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PROTESTE – I tifosi italiani voltano le spalle all’inno di Israele a Debrecen

Un gesto che non è passato inosservato. Durante la cerimonia degli inni prima del match di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Israele e Italia, giocato allo stadio Nagyerdei di Debrecen, una parte dei tifosi azzurri ha scelto di voltare le spalle in segno di protesta durante l’esecuzione dell’inno israeliano.

la contestazione a Gattuso

Non è la prima volta che accade: già in altre occasioni, frange della tifoseria italiana avevano manifestato dissenso nei confronti della politica israeliana, utilizzando il momento solenne degli inni nazionali come occasione per lanciare un messaggio di natura politica e sociale.

Il gesto ha subito scatenato reazioni contrastanti: da un lato chi lo considera un atto di solidarietà verso il popolo palestinese e un modo per dare visibilità, anche nello sport, a una questione internazionale che continua a dividere l’opinione pubblica; dall’altro, chi ritiene che il calcio debba restare fuori dalle dinamiche politiche, rispettando i simboli e i momenti istituzionali delle competizioni sportive.

La partita – valida per le qualificazioni al Mondiale che si disputerà in Messico, Stati Uniti e Canada – è stata dunque preceduta da un clima carico di tensione simbolica, che conferma come lo sport resti sempre più intrecciato alle vicende geopolitiche. Un episodio destinato a far discutere, non solo sul terreno di gioco, ma soprattutto fuori dal campo, dove si incrociano identità, proteste e valori.

 “Corigliano-Rossano per la Palestina” 

+“La doppia sfida calcistica fra Italia-Israele sta accendendo le polemiche in tutto il Paese. Sembra assurdo che Fifa, Uefa, Figc, non abbiano ancora preso una posizione netta di condanna di Israele, sospendendola dalle competizioni internazionali e rifiutando di giocare contro un Paese che utilizza anche lo sport, i social e il cinema, come strumenti di legittimazione di sé stesso e del genocidio del popolo palestinese che sta portando avanti ormai da quasi due anni. Nelle scorse settimane un gruppo di abitanti di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, cittadina di cui è originario il nuovo CT della nazionale maschile di calcio, Gennaro Ivan Gattuso, hanno lanciato una petizione, che ha raccolto centinaia di firme in poche ore, per chiedere che Gattuso dimostrasse la propria umanità e vicinanza al popolo palestinese non giocando una partita sicuramente importante per la qualificazione ai Mondiali di calcio, ma ancora più importante dal punto di vista umano.

La risposta del campione del mondo è arrivata in conferenza stampa, lasciando delusi i suoi concittadini che speravano in una sua presa di posizione a favore del popolo palestinese. Gattuso, nascondendosi dietro la retorica dell’uomo di sport, e sostenendo di essere contro le guerre (Rino è un genocidio, non una guerra!) ha detto che la partita dev’essere giocata. Di tutta risposta i suoi concittadini hanno deciso di contestarlo, affiggendo uno striscione proprio di fronte casa sua, per ricordargli che lo sport non è estraneo a ciò che accade intorno, ne è semmai un riflesso ed oggi più che mai serve la presa di posizione di tutti per spingere il Governo Meloni, che continua a girarsi dall’altra parte trincerandosi dietro la retorica dell’invio di aiuti umanitari e dell’accoglienza di qualche decina di bambini, a prendere una posizione netta e di rottura con Israele.

Sono ormai 11 anni che non giochiamo una partita al Mondiale, per una volta tante e tanti italiane e italiani sarebbero orgogliose ed orgogliosi di non vedere gli Azzurri scendere in campo, se questo dovesse significare una grande prova di coraggio e di coscienza”.

Per la cronaca la gara è terminata 4-5, con due autogol (Locatelli e Bastoni). Doppietta di Kean e reti di Politano, Raspadori e Tonali per gli azzurri: i migliori – Kean è l’MVP – e i peggiori – male la difesa 

Redazione Scomunicando.it

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