza e la corruzione della classe politica, ne ha combattute e vinte a decine.

Sorvola dove c’è da sorvolare e affonda laddove ne sente il bisogno: “Capisco che c’è la crisi – dice – ma questa non si può coniugare ad un senso di futuro se al nostro futuro restituiamo conoscenza. La cultura va al primo posto ed è vergognoso che in questi giorni vediamo, e purtroppo vedremo ancora in campagna elettorale, che questi disonesti parlano sempre di soldi e nessuno parla di conoscenza e di consegnare ai nostri figli il diritto alla cittadinanza che è dato proprio dalla conoscenza.

” E spiega, quindi, il suo impegno più importante degli ultimi anni, proprio verso questi valori: “A Librino, nella disagiata periferia catanese, con centomila persone e diecimila studenti, grazie al sistema scellerato di sottomissione attraverso l’ignoranza, è stata creata una generazione che per resistere deve sempre chiedere. Questo popolo della periferia non conosce il fare, conosce solo il chiedere. Allora, se lì – proprio come egli sta facendo da anni – portiamo i poeti tra le case e nelle scuole, ai giovani di quel quartiere restituiamo la conoscenza e quindi, attraverso la bellezza, il senso di cittadinanza. Solo così recuperi quei giovani dalla devianza.”

Il mecenate neocandidato al Senato parla della sua storia, dei suoi impegni per l’arte ed il sociale, dei suoi programmi futuri sui Nebrodi ed in particolare sulle Madonie, con un progetto sulle fonti secondo “l’acqua bene comune e universale” associando tutto alla prerogativa che lo contraddistingue da sempre: “Io applico la pratica della restituzione, attraverso al disciplina del dono – dice – perché sono un privato che ha restituito al pubblico tutte le opere. Credo nel futuro che trova nella coscienza di quella bellezza il valore della differenza”. Ma il motto secondo il quale si è dato l’appellativo di “senatore della bellezza” è sintetizzato in questo passaggio: “Io non sto né con la mafia né con l’antimafia, sto nella terza via, che è la bellezza”.

E’ bello, poi, quando denuncia la “dittatura del consumismo che rende sudditi indebitati”, e chi “sta lavorando per far implodere tutti gli stati emozionali del nostro stato del futuro”. Ed ecco, quindi, cosa occorre: “Ci vogliono le utopie, il sogno, dobbiamo liberarci ed essere felici”.

Prima di lui ha parlato, invece, chi dell’antimafia ne ha fatto una sua bandiera politica, il candidato capolista, l’unico che precede nell’ordine Antonio Presti, ossia Beppe Lumia: “Noi siamo autonomisti – dice tra l’altro il senatore uscente, già presidente della Commissione Parlamentare Antimafia – e vogliamo che l’autonomia per la prima volta nella storia sia a servizio di una moderna democrazia e di una moderna lotta alla mafia”.

Gli ha fatto seguito un’altra candidata: Laura Pulejo. “Da questo momento storico – dice la Pulejo – dipende il futuro di tutti noi, come siciliani e soprattutto come italiani. La lista Il Megafono è lo strumento che noi siciliani possiamo usare per avere un numero di senatori sufficiente a condizionare positivamente il governo nazionale secondo i principi della politica, nel senso più alto del termine”.

Un ulteriore candidato che ha preso la parola è stato Giuseppe Antoci, sesto nella lista: “Il piano anticrisi non si fa mettendo le mani nelle tasche della povere gente – ha detto tra l’altro Antoci – bisogna prendere esempio dal presidente Crocetta che in tre mesi ha recuperato un miliardo di euro”.

Tre posti sotto quest’ultimo, in lista, c’è Giuseppe Laface, anch’egli tra gli intervenuti. Questo un singolare passaggio del suo discorso riferito ad una notizia fresca di giornata: “Berlusconi fa sentire Cetto Laqualunque come un principiante, un dilettante allo sbaraglio. Annunciare che al primo Consiglio dei Ministri restituirà in contante l’IMU come risarcimento danni, fa rabbrividire”.

Dopo i cinque candidati – oratori, accolto in piedi dall’intera platea, accompagnato dalle note dell’inno nazionale suonato da alcuni orchestrali, ha fatto ingresso il presidente della Regione, leader e fondatore del movimento, Rosario Crocetta.

Il “benvenuto” gli è stato dato da Giuseppe Di Guardo, sindacalista SLC – CGIL, che dal microfono gli ha annunciato e raccomandato le istanze dei tanti lavoratori messinesi in difficoltà, molti dei quali presenti in sala con degli striscioni, ad iniziare dai suoi assistiti, gli orchestrali del Teatro V.E.: “Presidente, lei è la nostra speranza, la preghiamo, non ci deluda” ha detto in modo accorato Di Guardo. Alcune delegazioni di lavoratori si sono anche intrattenute col presidente nel foyer, alla fine della serata, che è stata presentata da Rosaria Brancato.

Crocetta, nel suo lungo intervento, ha praticamente descritto una grande quantità di casi che hanno caratterizzato questi primi tre mesi della sua presidenza a Palazzo d’Orleans.

Ha descritto, intanto, alcune fasi delle sue frequenti visite a Messina, effettuate in virtù della risoluzione della questione economica e finanziaria della città. “Negli ultimi tempi mi è capitato di venire a Messina con sofferenza, trasmessa dai cittadini che non ne possono più – ha detto Crocetta – e che parlano lo stesso linguaggio. Mi dicono che la città è governata da poche famiglie e che desiderano democrazia. Se lo dicono tutti ci sarà un perché. In questo sistema di potere si è spaventosamente distrutto tutto quanto di bello e di attivo c’era in questa città. Noi vogliamo liberarla”.

Parla, quindi, dei disastri dell’alluvione: “Giampilieri e Saponara non sono tragici eventi del destino, lì c’è stato il malaffare. Le loro vittime sono equiparabili a quelle della mafia, perché dovute ad un modo assurdo di gestione del territorio che guarda solo alla ricchezza e alla speculazione di pochi e non agli interessi generali”.

Passa, poi, per un attimo, alla questione di Casa Serena: “Dobbiamo far partire con la progettazione del 2014 un programma per l’inserimento della terza età nel tessuto sociale”. Accenna al Teatro V.E.: “Avete una delle orchestre della Sicilia e i suoi componenti non sono neppure precari, perché non si può essere tali dopo aver lavorato per dieci anni nella pubblica amministrazione”. E chiude l’argomento con una notizia che strappa applausi: “Sto seriamente pensando ad un commissariamento per questo teatro”.

 

Racconta, quindi, dello scampato dissesto finanziario del Comune: “L’abbiamo salvato e per questo abbiamo dovuto sfidare la politica siciliana, perché c’erano quelli che non volevano far votare quella legge per non dare il merito a Crocetta, come se io ci avessi guadagnato a livello personale”.

Fa qualche battuta sul Ponte: “Si parla sempre di questi cinesi che vogliono realizzarlo, ma fatemene conoscere qualcuno, perché me li sogno la notte. Finiamola con queste demagogie e pensiamo alle cose serie di questa terra”.

Inizia, quindi, la saga sugli scandali alla Regione che lui ha scoperchiato e denunciato. La lista è lunga, per cui la sintesi è d’obbligo: fa alcuni esempi del CAS, definendolo “un sistema di malaffare” e chiedendosi il perché non si sia mai indagato su di esso in tutti questi anni. E a tal proposito fa degli esempi di sprechi il cui racconto suscita non poca sorpresa e indignazione in platea. Così come per gli scandali della sanità, con un tentativo di turbativa d’asta per 50 milioni di euro l’anno per l’acquisto di pannoloni. Denuncia che è all’onore della cronache. Per non parlare della formazione professionale, caso che riguarda da vicino Messina: è bastato solo pronunciarla per scatenare in tutto il teatro effetti da stadio. Ed ancora i beni culturali, con lo scandalo sulla gestione della Valle dei Templi; gli ATO rifiuti, i quali “dovevano servire a ridurre i costi quando invece li hanno triplicati”; l’affitto, nel 2009, di uccelli a Palazzo d’Orleans per la “modica” cifra di un milione di euro! Questo ed altro ancora per quanto riguarda gli scandali, mentre cita la storia di Antonio Presti come esempio virtuoso di “politica come donazione e servizio agli altri”.

E passa agli avversari politici, ad iniziare dal PdL: “Sembrano infermieri che lavorano in terapia intensiva per tenere in vita un moribondo”. E su Lombardo: “Un presidente che si è dimesso perché implicato in vicende giudiziarie e si ricandida per ottenere l’immunità parlamentare. Una storia già vista con Cuffaro”.

Ed avvisa tutti: “Non ci saranno più salvataggi per chi pensa di difendere il sistema di potere”. Infine si rivolge ai suoi, che sono in piena corsa: “Nessuno pensi che Il Megafono sia come un taxi da utilizzare per i propri fini personali”.

Corrado Speziale

admin

Recent Posts

PALERMO – Nasce la Fondazione Antonio Montinaro: memoria, impegno e futuro

Antoci: La memoria non è un esercizio del passato, ma un dovere per il futuro».…

3 ore ago

FRANCESCO CALANNA – “Settembre che chiude il carosello di feste, sagre, processioni e spettacoli”… partiamo da qui

La nota di Francesco Calanna è una riflessione che assume i toni di un editoriale…

3 ore ago

PROTESTE – I tifosi italiani voltano le spalle all’inno di Israele a Debrecen

Un gesto che non è passato inosservato. Durante la cerimonia degli inni prima del match…

3 ore ago

LA LUNA E LA STATUA – La magia di Tindari negli scatti di Antonio Morello

Certe immagini hanno la capacità di trasformarsi in simboli, di raccontare senza parole l’incontro fra…

3 ore ago

OGGI A GIOIOSA MAREA – In scena a Villa Mazzini “Simposio, il cunto d’amore dei cattivi pensieri”

“Il Sorriso degli Dei” fa tappa a Gioiosa Marea per l’ultimo appuntamento con la prosa…

4 ore ago

AMUNI’ FESTIVAL 2025 – La formula giusta

tre giorni di gusto, musica e successo a Torrenova (altro…)

17 ore ago