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POLITICA A BROLO – I “deus ex machina”

 

 A scrive un commento, dipingendo un quadro alquanto cripto,  ma molto leggibile, sullo scenario\palcoscenico politico brolese è Linda Marino, candidata in “Cambia-Menti” e portavoce dello stesso movimento, e lo affida – pubblicandolo – ad un post su facebook.

Eccolo.

 

Nella tragedia greca succedeva una cosa buffa, alla fine. Che poi era il gran finale, ma era l’antica Grecia e non si sparavano o baciavano tra fratelli a quei tempi.

Nel senso che si baciavano e scannavano dall’inizio: cose incredibili, neonati accoltellati, incesti, roba che le famiglie e le stirpi si intricavano di odio e amore in maniera irrisolvibile.

“Come la chiude?”.

“Ma qui dura una settimana?”.

“Adesso muoiono tutti?”.

Si chiedeva preoccupato il pubblico greco coll’accappatoio bianco sugli spalti, all’X-factor tragico della festa di Dioniso.

E come la chiudeva Euripide?

Spesso sul finale arrivava uno che faceva dio, in cima a uno scalone di legno tipo gru, e diceva io sono Apollo, tu accoltellato muori pure dissanguato, tu già morto risuscita, tu chiedi scusa, tu vattene da Tebe, tu invece stabilisciti nel Peloponneso, fai quello che vuoi, apriti un pub, ma guai se te ne vai dal Peloponneso, l’ho detto io che sono Apollo.

Gli spettatori borbottavano un po’ per questa scorciatoia da sceneggiatori di Lost, ma ormai se lo aspettavano: era la loro idea fichi-olive-e-democrazia del colpo di scena finale.

Per questo, quando qualcuno o qualcosa risolve una vicenda reale o fittizia, inaspettatamente e d’improvviso, si dice “deus ex machina”, perché ricorda il dio che parla dalla gru delle tragedie greche e mette a posto le cose”.

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