La cronaca ci racconta che sono state ritrovate nell’edificio del custode.
Ora dicono che quei pavimenti rimossi lo erano stati anche negli anni 0ttanta e Laura Sgrò, avvocato dei parenti della ragazza scomparsa nel 1983 Emanuela Orlandi – evidenzia: “Ci dicano perché il ritrovamento è stato messo in relazione al caso di Emanuela o di Mirella Gregori”.
Un primo esame delle ossa trovate nella sede della Nunziatura apostolica di via Po a Roma rivelerebbe che si tratta del corpo di donna. La Procura ora ascolterà gli operai che hanno rinvenuto le ossa mentre stavano rifacendo il massetto del pavimento. I resti erano in quello che era un tempo l’edificio del custode della struttura, una grande villa con un ampio giardino e diverse dependance, che gode l’extraterritoriale. Di fatto una sorta di ambasciata vaticana.
Intanto filtrano le prime parziali notizie sul ritrovamento: le ossa potrebbero appartenere a due persone. Gli operai, durante i lavori di rifacimento del pavimento, avrebbero ritrovato uno scheletro quasi intero e in un punto diverso altri frammenti.
I primi accertamenti, che si basano su parametri antropometrici, punteranno a stabilire con certezza sesso, età, causa ed eventuale data del decesso pi sarà il Dna a dire altro.ù
“Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni”. Così dice Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma nel 1983.
Sgrò parla a nome della famiglia Orlandi, in queste ore trincerata nel silenzio. Pietro Orlandi, riferisce sempre Sgrò, preferisce non dire nulla almeno fino a quando elementi certi non saranno resi noti.
Parla invece Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, anche lei scomparsa 35 anni fa: “Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella, così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella”.
La sensazione comunque è che il riferimento diretto alla vicenda Emanuela Orlandi abbia preso di sorpresa anche il Vaticano. La Santa Sede ha chiesto alla magistratura di Roma un aiuto nell’analisi delle ossa ritrovate lunedì sera negli scantinati della Nunziatura di via Po, ma non ha mai fatto il nome né della Orlandi né di Mirella Gregori. La magistratura, ovviamente, essendo in possesso del Dna di entrambe le ragazze romane scomparse, procede con le verifiche del casi ma al momento non sembrano esserci altri elementi.
Vengono fuori altre ipotesi, si parla della moglie di un custode, “sparita” negli anni 60 ma anche riaffiora la Banda della Magliana.
Al civico 25 di quella strada e sullo stesso lato su cui si affaccia villa Giorgina, tra il 1983 e il 1985 abitava Giuseppe Scimone (morto una dozzina di anni fa), in contatto con la Banda della Magliana e amico del boss Enrico “Renatino” De Pedis. E quest’ultima ipotesi riporta a quella iniziale, perchè Sabrina Mainardi sostiene che il rapimento
della Orlandi abbia a che fare con quella banda criminale.
In attesa dei riscontri c’è da chiedersi cosa stia succedendo in Vaticano.
E soprattutto perché il Vaticano notoriamente omertoso da circa 2000 anni fa uscire una notizia del genere dato che si tratta di una villa extraterritoriale?
E se fossero i resti veramente di una delle due ragazze scomparse nel 1983 – o di tutte e due – si scatenerebbe il putiferio in Vaticano e non solo.
Venti di guerra e regolamento dei conti o improvvisi casi di coscienza in vaticano?
Una storia nera, come quella del papa nero – e non di pelle – citato da Nostradamus?