PUNTI DI VISTA – Sul neofascismo morto di merenda

E no per piacere.Il punto di vista di Gabriele Adinolfi sugli ultimi sviluppi di “mafia capitale”

Mentre da un lato si fa finta che Mafia Capitale sia roba di destra o al massimo bipartisan e s’ignora volutamente che i post-missini hanno avuto il ruolo marginale dei camerieri e dei chierichetti in un porcile cattocomunista, dall’altro è iniziata la lamentela sui princìpi traditi.

Nel dopoguerra, è vero, il Msi era formato da gente onesta.

E lo stesso dicasi per il Partito comunista.

Perché?

Perché i primi erano fascisti e i secondi erano cresciuti nella cultura etica del fascismo, non come dei trasformisti venticinqueluglisti, ma nutrendo un ideale per cui morire. Ora il post-neo-fascismo è caduto molto in basso.

Conosco la scusa. Gianfranco Fini, presunta serpe in seno, avrebbe tradito il suo padrino Almirante e, mettendosi d’accordo con democristiani vari, avrebbe trasformato il partito in un luogo di malaffare.

Non solo Fiuggi e Montecarlo

Siamo in presenza di un immarcescibile meccanismo mentale che cerca puntualmente di attribuire ogni decadenza a un elemento esterno, a un virus iniettato.
Le cose non stanno affatto così. Il Msi non ha fatto che sfascistizzare anno dopo anno il suo messaggio e che portarsi progressivamente sulla difesa dei valori altrui.
Quando proprio Almirante lanciò la Costituente di Destra con atlantisti, partigiani bianchi e badogliani, come contraltare allo schifo imperante espresse due soli elementi: l’anticomunismo e il rigore morale.
Ben poca cosa per un’Idea del mondo.
Così il Msi sarebbe scivolato, generazione dopo generazione, verso Fiuggi e Montecarlo.
Almirante aveva una dirittura morale? Certamente, come Romualdi, come Niccolai. Gente nata nel fascismo e almeno soggettivamente fascista fino all’ultimo giorno.

C’era una volta l’Arco Costituzionale

Le generazioni sono cambiate ed esprimono la loro epoca, cioè questa. Il che non ha impedito a qualcuno di dimostrarsi onesto. Benché sia da lui distante su tutti i fondamentali, sono convinto che Maurizio Gasparri sia un politico serio, coerente e adamantino. Non è impossibile esserlo in questa fogna generazionale, ma diventa eccezionale, così come negli anni Cinquanta lo sarebbe stato il comportarsi in modo contrario in un partito estremista.
Nel 1993 rammento che la gente intervistata diceva “perché dovrei preferire i ladri ai fascisti?”
Purtroppo era stato l’isolamento coatto dell’Arco Costituzionale a tenerli lontani dalle casse, poi l’occasione fece il missino ladro. E perché non avrebbe dovuto essere così?
A furia di sfascistizzare per dialogare si era abbandonata ogni idea forza e con essa ogni azione formante sul carattere. In cosa i missini si differenziavano culturalmente ed esistenzialmente dagli altri? In qualche legame sentimentale e in un’antropologia tribale. Ma una volta passati in area di governo in cosa si sono caratterizzati? Nella capitalizzazione, oltretutto piuttosto vittimistica e quasi mai eroica o edificante, dei nostri Caduti degli anni Settanta. Questa e il Giorno del Ricordo per le Foibe hanno determinato le sole valenze specifiche di un partito moderno che non sembra essere andato più in là di qualsiasi tifoseria calcistica nel proprio collante ideale.
Poi è ricorso all’idea di società di Comunione e Liberazione (a proposito: bella prova anch’essa!) e all’esaltazione di porcherie tipo Libera che si è anche messo a sostenere da luoghi istituzionali.
Di fatto la sfascistizzazione è andata avanti e se non ha potuto (o voluto) intaccare il richiamo prepolitico e sentimentale sulla sua base, sui fondamentali è però arrivata fino in fondo.

Ogm

Su queste basi non si capisce per quale ragione un politico di destra dovrebbe essere disposto a rischiare o a morire, figurarsi a fare il pirla tra tanti merendanti.
Prendiamone atto e voltiamo pagina. Non cambiando gli uomini ma tutto l’impianto che, da troppi decenni, è interamente capovolto anche nella gerarchia dei valori.
E piantiamola di pigliarcela con Fini o con altri dopo di lui perché non sono venuti fuori da un esperimento impazzito: stanno coerentemente nell’evoluzione del partito e delle scelte di fondo compiute non più tardi del 1973. Con tutte le giustificazioni storiche del caso, se vogliamo, ma se l’albero è nel germoglio, l’ogm risale alla modifica apportata.

Non prendiamoci in giro

Affrontare la questione altrimenti significherebbe rinunciare all’indispensabile rivoluzione culturale ed esistenziale e giocare a scaricabarile.
Mi rendo conto che si tratta di una questione oziosa perché quel mondo politico sta scomparendo e di esso non resterà più niente.

Il gene che quel mondo ha modificato rinascerà, forse, in un nuovo peronismo che non avrà comunque alcun effetto rilevante se non si faranno prima selezione e identità. Elementi sui quali ci stiamo impegnando. Ma questa è un’altra storia.

DETTO ALTRIMENTI

Quando il Nemico diventa Avversario, le Idee diventano Teorie, l’Esempio diventa Propaganda, lo Scontro diventa Competizione, la Fede diventa Opinione, e l’Altro diventa Simile che si può pretendere di diverso?

Redazione Scomunicando.it

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