“Il consiglio circoscrizionale – recita una nota a firma del presidente Giovanni Di Blasi – ha valutato la bontà di tale iniziativa ritenendo che Giorgio Almirante, come si evince dalla biografia, debba ritenersi non solo un politico, ma soprattutto un uomo che ha lasciato un segno tangibile nella storia recente italiana”.
Chi si attendeva a Messina una mezza sollevazione popolare o perlomeno le proteste delle forze politiche e sociali antifasciste, si è dovuto ricredere. La delibera, pubblicata sul quotidiano locale, è passata inosservata e le voci critiche, come sempre, sono meno delle dita di una mano. “Nella città del primo parlamentare siciliano comunista, l’avvocato Francesco Lo Sardo, che morì nelle galere di Mussolini, apprendiamo sbalorditi e indignati che il fascista Giorgio Almirante sarebbe stato una delle figure di spicco della politica italiana del dopoguerra”, commenta con amarezza il professore Citto Saija, critico cinematografico ed ex segretario provinciale di Democrazia proletaria. “Se si volesse sottilizzare potremmo tacciare l’iniziativa della circoscrizione di “apologia di fascismo”. Purtroppo tantissimi eredi della subcultura fascista, sdoganati anche dai partiti del cosiddetto centro-sinistra, imperversano nelle nostre amministrazioni a cominciare dal Comune di Messina. Mi chiedo a questo punto cosa intenda fare il Partito democratico all’opposizione o come intendano muoversi i sindacati e i partiti della Sinistra radicale. L’università vuole dire qualcosa?
“A razzisti e boia non si dedicano strade”, ha prontamente risposto Giuseppe Restifo, docente di Storia moderna dell’Università di Messina e membro della commissione toponomastica. “Da storico nato nello stesso anno della Costituzione repubblicana, voglio ricordare che nel 1942 Almirante scriveva “Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo”, un teorema che per tre anni ancora avrebbe messo in pratica, con estrema coerenza. Il ruolo di tenente della brigata nera del Minculpop lo portò a essere fucilatore di partigiani e complice della deportazione degli Ebrei. Momenti emblematici che hanno segnato la giovinezza del fondatore dell’Msi, di cui però non si fa cenno alcuno nell’edulcorata biografia allegata alla delibera della 2^ circoscrizione”.
La “biografia” che tanto ha impressionato i consiglieri è lunga poco meno di una paginetta ed elenca solo gli incarichi professionali e parlamentari ricoperti da
In Internet, wikipedia ricorda ben altre gesta di Giorgio Almirante. “Firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.Su questa rivista si occupò di far penetrare in Italia le tesi razziste provenienti dalla Germania nazista, che già avevano portato all’approvazione nel 1938 delle leggi razziali fasciste”. “A Salò, si arruolò nella Guardia nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo.
Wikipediariporta pure integralmente, il comunicato emesso dalla Questura di Roma nell’autunno del 1947 in cui si segnala il deferimento di Giorgio Almirante, “segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano”, alla Commissione Provinciale per il confino “quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del paese”.
Tanti a Messina ricordano ancora la giornata del 9 aprile 1972 quando al comizio di Almirante in piazza Università, accorsero oltre quindicimila persone. Alla fine, centinaia di giovani in camicia nera e bastoni diedero vita ad un tetro corteo per le vie principali al grido “il comunismo non passerà”. Qualche giorno più tardi si sarebbe votato per il rinnovo del Parlamento italiano: per l’Msi fu l’apoteosi, il 23,5% dei consensi al Senato e il 23,9% alla Camera dei deputati, il secondo partito più votato in città dopo la Democrazia cristiana. Fu eletto a palazzo Madama l’industriale Uberto Bonino, editore della Gazzetta del Sud, già parlamentare Pli e dei monarchici. Due seggi a Montecitorio per il consigliere provinciale Giuseppe Tortorella e l’oncologo Saverio d’Aquino (poi sottosegretario agli interni dal 1987 al ‘94), intoccabile politico e onnipotente docente universitario “grazie anche al ruolo di sostituto procuratore della Repubblica ricoperto dal fratello Luigi d’Aquino che, caso unico in tutta Italia, esercitava le sue funzioni in un distretto che coincideva con il collegio elettorale del fratello on. Saverio”, come sottolinea il Comitato messinese per la pace e il disarmo unilaterale nel prezioso volume Le mani sull’Università. Borghesi, mafiosi e massoni nell’Ateneo messinese (Armando Siciliano editore, 1998).
Il team di Ordine Nuovo nello Stretto era uno dei più agguerriti del paese al punto di richiamare l’attenzione del pubblico ministero romano Vittorio Occorsio, poi assassinato da elementi provenienti da ambienti massomafiosi e dell’estrema destra. Poco prima della sua morte, il magistrato si recò a Messina per interrogare una ventina di neofascisti locali, compreso il commissario della federazione provinciale dell’Msi, Oscar Marino, uomo di fiducia dell’onorevole D’Aquino e speaker-presentatore dell’oceanico comizio di Giorgio Almirante il 9 aprile 1972.
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