Pubblichiamo qui sotto la sintesi di un’intervista di Adele Cambria ad Adriano Sofri sui tragici fatti di Reggio Calabria.
L’integrale è venne trasmessa su Raisat Album e qui se ne conserva copia in archivio. visibile a tutti.
.La mattina del quattro maggio scorso, sono entrata con una piccola troupe televisiva nel carcere di Pisa, per intervistare Adriano Sofri sui fatti di Reggio.
Così, sui fatti di Reggio, è nata, fra me e Sofri, un’amicizia discreta, e, da parte mia, non-ideologica, che si è sviluppata attraverso gli anni, e le esperienze sempre più differenziate, in un tenersi d’occhio solidale. Perciò ho voluto cominciare questa storia di Reggio proprio da lui: paradossalmente carcerato, ma anche riconosciuto, mi sembra, come uno dei pochi intellettuali italiani in grado di raccogliere l’eredità di Pier Paolo Pasolini e dei suoi Scritti corsari.
Torniamo a Sofri.
La rivolta di Reggio….non so se è giusto chiamarla così, rivolta, insurrezione…poi si tramutò in una specie di prolungata guerra civile…
Obietterei, perché la guerra civile è quella in cui una stessa popolazione, localizzata nello stesso territorio, si divide e si combatte, ma lì la guerra era tra tutta Reggio, di tutte le classi sociali, e le forze di polizia…
In realtà era così…
Se tu consideri Reggio come una ènclave, puoi ragionare così, ma la rivolta aveva una componente campanilistica, municipalista…
Reggio contro Catanzaro, contro Cosenza…
Ma la cosa più impressionante, che allora fu in parte offuscata, e dopo rapidamente dimenticata, è che al coinvolgimento popolare corrispose il coinvolgimento dell’apparato dello Stato in funzione di pura repressione poliziesca e militare.
Era la prima volta che lo Stato interveniva con un presidio così vasto e forte in un’intera regione italiana, rimanendoci per mesi e mesi…
Era una situazione inimmaginabile, era qualcosa che somigliava all’Irlanda…
Al montaggio, inserisco altre immagini del documentario 12 dicembre: una fiumana di gente che riempie il Corso e scandisce: «Reggio unita, vincerà!…» (Che anticipa «El pueblo unido- jamas serà vencido» della rivoluzione dei garofani, in Portogallo).
Una volta arrivato a Reggio, (il viaggio me l’avevano pagato gli operai di Torino, l’unica notte in albergo me la pagò Giampaolo Pansa, l’inviato de «La Stampa», che non ha mai smesso di ricordarlo….), la mia posizione, che era quella di Lotta Continua, diventò subito «caricaturale»: ero una specie di macchietta, un tipo strambo, che interviene, dall’estrema sinistra, in una rivolta da tutti considerata fascista…
Ma che fascista non era, almeno all’inizio…
Non lo era neanche nel corso del suo svolgimento, era enormemente contraddittoria… a un certo punto fu «strumentalizzata», ma non so se è la parola giusta da usare…
In effetti c’era una guida di persone che avevano una ideologia fascista, una provenienza fascista…
In particolare questo valeva per il capopopolo più efficace della rivolta, Ciccio Franco….
C’erano probabilmente strumentalizzazioni clientelari ,da parte del Sindaco Battaglia, DC, o di certi industriali locali, radicalizzati in senso municipalistico, e che agivano forse anche sulla spinta dei loro interessi…
Ma poi c’era questo punto di forza per un discorso che cercasse di aprire qualche varco, di incunearsi in questa compatta gestione comunque interclassista della rivolta di Reggio…
Ed il punto di forza era la quantità di operai reggini che stavano in quel momento lottando nelle fabbriche italiane, e che vedevano nella rivolta un potenziale collegamento con le loro lotte,e viceversa…
Tu a Reggio dicesti all’inviato dell’Ansa che il più grande regalo che il Pci aveva fatto ad Almirante era la rivolta di Reggio…
Non c’è dubbio, la sinistra fece un enorme regalo a quel tipo di direzione dei fatti di Reggio invocando la repressione poliziesca e militare della rivolta, ignorando per esempio che il primo morto della rivolta, il ferroviere che tu hai citato, era di sinistra….
Tutto questo veniva cancellato in nome del riscatto dello Stato…
La rivolta fu interpretata negli stessi termini in cui la storia d’Italia aveva interpretato le rivolte meridionali antirisorgimentali….
L’esito fu, per moltissimi anni, la cancellazione di Reggio Calabria e della sua cittadinanza dalla carta geografica di un’Italia civile e moderna…
In conclusione… ammesso che qualcosa si possa concludere….io penso che la rivolta di Reggio e la concomitante ondata di lotte operaie nelle città industriali del Nord Italia hanno segnato la fine vera e irreversibile della storia dell’Unità d’Italia.
Quella è stata l’ultima volta in cui si è posto il problema di una soluzione della questione meridionale in termini di collegamento addirittura fisico del nord e del sud in una direzione di un movimento unitario di lotta che avrebbe potuto avere come risultato anche, e finalmente, una unità civile tra le due parti del Paese.
Questo sarebbe potuto essere l’ultimo tentativo di rimettere insieme il nord e il sud….un tentativo diciamo pure «pisacaniano», che noi facemmo forse non essendone nemmeno interamente consapevoli.
Ma dopo di allora tutto ciò è finito….
Per Rai Sat album ha poi firmato nel 2003 il numero zero di una serie televisiva dedicata alla storia del gossip.
A partire dall’inizio 2011 alla giornalista viene affidata una rubrica all’interno della trasmissione di LA7 Le invasioni barbariche.
Cambria è autrice anche di testi per il teatro:
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