Giorgio Almirante appartiene sicuramente a questa categoria, è bastato che si portasse avanti l’idea d’intitolargli un viale nella zona di Minissale, periferia sud di Messina, affinchè si torni a discutere del Segretario del Movimento Sociale Italiano, come se l’orologio del tempo si fosse improvvisamente fermato.
Si perché Almirante è stato uno di quei politici, che ha condizionato intere generazioni di militanti di destra, ed è tutt’ora una figura ben presente nell’immaginario collettivo di una comunità politica, che è molto più variegata di quanto si possa credere.
Ma d’altronde la sua stessa vita presenta molte sfaccettature, il ragazzo di Salò è molto diverso dall’uomo che con il suo carisma tentò di far uscire la destra italiana dagli angoli polverosi della vita sociale e politica di un paese, che stava cambiando sempre più velocemente.
Una sola cosa è rimasta uguale: lo spirito e l’amore per l’Italia e il popolo italiano.
L’MSI messinese, come tutta la destra italiana d’altronde, ha vissuto vari cambiamenti, alterne fortune, ma ciò che più incuriosisce sono l’evoluzioni culturali che hanno caratterizzato i militanti missini dal postfascismo a i giorni nostri.
L’uomo simbolo di una destra ancora culturalmente molto legata al ventennio è sicuramente Agostino Saya, consigliere provinciale con L’MSI dal 1980 al 1992, ma entrato nel Movimento Sociale all’inizio degli anni ’60 quando a capo del partito vi era il più conservatore Arturo Michelini.
Il suo negozio di fotografie, a due passi dal centro cittadino, è una vera propria istituzione per chiunque voglia fare un salto nel passato.
Naturalmente per un uomo che ha vissuto quella stagione politica così intensa con una tale passione, prova non poco imbarazzo a parlare di un epoca dove nel panorama politico predominano argomenti come le escort ed imprenditori improvvisati oratori “sicuramente la situazione attuale è molto triste, ha destra si vedono le scorie del tradimento di Fini – ha detto Saya – certamente nemmeno Berlusconi è stato impeccabile, ognuno può vivere il suo privato come vuole ma lui si è attorniato di persone troppo discutibili”.
Certe passioni si trasmettono di padre in figlio, sembra di sentire la voce del grande Robert De Niro nei primi istanti del film The Fan – Il mito, quando parla del baseball.
Ebbene nonostante che Agostino Saya dica che “io a casa con i miei figli non ho mai parlato di politica e li ho lasciati abbastanza liberi di scegliere, certo però ho cercato d’insegnargli quei valori che io ho reputato giusti e che hanno contrassegnato la mia vita”, non stupisce che uno dei suoi figli, Giuseppe, abbia deciso di gettarsi nella mischia politica, tanto da essere eletto consigliere provinciale con “La Destra”.
Il panorama politico culturale della destra giovanile nel frattempo cambia notevolmente, ed Almirante è il simbolo di questo cambiamento, con il progetto prima di una Destra Europea (L’Eurodestra) poi della Destra Nazionale che allarga la partecipazione del partito anche ai leader extraparlamentari come Pino Rauti ed in quel tempo a Messina, a destra, in fermento, si realizzavano i primi cineforum “dalla parte dei pellerossa”, si registravano scontri all’interno della destra universitaria in mano ai calabresi e i gruppi vicini a “terza posizione, ma anche si partiva verso i “campi hobbit” ed i convegni di Montesilvano.
Questa nuova avventura politica porta un rinnovamento nei miti, che non si limitano solo ai personaggi simbolo del ventennio, ma ci sono nuovi miti, come il colonnello romeno Codreanu o i personaggi fantasy di Tolkien, le cui gesta sono cantate da Massimo Morsello o dagli Amici del Vento.
Sicuramente però la militanza e il panorama politico vissuto da Giuseppe sono molto diversi da quelli vissuti da suo padre, lui ha vissuto la parte finale del periodo almirantiano.
Un anno di svolta per tutta la politica fu sicuramente il 1994, con la discesa in campo di Silvio Berlusconi, i partiti smembrati dall’inchiesta di tangentopoli, la sinistra che cercava di ridarsi un identità e un destra che puntava tutto sul delfino di Almirante, Gianfranco Fini.
Ragazzi che hanno vissuto la smitizzazione della politica del 2000, senza ideologie, dove la televisione ha sostituito la piazza, ma che nonostante tutto tentano di trovare dei punti di riferimento e Almirante può essere uno di questi “sicuramente io per ovvi motivi d’età non ho mai votato MSI – ha dichiarato Piero Adamo – né i miei coetanei di sinistra hanno mai votato PCI, credo che però quando sento parlare di Almirante penso ad un grande statista, ma soprattutto ad un grande leader, che a molti ragazzi ha fatto con orgoglio di essere di destra, in un periodo storico dove definirsi tali voleva dire anche rischiare la vita, sicuramente è una figura che è mancata e manca tutt’ora, un suo demerito? Direi Gianfranco Fini, che negli ultimi anni ha letteralmente depauperato un patrimonio politico culturale immenso”.
Lo stesso Almirante non rinnegò mai quegli articoli giovanili, pur “non essendo a conoscenza di ciò che stava accadendo in Europa”.
Sarebbe però ora che si superassero le barriere architettoniche da guerra civile, perché altrimenti sviliremmo la storia e i suoi personaggi facendo solo una gara a chi ha fatto più vittime, visto che pure nell’URSS ci furono le persecuzioni verso gli ebrei.
Quindi ben vengano le contrapposizioni politiche e ideologiche, senza però dimenticare il rispetto, quello reciprocamente dimostrato da Almirante a Berlinguer, negli anni delle chiavi inglesi e degli scontri di piazza.
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